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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Emma - 12 gennaio 1991
Noi donne
Ho sempre avuto una certa avversione per i ruoli stabiliti e codificati anche se spesso non sono riuscita e non riesco ad liberarmene, forse perché finiscono per essere spesso caldi e rassicuranti. Insomma evitano la fatica di guardarsi e quindi poi quella di accettarsi o tentare di cambiare, e non una volta per tutte ma costantemente o per lo meno molto spesso.

E mi sembra che Gabriella riproponga alle donne - per essere veramente tali - quel ruolo che io definisco, perché non trovo niente di meglio, "femminista" così come altri o in tempi forse passati ci proponevano - sempre per essere veramente donne - quello della casalinga, moglie e madre, con tutti gli annessi e connessi di disponibilità, pazienza, umiltà, generosità: qualità considerate importanti e indispensabili se riferiti alle donne ma francamente poco adatte al ruolo maschile così come tradizionalmente codificato.

Sicché le donne ed in particolare le donne radicali secondo Gabriella sono "disabitate da sé" perché non hanno continuato, almeno politicamente, pubblicamente e collettivamente, ad occuparsi di contraccezione, libera scelta, maternità, scuole che non funzionano etc...., ossia di quelli che si suole chiamare problemi specifici delle donne, ma dopo l'aborto si sono occupate di antinucleare, o di lotta allo sterminio per fame, che evidentemente per Gabriella - non riguardano le donne, o magari di AIDS o di droga (anche questi temi non toccano la vita di alcune decine o migliaia di noi?). Forse non sono considerati - chissà perché - specifici delle donne.

O forse vuole dire che non abbiamo affrontato o non affrontiamo questi temi ......"partendo da sé, da una se stessa ben conosciuta, con la propria specificità, consapevole dei propri strumenti, della propria parzialità....."

Devo confessare che io non capisco nel concreto cosa Gabriella voglia dire né il suo linguaggio mi aiuta, tanto mi è estraneo (o dovrei dire maschile secondo il suo schema ) sia nella costruzione che nella scelta dei vocaboli (dalle "tessere di sapere" allo "spessore della verità" alla "omologazione nel linguaggio")

Ad esempio: recentemente ho sentito la necessità di compiere quella azione di disobbedienza civile a proposito di Aids e siringhe a New York. E' stata una azione condotta "in quanto donna" o in "quanto radicale" o in quanto tutte e due o in quanto nessuna delle due? Pongo queste domande senza nessun intento provocatorio ma per capire meglio, se fosse possibile, al di là dei discorsi generici cosa Gabriella ed altre intendano dire.

A me pare che Gabriella finisca con il proporre a sé e a tutte noi uno schema che francamente mi va stretto: insomma le donne (e le donne radicali) per essere veramente tali dovrebbero occuparsi del rapporto con il proprio corpo, della violenza sessuale, del parto naturale, etc. (e di conseguenza - immagino - gli uomini dovrebbero occuparsi del resto: di giustizia, pace e guerra, economia, droga, Aids, Est Ovest etc.) e dovremmo sentire la necessità e...."l'orgoglio e il valore di una autoidentificazione per sesso, per genere". Non sono d'accordo e se gli uomini, "ben consci di questo valore, lo rivendicano" mi pare piuttosto un limite che un modello a cui adeguarsi.

Per questo l'uso del termine "persona" mi sembra più adeguato e giusto perché maggiormente comprende la diversità e la molteplicità di interessi, capacità, emozioni, sensibilità che ognuno di noi ha dentro di sé o riesce ad esprimere nei diversi periodi, nei diversi momenti della vita, cercando di riconoscerli e di accettarli e praticarli nel loro continuo mutare, senza soffocarli per adattarsi a vecchi o nuovi schemi, a vecchi o nuovi ruoli che di volta in volta ci vengono presentati.

...."Nulla è più ineguale della uguaglianza se non tiene conto della differenza che è principio esistenziale": vero, ammesso che si tenga conto che non vi è solo differenza tra i due sessi ma anche tra le persone appartenenti allo stesso sesso.

E che proprio queste differenze abbiamo voluto affermare come valore positivo senza tornare ad imporci o ad inventarci proprio noi un altro schema comportamentale, un altro campo definito e stabilito di interessi per essere o essere considerate delle "vere" donne.

 
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