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Cicciomessere Roberto - 1 ottobre 1990
USTICA (7) - Capitolo 7 : GLI INTERVENTI DEL GOVERNO, DEL PARLAMENTO, DEI VERTICI ISTITUZIONALI

Il primo atto parlamentare che fa riferimento alla sciagura di Ustica è la seguente mozione presentata il 3.7.80 dai senatori Gualtieri, Morandi, Stefani, Branca, Flamigni, Spadaccia, Mancino, D'Amelio, Bertone, Miana, Pinto, Barsacchi, Petronio, Bonifacio, Mineo, Murmura, Urbani, Montalbano, Mascagni, Talassi Giorgi, Grossi, Rossanda:"Il Senato, valutate le condizioni di insicurezza e di disservizio nelle linee servite dalla società "Itavia" di cui la recente tragedia dell'aereo caduto nel tratto Bologna-Palermo è solo l'ultima manifestazione, chiede al Governo di considerare se non si impongano urgenti ragioni per la revoca delle concessioni a tale società ed il loro trasferimento alla società di bandiera; di non limitarsi ad indagare sulle condizioni di efficienza dell'aereo disintegratosi in volo, ma anche su quelle di tutti gli aeromobili della società "Itavia", sulla loro adeguatezza alle concessioni ottenute, sul servizio a terra e su ogni altro elemento tecnico ed amminist

rativo; impegna, inoltre, il Governo, a riferire al Senato entro il 30 settembre 1980"

L'onorevole Formica, ministro dei trasporti competente per materia, che il 28.6.80 aveva nominato la Commissione d'inchiesta amministrativa (si veda capitolo terzo), rispondendo ad interpellanze ed interrogazioni concernenti la sciagura e la situazione della società Itavia, riferì una prima volta al Senato l'8.7.80. Il Ministro, prima di dar conto della situazione della società Itavia, si soffermò sulle possibili cause del disastro: "Le ipotesi sinora formulate ... dell'avaria, della collisione in volo e della esplosione sono attentamente valutate dalla Commissione d'inchiesta, alla quale vengono rimessi tutti gli atti e le informazioni che pervengono al Ministero. Sono pervenute anche una serie di indicazioni, alcune anche fantasiose, ma per scrupolo e per dovere noi le abbiamo tutte trasmesse alla Commissione d'inchiesta".

Quanto all'ipotesi dell'avaria, affermò che dalla documentazione tecnica sullo stato di navigabilità dell'aeromobile precipitato fornita dal Registro aeronautico italiano (RAI) risultava che il DC9 era stato sottoposto al programma di manutenzione e ispezione approvato e svolto sotto la sorveglianza del RAI stesso.

Disse inoltre:" Per quanto riguarda l'ipotesi di collisione gli elementi sono stati raccolti presso il Ministero della difesa il quale ha dichiarato la propria disponibilità a fornire i dati di cui è a conoscenza e ha escluso qualsiasi collisione con aerei dell'Aeronautica militare. Inoltre sono stati rimessi alla Commissione d'inchiesta i dati e le informazioni che a tale fine sono pervenuti al mio Ministero.

Circa l'ipotesi di sabotaggio sono stati interessati gli organi di sicurezza ed il Ministero dell'interno".

Il ministro Formica concluse informando il Senato di aver sollecitato la Commissione d'inchiesta amministrativa a comunicargli gli sviluppi della indagine mano a mano che sarebbe pervenuta a singoli risultati, anche parziali, ed impegnandosi a trasmettere tempestivamente al Parlamento tali risultati.

Anche il ministro della difesa Lagorio riferì su Ustica al Senato (Commissione difesa) il 10.7.80 nel corso di un dibattito sulla "politica della Difesa" avviato il giorno prima. Affermò che al momento della scomparsa dell'aereo il traffico era relativamente rarefatto, non erano stati rilevati disturbi o inefficienze dei radar e dei collegamenti radio e lo Stato Maggiore dell'Aeronautica, interpellato dal Ministero dei trasporti, aveva escluso l'ipotesi di una collisione in volo con un velivolo militare italiano; analoga risposta era stata fornita dalle autorità militari alleate per quanto riguardava velivoli militari alleati.

In riferimento al Mig libico, il 31.7.80 il ministro della difesa Lagorio rispose alla Camera (Commissione difesa) alle interrogazioni presentate. L'onorevole Lagorio sostenne che l'ipotesi avanzata dai libici (di un malore del pilota) trovava numerosi elementi di riscontro. L'unica ipotesi alternativa era quella di un disperato tentativo di fuga.

Il Ministro informò inoltre che la presenza del Mig libico non era stata rilevata dal sistema di difesa aerea che peraltro al momento dell'incidente era efficiente e in normale stato di allerta; l'aereo non sarebbe stato avvistato in quanto si sarebbe avvicinato al territorio italiano, almeno nella fase finale del volo, a bassa quota.

Il 6.8.80 l'onorevole Formica trasmise al Parlamento una prima relazione preliminare sullo stato delle indagini della Commissione Luzzatti aggiornata al 31 luglio.(Si veda capitolo terzo)

Il 13.12.80 il ministro Formica trasmise al Presidente del Consiglio, al Ministro della difesa e ai Presidenti delle Camere una seconda relazione preliminare della Commissione Luzzatti aggiornata al 5 dicembre 1980. (Si veda capitolo terzo)

Il ministro Formica, che il giorno precedente aveva risposto al Senato ad interrogazioni sulla situazione della società Itavia, tornò sulla sciagura di Ustica il 17.12.80 in occasione dello svolgimento alla Camera dei deputati di interpellanze ed interrogazioni anch'esse relative alla situazione della società Itavia.

Il Ministro, nel dare lettura di una lettera a lui indirizzata dal presidente dell'Itavia Davanzali (si veda capitolo terzo, 16.12.80 e 18.12.80) e richiamata la seconda relazione preliminare della Commissione Luzzatti (13.12.80), affermò:"Credo che quella del missile resti una ipotesi più probabile delle altre, della collisione e del cedimento strutturale".

Il 13.1.81 il ministro dei trasporti Formica rispose per iscritto a due interrogazioni presentate alla Camera sul "processo verbale di scomparizione in mare" del DC9, compilato dal direttore della circoscrizione aeroportuale di Bologna il 25.9.80.

Il 26.10.81 il ministro dei trasporti Balzamo rispose per iscritto ad una interrogazione presentata alla Camera sulla possibilità di mettere in collegamento il disastro di Ustica con la presenza di oggetti volanti non identificati.

Il 27.3.82 il Ministro dei trasporti trasmise ai due rami del Parlamento la relazione della Commissione Luzzatti presentata il 16.3.82 (si veda capitolo terzo). Non risulta che tale documento sia stato all'epoca oggetto di esame da parte di organismi parlamentari.

Il 19.5.82 il ministro dei trasporti Balzamo e il ministro della difesa Lagorio resero delle comunicazioni alla Commissione lavori pubblici e comunicazioni del Senato sulla sicurezza dei voli, con particolare riferimento ad un episodio di pericolo verificatosi il 15.5.82 nel cielo di Ustica durante il volo Alitalia Milano-Palermo.

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Su tale episodio il Ministro della difesa aveva immediatamente nominato una Commissione d'inchiesta dell'Aeronautica militare presieduta dal generale Ferri, poichè nella zona in cui si era verificato l'evento era in corso una esercitazione cui partecipavano forze aeronavali italiane e statunitensi. Le conclusioni della Commissione furono le seguenti:" L'attività militare, connessa e non, con l'esercitazione Distant Drum non ha avuto alcun impatto con l'evento nei termini nei quali è stato denunciato. In particolare si esclude che "le detonazioni e le vibrazioni" presumibilmente avvertite a bordo del volo AZ1122 possano essere attribuite a cause esterne all'aeromobile stesso".

La Commissione affermò anche:"Si ha chiara la sensazione che da parte del personale addetto al CTA (controllo traffico aereo) e del personale della direzione aeroportuale di Palermo si sia voluto ingigantire e pubblicizzare a danno delle Forze Armate un episodio non avvertito dai passeggeri ed al quale lo stesso Comandante Murabito aveva dato una importanza appena meritevole di segnalazione".

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L'8.11.84 il ministro della difesa Spadolini, rispondendo per iscritto ad interrogazioni presentate al Senato, dichiarò:"Sulle perizie tecniche disposte dalla Commissione d'inchiesta tecnica formale.... non è stato apposto il vincolo del segreto militare". Il Ministro affermò inoltre:" Quanto alla causa dell'incidente, l'inchiesta ha evidenziato che a provocarlo è stata la deflagrazione di un ordigno probabilmente confezionato con esplosivo del tipo T4, del quale sono state rilevate tracce sul relitto. Al momento non è tuttavia possibile affermare se l'ordigno fosse stato collocato sull'aereo prima della partenza oppure provenisse dall'esterno dell'aeromobile".

La stessa risposta il ministro Spadolini fornì il 26.11.84 ad una interrogazione a risposta scritta presentata alla Camera.

Il 27.6.85 i legali delle famiglie delle vittime scrissero al Presidente del Consiglio Craxi invitandolo a rendere pubbliche le risultanze delle varie inchieste.

Il 27.6.86, sesto anniversario dell'incidente, il Comitato per la verità su Ustica, presieduto dal senatore Bonifacio, si rivolse al Presidente della Repubblica Cossiga perché intervenisse sul Governo "affinché fosse posto fine a un silenzio intollerabile".

Ai primi di agosto del 1986 il Presidente della Repubblica Cossiga inviò una lettera al Presidente del Consiglio Craxi per sollecitare interventi adeguati.

Nella lettera, corredata da alcune note ricostruttive della vicenda, si diceva fra l'altro:" Emerge un quadro fin troppo chiaro delle oggettive difficoltà incontrate nell'inchiesta, ma anche del malessere che la disinformazione ha alimentato non solo nella pubblica opinione nazionale, ma anche negli ambienti comunitari".

Il Presidente della Repubblica concludeva:" Poichè ho percepito in questa circostanza innegabili carenze strutturali nel nostro ordinamento interno, vorrà la S.V. Onorevole valutare l'opportunità di sollecitare l'esame del disegno di legge relativo alla istituzione di un Comitato per la sicurezza del volo utilizzando, se del caso, le esperienze di paesi che già da anni si avvalgono di organismi specializzati del genere".

IL 27.8.86 Palazzo Chigi annunciò di aver fatto pervenire al Presidente Cossiga la relazione della Commissione Luzzatti del 16.3.82 e una sintesi delle risultanze fino a quel momento emerse.

Il 30.9.86 il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Amato, rispondendo alla Camera a interrogazioni su Ustica, informò che il Governo aveva convenuto che le spese per il recupero del relitto sarebbero state considerate "spese di giustizia".(Si veda capitolo quarto).

Disse anche Amato: "Non c'è dubbio che la Commissione d'inchiesta Luzzatti ha concluso lasciando il quesito aperto, e tuttavia gli elementi che ha fornito inducono il lettore, qualunque sia, a propendere, sulla base di questa lettura, per l'ipotesi del missile".

"C'è infine - continuò Amato - la questione delle tracce radar, e questa è la questione più controversa".

"Il recupero potrà permetterci di accertare, di là da ogni ragionevole dubbio, se si è trattato di una bomba dentro o di un missile fuori. A questo punto, se ci sono reticenze, saremo più forti per vincerle. Se qualcuno che sa, tace, e sta continuando a tacere, avremo più forza perché cessi di tacere".

La sera stessa Amato partecipò a una trasmissione televisiva (Speciale TG 1) e, chiamato in causa dall'avvocato Ferrucci (legale di parte civile per le vittime) che parlò di una "verità nascosta in qualche cassetto governativo", rispose: "Se sapessi in quale cassetto affondare le mani lo farei subito, ma purtroppo non lo so. Il Palazzo è pieno di cassetti".

Il 26.11.86 il ministro della difesa Spadolini, anche a nome del Ministro dei trasporti, rispose per iscritto ad una interrogazione presentata al Senato concernente i nominativi dei comandanti del centro radar di Marsala e del centro di Borgo Piave nel 1980, le norme che presiedevano alla conservazione dei nastri radar di Marsala, l'eventuale loro inoltro al centro di Borgo Piave e la loro consegna alle autorità inquirenti.

Il 14.1.87 il ministro della difesa Spadolini rispose per iscritto ad una interrogazione presentata da alcuni senatori:"Non risulta ai nostri organismi militari che il DC9 Itavia precipitato ad Ustica sia stato abbattuto da un missile lanciato da un velivolo libico".

Il 7.4.87 il ministro Spadolini confermò tale affermazione nella risposta scritta ad un'altra interrogazione presentata dai medesimi senatori.

Il 26.4.88 "L'Espresso" pubblicò una intervista all'onorevole Formica, ministro dei trasporti all'epoca di Ustica, il quale rivelò che poche ore dopo la sciagura il generale Rana, Presidente del Registro Aeronautico Italiano, lo aveva informato che "al DC9 Itavia.... si era avvicinato un oggetto volante non identificato e che subito dopo l'aereo di linea era stato colpito da un missile".

L'11.5.88, in sede di definitiva approvazione della proposta di legge volta ad istituire la Commisisone parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi, la Camera dei deputati approvò, e il Governo accolse, un ordine del giorno diretto ad impegnare l'Esecutivo a fornire alla Commissione, per le materie di sua competenza, tutta la documentazione e le informazioni disponibili, con particolare riguardo al disastro di Ustica.(Si veda capitolo primo)

Nel numero de "L'Espresso" del 15.5.88 fu pubblicata una rettifica dell'onorevole Formica che precisò che il generale Rana, nei contatti con lui avuti nei giorni successivi all'incidente e anche nell'occasione in cui gli mostrò un tracciato radar, non era mai andato oltre la formulazione di ipotesi.

Il 10.6.88 il ministro della difesa Zanone, intervenendo presso la Commissione difesa del Senato, assicurò, per quanto di sua competenza, che il disastro di Ustica non era coperto da alcun segreto militare e che tutta la documentazione era stata consegnata alla magistratura. Il ministro Zanone ribadì tali affermazioni rispondendo per iscritto, il 12.10.88, ad una interrogazione presentata in Senato.

Nel mese di giugno 1988 il sottosegretario alle finanze De Luca, liberale, denunciò, in diverse interviste giornalistiche, manovre di insabbiamento; dichiarò che la verità era nota a molti, che a colpire l'aereo era stato un missile Sparrow, in dotazione alle forze aeree italiane e americane, e che "c'è qualcuno che imbroglia".

L'1.11.88 il settimanale della prima rete TV, "TG1 Sette", trasmise un servizio in cui la conclusione fu: "nella tragedia di Ustica l'Aeronautica ha nascosto la verità".

Nel corso del servizio in particolare si affermò che i vertici militari dell'epoca, e soprattutto quelli dell'Aeronautica, conoscevano tutta la verità sull'accaduto fin dal momento dell'incidente e che nel corso degli anni avevano operato per coprire la verità negando informazioni e particolari che avrebbero invece permesso alle indagini un corso diverso.

Il servizio era basato sul fatto che la sera del 27.6.80 sarebbe stata in corso una esercitazione militare nel basso Tirreno, con la partecipazione di numerosi caccia F104 provenienti da varie basi, compresa quella di Grosseto.

Il 5.11.88 il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Porta, al termine di una conferenza stampa del ministro della difesa Zanone presso l'accademia dell'Aeronautica militare di Pozzuoli, rilasciò alcune dichiarazioni così riportate dalla stampa: "Mi scusi il signor Ministro ma le Forze Armate in questo momento non possono stare zitte. La ricostruzione del TG1 (si veda 1.11.88) è fatta da una persona inesperta per una platea di incompetenti. In una faccenda così grave, che riguarda la lealtà delle Forze Armate, non si può scherzare. Noi stiamo facendo sforzi tremendi per non cavalcare il furore che viene dalle Forze Armate, che è in me....".

Il 10.11.88 il ministro della difesa Zanone rispose alla Camera alle interrogazioni presentate dopo la trasmissione del servizio del "TG1 Sette". Ribadì che in volo non c'era alcun aereo italiano in grado di lanciare missili; che non era in corso alcuna esercitazione italiana o Nato nel basso Tirreno; che le Forze Armate italiane erano totalmente estranee all'incidente; e che sarebbe stata nominata una Commissione d'indagine composta da membri indipendenti.

Il 23.11.88 con decreto del Presidente del Consiglio venne nominata una Commissione di indagine sull'incidente aereo di Ustica, presieduta dal magistrato Carlo Maria Pratis, presidente onorario della Corte di Cassazione.(Si veda capitolo terzo)

Il 9.2.89 il ministro Zanone rispose per iscritto ad alcune interrogazioni presentate al Senato, riservandosi di rispondere nel merito alla conclusione dei lavori della Commissione Pratis. Medesima risposta il Ministro della difesa fornì il 27.2.89 a diverse interrogazioni a risposta scritta presentate alla Camera dei deputati.

Il 17.3.89 il ministro della difesa Zanone incaricò il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, generale Pisano, di svolgere un'inchiesta "interna" a seguito delle conclusioni della perizia giudiziaria depositata il 16.3.89. (Si veda capitolo terzo)

Il 5.4.89 il ministro Zanone riferì alla Commissione difesa del Senato sulle iniziative da lui adottate a seguito delle conclusioni cui era pervenuta la perizia giudiziaria, ribadendo la sua convinzione che il disastro di Ustica non fosse stato provocato dalle Forze Armate italiane.

Il 5.5.89 il generale Pisano consegnò al Ministro della difesa le risultanze dell'inchiesta affidatagli il 17.3.89. (Si veda capitolo terzo)

Il 10.5.89 la Commissione Pratis consegnò al Governo la relazione conclusiva della sua indagine, terminata il 4.5.89. (Si veda capitolo terzo)

Dopo che il 30.3.89 la Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi aveva affermato all'unanimità la propria competenza ad occuparsi del disastro aereo di Ustica, il 31.5.89 la Commissione difesa della Camera dei deputati iniziò l'esame di proposte volte ad istituire una Commissione monocamerale d'inchiesta sul caso Ustica.

L'1.6.89 il Presidente della Commissione difesa della Camera Lagorio informò i commissari che il Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi Gualtieri aveva, il 30.5.89, inoltrato una lettera ai Presidenti delle due Camere per far presente che la Commissione stragi aveva già avviato l'acquisizione degli atti a seguito della delibera del 30.3.89 e che nella seduta già convocata per il 6.6.89 avrebbe iniziato l'esame degli atti acquisiti.

La Commissione difesa della Camera, dopo aver rinviato il seguito dell'esame delle proposte a seguito della suddetta comunicazione, non prese più in considerazione l'argomento.

Il 29.6.89 il Presidente della Repubblica ricevette i familiari delle vittime, gli avvocati di parte civile, i componenti del Comitato per la verità su Ustica e i Presidenti di alcuni gruppi parlamentari. La stampa riferì di tale incontro attribuendo, tra l'altro, al Presidente della Repubblica le seguenti parole:"Un intruso entra in una casa ed uccide la padrona di casa. Il marito chiede di sapere chi l'ha uccisa, ma invece di dirgli chi è l'assassino, vengono cancellati gli indizi che possono individuarlo. Ebbene, è più colpevole chi ha nascosto la verità di chi ha commesso l'omicidio.... In uno Stato di diritto può accadere che ottantuno cittadini vengano uccisi, ma non può accadere che non si sappia come, quando, per quali negligenze, per quali responsabilità".

In un successivo comunicato dell'Ufficio stampa del Quirinale, la Presidenza della Repubblica precisava che " il Capo dello Stato nel corso del colloquio aveva ben chiarito che non poteva nè intendeva esprimere alcun giudizio di merito sulla questione e tanto meno formulare accuse nei confronti di chicchessia".

Il 28.9.89 il ministro della difesa Martinazzoli venne audito dalla Commissione difesa del Senato sugli sviluppi del caso Ustica. In riferimento alle rivelazioni di stampa sugli esiti di alcuni esami testimoniali condotti dal giudice istruttore Bucarelli in relazione alla percezione, presso il centro radar di Marsala, della caduta del DC9, il Ministro, pur dichiarando di comprendere l'ansia di verità diffusasi nell'intera comunità nazionale, affermò di non poter " assecondare impazienze e processi sommari". Non potendo il Governo pretendere di attingere informazioni coperte dal segreto istruttorio, il Ministro concluse rimettendosi agli esiti dell'inchiesta giudiziaria e alle eventuali iniziative della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e sulle stragi.

Sempre il 28.9.89 apparve con grande evidenza sulla prima pagina di un quotidiano un articolo dal titolo:"Il missile punta al Quirinale". Il Presidente del Consiglio Andreotti fece diramare lo stesso giorno un comunicato ufficiale in cui registrava "con rammarico alcuni accenti critici nei confronti del Presidente della Repubblica in relazione al tragico episodio di Ustica. Il Presidente non ha tralasciato occasione per incoraggiare l'approfondimento delle indagini e ancora prima perchè fossero acquisiti gli elementi materiali per impostare l'istruttoria. Nessuna eccezione di segreto militare è stata ipotizzata".

Il 3.10.89 il ministro Martinazzoli, rispondendo al Senato a interpellanze e interrogazioni sulla vicenda di Ustica, confermò le dichiarazioni rese il 28.9.89 alla Commissione difesa della Camera. Segnatamente affermò:"Ciò che posso assicurare è che verranno ottemperate tutte le ulteriori richieste che ancora dovessero venire dall'autorità giudiziaria; nè ritengo utile in questo momento assumere particolari iniziative di indagini amministrative non direttamente riconducibili ad esigenze appunto dell'autorità o dettate dalla determinazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi, che è venuta da tempo assumendo la responsabilità e l'iniziativa di un'indagine certamente rilevante".

Il 4.11.89 il sottosegretario per la difesa De Carolis, repubblicano, intervenuto in rappresentanza del Governo alla cerimonia di apertura dell'anno accademico della Scuola ufficiali dell'Aeronautica di Pozzuoli, pronunciò un discorso nel quale, secondo le ricostruzioni giornalistiche, oltre a dirsi personalmente convinto che a causare la caduta del DC9 fosse stata una bomba collocata a bordo, definì le audizioni svolte dalla Commissione parlamentare d'inchiesta "sceneggiate di cattivo gusto, processi spettacolo che hanno provocato disagi morali più che comprensibili ai generali interrogati".

Il 23.11.89 il ministro della difesa Martinazzoli rispose davanti alla Commissione difesa del Senato ad una serie di interrogazioni concernenti le dichiarazioni dell'onorevole De Carolis.

Il Ministro resa nota una lettera con cui il sottosegretario De Carolis gli esprimeva il suo rincrescimento per l'accaduto e gli precisava che non era nelle sue intenzioni criticare e tanto meno censurare l'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta, bensì lamentare il modo con il quale la stampa aveva divulgato il contenuto delle audizioni dei vertici militari.

Il ministro Martinazzoli, pur convenendo che l'Aeronautica militare era da tempo oggetto di aspre e immotivate critiche da parte dei mass media, giudicò inopportune e improprie le dichiarazioni del sottosegretario De Carolis le quali comunque erano ininfluenti sulla linea adottata dal Governo.

Il 7.3.90, circa un mese prima di abbandonare l'incarico, il capo di Stato Maggiore della Difesa Porta, in una conferenza stampa svoltasi presso la Scuola di guerra di Civitavecchia, affermò tra l'altro:" L'ipotesi del missile è improponibile. Ma sono pronto ad accettare la prova contraria, come sono disposto a credere a chi mi dimostrerà che il ciuco vola".

Il 5.6.90 il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura accolse l'istanza del membro laico del Consiglio Dino Felisetti di iscrivere di urgenza all'ordine del giorno una pratica relativa ai "ritardi nelle indagini sulla strage del DC9 Itavia, soprattutto in riferimento all'acquisizione dei tracciati radar del centro di Poggio Ballone"

Lo stesso giorno, 5.6.90, i legali dei familiari delle vittime - avvocati Di Maria, Ferrucci, Galasso, Gamberini, Garraffa - avevano presentato al CSM un esposto contro l'operato del giudice istruttore Bucarelli e del pubblico ministero Santacroce. Gli addebiti erano i seguenti: l'abnorme durata dell'istruzione sommaria, il mancato controllo dell'esecuzione dei decreti di sequestro, lo svolgimento non ordinato delle operazioni peritali, l'insufficiente conoscenza del materiale probatorio.

l'8.6.90, in occasione di un convegno di diritto internazionale svoltosi a Milano, il Presidente della Repubblica affermò:" E' necessario capire di più se nel nostro paese la giustizia venga amministrata dai giudici o si stia instaurando un sistema di accertamenti paralleli che poi sono la negazione del primato della funzione giurisdizionale e della esclusività della funzione giurisdizionale".

Vi è stato chi ha interpretato tali parole come un monito rivolto al Consiglio Superiore della Magistratura e chi come un monito rivolto alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi.

Il 12 e il 13.6.90 il Presidente della Repubblica, in relazione al caso Ustica, dichiarò ai giornalisti nel corso di una sua visita a San Marino:"Mi auguro che ogni istituzione abbia il senso di responsabilità di comprendere quello che può e quello che non può fare. Ma se dovessi temere che da una confusione dei ruoli dovesse derivare una confusione di situazioni ed un allontamento dei tempi di accertamento della verità o della credibilità dell'esercizio della giurisdizione, non esiterei un attimo a farlo. Per rispetto dei morti, dei vivi e del diritto". "Chi ha da lamentarsi dei giudici ha gli strumenti giuridici per farlo nelle sedi appropriate che sono le sedi giurisdizionali. Tutto il resto è confusione che non giova alla verità".

Il 18.6.90 la I Commissione referente del CSM alla quale la pratica era stata assegnata deliberò all'unanimità di proporne al plenum l'archiviazione.

Sempre il 18.6.90, nel corso di una visita al comando Nato di Napoli, il generale Corcione, capo di Stato Maggiore della Difesa, rilasciò alcune dichiarazioni, così riportate dalla stampa: "Ustica è una materia che dovremmo avere il buon gusto di far trattare agli organi preposti a farlo, cioè alla Magistratura, la quale è l'unica a darci motivo di speranza proprio perchè non fa colpi di scena quotidiani e si muove come è legittimo e rigoroso muoversi..... Per fortuna viviamo in uno Stato di diritto dove la giustizia è amministrata in sedi diverse da quelle della stampa e dei partiti..... Personalmente non credo che ci sia mistero, so solo che le cose richieste all'Aeronuatica sono state fornite, tant'è che su certi argomenti oggi l'Aeronautica non è neanche più in grado di esprimere giudizi, poichè essi si rifanno a documenti che sono stati forniti da anni e che non sono più in possesso dell'Aeronautica".

Il 20.6.90 il nuovo capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, generale Stelio Nardini, in occasione di una conferenza presso il Centro Alti Studi Difesa, affermò: "Vogliamo la verità: non so quale possa essere e non escludo a priori che possano esserci stati errori dell'Aeronautica. Ma non possiamo accettare di essere messi sotto processo in sedi che non sono quelle giudiziarie..... Ricorderò benissimo i nomi di quei politici che senza sapere, come io non so, hanno dato giudizi sommari, nè io per questo mi sentirò imputato".

Lo stesso 20.6.90, al termine di un incontro tra il Presidente della Repubblica e una delegazione dei familiari delle vittime del Comitato per la verità su Ustica e i legali di parte civile, la Presidenza della Repubblica diramò un comunicato ufficiale:" Cossiga ha ribadito il suo impegno a operare, nei limiti delle sue attribuzioni, perchè sia compiuto ogni sforzo da parte delle autorità competenti per l'accertamento della verità, nelle forme e nei modi propri dello Stato di diritto".

Il 21.6.90 il plenum del CSM approvò la proposta della I Commissione di archiviare la pratica "non essendovi provvedimenti di competenza del Consiglio da adottare" e non potendo comunque il Consiglio "interferire" nell'attività di un'inchiesta giudiziaria in corso".

Il 25.6.90 il Vice Presidente del CSM Mirabelli fu ricevuto dal Presidente della Repubblica al quale illustrò le ragioni della decisione del Consiglio e dal quale ricevette il verbale dell'incontro tra il Presidente della Repubblica e l'Associazione familiari delle vittime insieme ad una copia del dossier sulle negligenze dell'inchiesta giudiziaria redatto dall'Associazione e dagli avvocati di parte civile. Il Vice Presidente Mirabelli trasmise tale documentazione alla I Commissione referente del CSM affinchè valutasse l'eventuale sussistenza di cause di incompatibilità nei confronti di Bucarelli e Santacroce.

Oltre al Vice Presidente del CSM dal 21 al 26.6.90, il Presidente della Repubblica ricevette, sul caso Ustica, il ministro della giustizia Vassalli, il Presidente del Consiglio Andreotti, il presidente del Tribunale di Roma Minniti, il procuratore della Repubblica di Roma Giudiceandrea, il presidente Gualtieri e gli altri componenti dell'Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi, il ministro della difesa Martinazzoli, il procuratore generale presso la Corte di appello di Roma Mancuso e il capo di Stato Maggiore della Difesa Corcione.

II 27.6.90, intervenendo in sede di audizione davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta, il ministro della difesa Martinazzoli ha invitato la Commissione a presentare una prima relazione in modo che, ove fossero individuati comportamenti irregolari, evasivi, reticenti di dipendenti pubblici, il Ministro possa adottare i conseguenti provvedimenti amministrativi. (Si veda anche capitolo terzo)

Il 29.6.90 il Presidente della Repubblica ricevette su sua iniziativa una delegazione composta da Dario Bonfietti, in rappresentanza dell'Associazione parenti delle vittime, l'avvocato Alessandro Gamberini, in rappresentanza dei legali diparte civile, e l'onorevole Sergio De Julio, per il Comitato per la verità su Ustica, per illustrare loro l'attività svolta dopo il precedente incontro del 20.6.90. Al termine dell'incontro, nel corso di una conferenza stampa, il presidente della Associazione familiari delle vittime affermò:" Cossiga ci ha detto che il giorno della strage ci fu, nei cieli di Italia una vera e propria azione di guerra di cui nè il Governo, nè i ministri furono informati".

Poche ore dopo, il Quirinale smentiva:" Il Presidente Cossiga ha dichiarato durante il colloquio di non essersi formato alcun giudizio sull'accaduto e che anche se si fosse formato un convincimento personale, non avendo egli nè compiti nè responsabilità nè mezzi per accertare la verità, non avrebbe avuto il diritto di esprimerlo pubblicamente, anzi avrebbe avuto il dovere di astenersi dal comunicarlo. Se, come è stato ipotizzato da alcuni organi di informazione si fosse svolta una battaglia aerea nel cielo di Ustica e il Governo ne fosse stato tenuto allo scuro, la cosa sarebbe da considerare tra l'incomprensibile, l'incredibile e il grave. Evidentemente può essere stata quest'ultima frase detta in tono colloquiale a trarre in inganno, in buona fede, la signora Bonfietti".

Riaperta la pratica, il 5.7.90 la I Commissione del CSM decise all'unanimità di proporre nuovamente al plenum l'archiviazione.

L'11.7.90 il plenum del CSM deliberò di accogliere la proposta di archiviazione.

 
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