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Conferenza Partito radicale
Mazzucchi Andrea - 15 gennaio 1991
Il coraggio di dire no

Che sia da rifiutare il principio, violento, in base al quale l' Irak si è annesso il Kuwait non è un argomento di contendere. Anche se avrei preferito sentirmelo ripetere dai profughi del Kuwait e, perché no, dall'emiro, misteriosamente silenti.

Ma questo, come ho detto, non è il punto. E' una base scontata dalla quale tutti partiamo.

La questione è su un altro piano. La questione è sui valori che ci portano ad affermare la necessità della tutela dei princìpi su quali tutti ci troviamo in accordo, valori sui quali non è concessa una mediazione, un compromesso.

Se il compito della noviolenza è quello di dimostrare la superiorità del proprio metodo per il perseguimento di un fine non posso riconoscermi in questa. Come non possiamo accettare una giustizia ingiusta, come non possiamo accettare una giustizia che contempli la pena di morte o l'ergastolo e non possiamo limitarci a proporre una soluzione più efficace, che metta da parte quanto possibile questi rimedi, senza porci il problema di ciò che realmente rapprensenti i princìpi che vogliamo affermare; così non è possibile pensare di sostituire alla violenza bruta la sottile violenza di un "diritto" che, privo di valori di base, rimane una convenzione. Non possiamo proporre una giustizia, interna o internazionale, che sia basata sulla forza fisica. A prescindere comunque da quali siano i suoi princìpi il suo modo d'essere la renderebbe implicitamente ingiusta. Non possiamo accettare la condanna a morte di centinaia di migliaia di persone violando gli stessi valori che vogliamo difendere, soprattutto quando il sospe

tto che non sia stato fatto tutto quello che si poteva fare per evitarlo, soprattutto quando si deve e si può dimostrare che è sempre possibile evitarlo.

Quand'anche tutti gli stati membri dell' ONU decidano qualcosa che va contro la dignità umana, è nostro dovere ribellarci. Perché l' affermazione di questo principio rappresenta l'unica vera via per evitare che la logica della violenza e della sopraffazione prevalga.

Cosa fare ora ? Cosa fare ora che tutto precipita ? Non esiste nessuna scelta se non quella tra uccidere e non uccidere. Gli eserciti che sparano sono tutti uguali e da millenni si va alla guerra con la scritta "Dio è con noi" appiccicata addosso. E giunto il momento di avere il coraggio di dire basta a questo ingranaggio. Ed è per questo che invito tutti i parlamentari che leggono questo messaggio di riflettere sulla gravità della discussione che ci sarà in aula domani. Una discussione tardiva, una scelta "obbligata", una situazione precipitata rendono difficile vedere una alternativa, che pure esiste. Se non sarà guerra né domani né mai la prima battaglia l'avremo vinta davvero.

 
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