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Cicciomessere Roberto - 1 ottobre 1990
USTICA (8) - Capitolo 8 : IL QUADRO POLITICO INTERNO E INTERNAZIONALE

Quando avvenne la tragedia di Ustica l'Italia stava attraversando un momento politico a dir poco tormentato.

Ancora non si erano esauriti i contraccolpi del rapimento di Aldo Moro e poi del suo assassinio (marzo-maggio 1978). Ad un maggiore "compattamento" delle forze politiche e dell'opinione pubblica di fronte alla minaccia terroristica, faceva da contrappeso la sensazione che qualcosa non avesse funzionato e continuasse a non funzionare nel sistema repressivo istituito dallo Stato per porre termine allo stillicidio di assassinii, attentati, violenze che da oltre un decennio insanguinavano il Paese.

Certo, le dimissioni di Francesco Cossiga da ministro degli interni subito dopo il rinvenimento del cadavere di Moro furono un atto di alto significato morale. E così l'opinione pubblica le giudicò e le apprezzò. Ma subito dopo ci si cominciò ad interrogare se la scarsa incisività della lotta al terrorismo, di cui la conduzione delle indagini per ritrovare la prigione in cui era tenuto Moro fu l'episodio più emblematico, fosse solo una serie disgraziata di "fallimenti tecnici" o non ci fossero altre cause.

La spiegazione che i servizi segreti appena riformati fossero ancora in una fase di rodaggio e quindi scarsamente incisivi, era tutto fuorchè una spiegazione. I servizi servono per impedire che un fatto avvenga (e in questo avevano fallito); ma poi le operazioni successive appartengono alla Polizia e ai Carabinieri e non risulta affatto che queste forze non fossero in condizioni di assolvere ai loro compiti di istituto.

Solo un paio di anni dopo si vide qual era il cancro che aveva corroso dall'interno tutti i corpi di sicurezza dello Stato e si capì che le improvvise accelerazioni e decelerazioni nella lotta al terrorismo non erano solo degli incidenti tecnici.

Il 1980 risentì drammaticamente di tutto questo. Continuavano ad esistere tutte le ambiguità del passato e non si era ancora imboccato il nuovo corso, come avvenne quando la P2 fu individuata e i suoi uomini furono eliminati dai centri di comando delle forze di sicurezza dello Stato.

Il 1980 era cominciato con il partito armato deciso ad aumentare il suo "volume di fuoco", per innescare le condizioni di una vera e propria guerra civile.

A Milano l'8.1.80 furono uccisi, per "salutare" l'arrivo in città del generale Dalla Chiesa, il brigadiere Santoro, l'appuntato Cestari e l'agente Taralli. A Genova, il 25 gennaio, furono uccisi il colonnello dei Carabinieri Tuttobene e il suo autista Casu. Il 31 gennaio fu ucciso da "Prima Linea" il sorvegliante Carlo Ala, il 5 febbraio il direttore dell'Icmesa, Paoletti, e il 23 febbraio il "dissociato" William Vaccher.

Il 12.2.80 a Roma, all'Università, fu assassinato Vittorio Bachelet, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Poi, nel giro di pochi giorni, furono uccisi tre magistrati (Giacumbi, il 16 marzo; Minervini, il 18 marzo; Galli, il 19 marzo). Si alzò, di contro, anche la reazione delle forze dell'ordine. In febbraio furono arrestati Peci e Micaletto, operazione decisiva per gli sviluppi futuri della lotta al terrorismo.

Il 28.5, i Carabinieri di Dalla Chiesa irruppero a Genova in Via Fracchia e uccisero i brigatisti Panciarelli, Betassa, Anna Maria Ludmann e Dura.

In aprile venne arrestato uno dei capi di "Prima Linea", Donat-Cattin, mentre Sandalo riuscì per il momento a sfuggire alla cattura. Da questo arresto derivano drammatiche conseguenze per lo stesso Governo. Il Presidente del Consiglio Cossiga venne accusato di aver informato il vice-segretario della DC, Carlo Donat-Cattin, della individuazione di suo figlio come capo-terrorista e di avere suggerito di farlo espatriare. La richiesta di inviare Francesco Cossiga davanti all'Alta Corte fu respinta dal Parlamento con 507 voti contro 406.

Comunque il 1980 trascorse in un susseguirsi di colpi e contraccolpi tra il "partito armato" e le forze dell'ordine.

Dopo via Fracchia e la caduta delle basi di "Prima Linea" a Torino e Milano, si ebbero tra l'agosto e l'ottobre gli arresti di Maurice Bignami, Fagiano e, soprattutto di Viscardi. In seguito alle confessioni di quest'ultimo furono arrestati altri componenti della cosiddetta "direzione strategica": Bono, Susanna Ronconi e Vitelli.

Di contro le Br uccisero il 12 maggio il vice questore Albanese e, a Napoli, l'assessore regionale DC Pino Amato. Ma pagarono questo con la cattura di Luca Nicolotti e Bruno Seghetti.

Un attentato assai grave fu quello del quale rimase vittima Walter Tobagi, presidente dell'Associasione lombarda dei giornalisti.

L'anno finì con una drammatica accentuazione delle azioni terroristiche.

Il 12.11.80 furono uccisi il dottor Renato Briani, capo del personale della Marelli, e l'ingegner Mazzanti, direttore tecnico della Falk.

Il 1·.12.80 venne ucciso il dottor Giuseppe Fulci, direttore sanitario di Regina Coeli. Infine, il 12.12.80 fu rapito il giudice Giovanni D'Urso, responsabile di una sezione della direzione generale degli Istituti di prevenzione e di pena del Ministero di grazia e giustizia.

In questo quadro di "terrorismo-controterrorismo" si verificarono altri tre eventi drammatici: il disastro aereo di Ustica (27 giugno); la strage alla Stazione di Bologna (1 agosto); il terremoto dell'Irpinia (ottobre-novembre).

Il 1980 fu quindi un anno particolarmente "difficile", e di questa difficoltà occorre tenere conto. A cominciare dalla instabilità dell'Esecutivo.

Dal 4.8.79 il Governo era retto da Francesco Cossiga, con Malfatti agli Esteri, Rognoni agli Interni, Morlino alla Giustizia, Ruffini alla Difesa.

Il 13.1.80 Malfatti si dimise e fu sostituito da Ruffini, mentre Sarti sostituì quest'ultimo alla Difesa.

Nel marzo il Governo si dimise per consentire il suo allargamento ai socialisti e ai repubblicani. Cossiga rimase presidente, Colombo andò agli Esteri, alla Difesa Lagorio e Rognoni rimase agli Interni.

Ma anche il nuovo Governo ebbe vita difficile. Cadde il 27 settembre in seguito alla mancata approvazione "in segreto" di un decreto economico approvato pochi minuti prima in forma palese.

Dopo una ventina di giorni di consultazioni, il 18 ottobre fu insediato un Governo presieduto dall'onorevole Forlani, con Colombo agli Esteri, Rognoni agli Interni, Lagorio alla Difesa e Sarti alla Giustizia.

Questo è il quadro di riferimento interno. Non meno difficile e drammatico quello internazionale.

Tutto il 1980 fu segnato da tre eventi di grande rilevanza: - il primo, la campagna elettorale presidenziale americana, combattuta da Reagan e dai repubblicani prevalentemente sulla politica estera con il Presidente Carter accusato di debolezza nella gestione della crisi degli ostaggi dell'Ambasciata americana a Teheran - il secondo, l'insediamento dei missili Cruise a Comiso, in un quadro di fortissime tensioni internazionali e interne; - il terzo, uno stato di tensioni senza precedenti nel Mediterraneo, con la Libia come elemento di destabilizzazione e di provocazione.

 
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