"Il Partito Radicale proclama il dovere alla disobbedienza, alla non collaborazione, all'obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta non violenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge.".......
"Dichiara di conferire all'imperativo del 'non uccidere' valore di legge storicamente assoluta, senza eccezioni, nemmeno quella della legittima difesa."
Questa affermazione non è mia e nemmeno dei vari pacifisti che molto spesso vengono chiamati in causa negli interventi di alcuni compagni radicali, Roberto Cicciomessere compreso.
E' molto più semplicemente il preambolo allo Statuto del Partito Radicale che a quel che ne so nessun Congresso ha mai abrogato.
Premetto che di fronte a scelte dettate dalla propria coscienza, non solo mi inchino, ma sento immediatamente un profondo senso di rispetto ancor più quando queste determinano posizioni molto distanti dalle mie.
Vi sono nel voto dei nostri parlamentari alla Camera (assai diverso è stato l'atteggiamento di Lorenzo al Senato) alcuni punti poco chiari sui quali credo sia utile sollecitare una riflessione.
Intanto di metodo.
Che il Segretario del Partito Trasnazionale non prenda posizione come Partito in una dichiarazione di voto è cosa buona e giusta sia perchè il Partito Trasnazionale non si è mai potuto pronunciare su questo come su molti altri argomenti e sia perchè azzardare che la posizione della maggioranza degli iscritti si rispecchia in quella di un voto favorevole alla partecipazione italiana alla guerra nel Golfo sarebbe probabilmente un imperdonabile eccesso di presunzione. Quello che appare meno chiaro è perchè il Gruppo che in quanto tale sempre prende posizione sui vari argomenti che vengono discussi in Parlamento non lo abbia fatto se è vero come è vero che la posizione del gruppo è democraticamente espressa dalla maggioranza di coloro che ne fanno parte. Siccome la stragrande maggioranza dei componenti il Gruppo Federalista Europeo ha votato a favore dell'intervento italiano (solo Mellini e Tessari se non sbaglio si sono astenuti) non riesco a capire perchè questo non sia stato reso pubblico nel corso della dich
iarazione di voto. Ripeto la posizione di un gruppo si determina nel corso di una riunione dei suoi aderenti (e non credo che essendo così pochi non abbiano avuto possibilità di riunirsi o solo di confrontarsi verbalmente per rendersi conto che vi era praticamente l'unanimità e quindi la legittima possibilità di presa di posizione come gruppo ripeto e non come partito). Sarebbe stato sufficiente che Sergio avesse detto "Il Partito Radicale Trasnazionale in quanto tale non prende posizione su questa vicenda (come ha detto) ma il gruppo federalista a stragrande maggioranza voterà a favore". Questo avrebbe reso più comprensibile anche a chi sente per radio il comportamento dei deputati federalisti europei.
Perchè poi non si capisce con quale criterio Emma Bonino prende la parola per dissociarsi (facendo quindi capire a chi ascolta che comunque l'atteggiamento degli altri sarebbe stato diverso) per annunciare un voto che non si dissociava in nulla da tutti gli altri. Francamente risulta strano a chi scrive questo comportamento.
Così come è poco comprensibile la presenza di Marco ieri alla trasmissione Samarcanda in contrapposizione a Giuliano Ferrara, per il semplice motivo che non vi era contrapposizione rispetto alle conclusioni che l'uno e l'altro (certo partendo da considerazioni diverse) hanno tratto rispetto alla partecipazione italiana all'azione militare nel Golfo.
Non sarebbe stato forse più giusto che a rappresentare la posizione non interventista ci fosse stato qualche pacifista dell'ultima ora, ma che realmente era contrario a questa scelta, a confronto con uno dei due?
Nel merito non penso che vi sarebbe molto da aggiungere al preambolo allo Statuto del partito Radicale con il quale ho aperto questo mio intervento.
Non capisco come si faccia ad accettare che una vera e propria guerra che nel solo primo giorno ha visto 12 ore di continuo bombardamento e l'impiego di 18.000 tonnellate di esplosivo possa essere considerata un'operazione di polizia internazionale.
Questo prescinde dall'essere a favore o meno. Si tratta solo del rispetto della verità. Dobbiamo aspettare l'elenco delle migliaia di morti per dare a questa operazione i suoi veri connotati, cioè quelli di un'autentica guerra?
Abbiamo trascorso anni -e questi si di solitaria camminata nel deserto- a contestare coloro i quali sostenevano che gli eserciti e gli armamenti erano necessari perchè non si poteva a priori escludere la necessità di un intervento a difesa della pace e/o di ben precisi interessi. Coloro che a fronte dei nostri documentati dossier, sostenevano la necessità della presenza delle testate nucleari in Italia ed in Europa per quello era un deterrente a garanzia della pace.
Abbiamo per anni duramente contestato la cultura che affermava la pace attraverso la difesa militare opponendo come metodo quello del dialogo e come strumenti quelli della nonviolenza attiva. Così ho sempre interpretato e condiviso le posizioni di Marco sulla lotta partigiana, sul non interventismo a Praga come in Palestina.
Quando mai nella storia qualche guerra non si è consumata sotto presunte bandiere sante o di verità o di diritto?
La cultura della nonviolenza, quella che rivendico, anche quando casualmente coincide con le battaglie dei pacifisti, non vive per dogmi o prese di posizione assolute.
Sempre e perennemente mi sono chiesto se l'esser nonviolenti può significare mettere in cantiere la possibilità che un giorno si possa accettare di divenire succupi. Così come sempre ho vissuto con il tormentato conflitto interno il concetto di disarmo unilaterale.
Non credo sia possibile in assoluto escludere la guerra finchè ci si confronta con valori e logiche violenti come sono la maggior parte di quelli espressi dalle classi dirigenti mondiali. Ma quello che mi appare evidente è che proprio in questa occasione vi era la possibilità di ottenere un importante risultato (il ritiro dal Kuwait da parte dell'Iraq) senza usare come strumento quello della guerra e della violenza.
Un embargo non può dare i suoi risultati in tre mesi, tanto più quando in questi tre mesi è stato deliberatamente e più volte violato per ottenere il rientro in patria degli ostaggi. E nonostante questo quel che vi è stato, a detta di tutti, è stato sufficiente a rendere praticamente inesistente la controffensiva aerea e missilistica irachena.
Questo ultimatum dettato dal Consiglio di sicurezza dell'ONU e non dall'ONU (cinque nazioni in luogo di 28) non obbligava a fare la guerra, la consentiva che è cosa ben diversa. E' il discrimine attraverso il quale passa ed ha ragione di insinuarsi ogni forma ed iniziativa che escluda la guerra. Una guerra intrapresa dagli Stati Uniti senza praticamente neanche aver avvisato gli alleati.
Nel sentire determinati di discorsi, nel leggere l'intervento su agorà di Roberto mi è sembrato di rivivere il periodo in cui ci si diceva che di fronte all'emergenza terroristica era neccessario ricorrere a leggi e mezzi speciali. Così oggi ci viene detto che di fronte ad un fatto così drammatico e violento come l'aggressione di Saddam bisogna mettere da parte la nonviolenza e accettare la guerra. Ricordo quando molti degli stessi deputati che ieri hanno votato per l'intervento italiano, qualche anno fa urlavano in aula al Governo e scrivevano sui giornali, che chiudere il carcere dell'Asinara era un atto giusto e necessario a prescindere dal ricatto delle Brigate Rosse, che avrebbe solo reso onore allo Stato e non certo la vergogna di un presunto cedimento al ricatto. Ed i partiti di regime ci rispondevano: no prima liberino D'Urso e poi ne riparleremo. La chiusura dell'Asinara va fatta in un secondo memento altrimenti si cederebbe ad un ricatto.
In cosa muta il ragionamento riguardo la Conferenza sul Medio Oriente? I deputati radicali hanno fatto rispetto alla Conferenza mediorientale esattamente la stessa cosa. La Conferenza non può essere legata al ritiro dell'Iraq. Prima si ritira e poi se ne riparlerà. Esattamente quello che dice Bush.
No so davvero, non riesco a capire dove siano finiti certi valori, che cosa ci siamo detti e ripetuti per tanti anni. Ho la sensazione che la nonviolenza come rifiuto della guerra delle armi stia per fare nel partito la stessa fine dei digiuni. Che tristezza!