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Conferenza Partito radicale
Caravaggi Caterina - 19 gennaio 1991
Intervento del senatore Franco Corleone (Gruppo Federalista Europeo Ecologista)

Signor Presidente, signori Ministri, colleghi, le illusioni sono cadute. Ieri il collega Boato aveva manifestato con nettezza la nostra posizione per il fatto che il Governo si fosse trincerato dietro un paravento assai trasparente, ossia la tesi che si potesse applicare in questo caso una bizzarra teoria per cui l'articolo 11 della nostra Costituzione - noto e citato per quella carica se vogliamo utopica di rifiuto della guerra - diventava invece il momento portante per giustificare la partecipazione ad un'iniziativa militare. Si poteva fare questa manovra dipingendo un intervento di polizia internazionale e non affrontando invece con responsabilità, con nettezza l'applicazione di quanto previsto dall'articolo 78 della Costituzione, riguardante la proclamazione dello stato di guerra.

Durante molti interventi ho avuto l'impressione di una tranquilla incoscienza: ancora un'ora, mezz'ora prima dell'inizio della guerra alcuni colleghi erano intervenuti in maniera squisita, come se si parlasse d'altro. Non vorrei che anche in questa occasione si insinuasse un'altra iluusione: quella secondo cui siamo di fronte ad una guerra lampo, tutto sommato una guerra da guardare con soddisfazione e con senso di liberazione. Ho molto timore che possa non essere così, anche se la potenza geometrica, di fuoco, di forze, di missili, di aerei che è stata dispiegata può dare l'idea che si stia facendo tabula rasa.

Mi preoccupa molto il silenzio in fatto di risposta militare da parte irachena. Non vorrei che la guerra inizi presto in forme assai più preoccupanti, in forme di destabilizzazioni di paesi, in forme di esportazione della guerra stessa. Il Presidente del Consiglio ci ha detto poco o niente rispetto a quello che ci poteva dire. Però ha fatto un'ammissione grave sugli errori del passato. Perché questa ammissione non è stata fatta il 22 agosto? Perché non era scritta nei documenti? La verità è che i paesi occidentali hanno responsabilità enormi in quanto sta accadendo oggi e lo abbiamo ricordato negli interventi del nostro Gruppo, anche con diversità di accenti. In questa occasione, in un dibattito che tratta di pace e di guerra, di vita e di morte, è impossibile chiedere il rispetto di discipline di Gruppo. Per questa ragione interventi come quelli dei colleghi Strik Lievers e Modugno sono stati profondamente diversi. Da una parte il senatore Modugno ha rivendicato la sua "impolicità" dicendo no alla guerra; d

all'altra, il collega Strik Lievers ha posto problemi di responsabilità e di modalità di intervento diverso.

C'è da dire che la classe politica ed il Governo italiano non danno garanzie di poter affrontare la grave crisi in atto, visto che non hanno saputo affrontare nel passato altre crisi di politica internazionale. Basta ricordare l'ultima, quella somala, che segna il fallimento della politica estera italiana.

Forse non sarà elegante, ma sono andato a rileggere il mio intervento nella discussione del 22 agosto. Ad un certo punto dicevo: "Sono molti quelli che ancora oggi vengono considerati alleati dell'Occidente o in particolare dell'Italia nelle stesse regioni calde dell'Africa, ma che domani potrebbero essere sul banco degli imputati dell'opinione pubblica mondiale come oggi tocca a Saddam Hussein". Il riferimento aveva un nome ed un cognome. [Commenti del senatore Mancino]. Non sono un profeta, collega Mancino: era molto facile fare questa analisi di un Governo che avendo avuto da affrontare direttamente una situazione puntuale come quella somala lo ha fatto in modo disastroso, come si vede oggi, nella situazione catastrofica di quel paese.

La classe politica ed il Governo si gingillavano fino a ieri con concetti e giochi di pensiero, mentre invece le famiglie italiane vedevano in modo più chiaro la situazione; facevano quello che una persona che oggi non è di moda citare diceva per i soldati russi nel 1917: che avevano votato con i tacchi. Le famiglie italiane facevano provviste perché avevano capito che eravamo vicini ad una guerra e non ad una operazione di polizia internazionale.

Cosa ci viene a dire il Governo? Cosa sostiene di fronte a questo scatenamento di forze? Può pensare di reggere tutto con la mozione della maggioranza che fa riferimento ad un appiglio così debole come quello all'articolo 11 della Costituzione? Sarebbero molte le considerazioni da fare, ma ovviamente in questo dibattito noi dobbiamo cogliere il nodo; poi la valutazione complessiva la faremo in sede di dichiarazione di voto. In questo momento, durante il dibattito, bisogna porre "la questione" e precisamente se ci troviamo di fronte alla situazione dipinta nell'intervento iniziale del Presidente del Consiglio dei ministri, che ha fatto riferimento ancora una volta a possibili spazi di trattativa, ha espresso un apprezzamento sulle iniziative che erano in corso e su diversi colloqui telefonici e si è riferito all'intervento del Papa ancora in attesa di un riscontro.

Adesso ci troviamo di fronte ad una situazione profondamente diversa. Il nodo è questo.

Chi vuole che l'Italia partecipi, insieme agli Stati Uniti e ad altri paesi, alle operazioni militari può contentarsi di una scelta così debole ed accettarla tranquillamente? Ritengo che questa sia la questione fondamentale. Se all'interno della maggioranza emerge tale consapevolezza (che è anche una posizione di serietà e di dignità), è chiaro che il Governo e la maggioranza dovranno prevedere uno strumento diverso, non quello così fragile che ci è stato prospettato.

Certamente penso che l'isolamento di Saddam non abbia giovato, paradossalmente. In realtà non vi è stato un riferimento più ragionevole ed intelligente con cui poter dialogare. Ciò che doveva apparire come un punto di forza si è rivelato, invece, come un punto di estrema debolezza.

Ebbene, oggi dobbiamo decidere perché la situazione lo richiede. Per quanto ci riguarda esprimerò il voto del Gruppo che rappresento successivamente; in questo momento devo dire che siamo profondamente insoddisfatti delle ulteriori dichiarazioni del Presidente del Consiglio che non hanno detto nulla rispetto all'origine e alla notificazione dell'intervento militare da parte degli Stati Uniti e soprattutto rispetto a quanto è successo, e che il Governo sa che è successo in queste ore e si sta verificando. E' questo il motivo fondamentale che ci induce ad esprimere la nostra profonda insoddisfazione.

 
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