Signor Presidente, signori Ministri, colleghi, l'ho detto ieri e lo ripeto oggi: di fronte a questa scelta ognuno di noi è solo davanti alla propria coscienza. Si tratta di decidere se è lecito non fermare Saddam Hussein, se è lecito non fermare un dittatore che ha già mostrato il suo volto e la realtà del suo essere con l'aggressione prima dell'Iran e ora del Kuwait, un dittatore che se non sarà fermato crederà sia lecito fare quello che vuole e fra pochi mesi forse avrà l'arma atomica.
Per questo, di fronte a questo dilemma ognuno non può che interrogare a fondo solo e soltanto la propria coscienza, perché è chiamato a rispondere di fronte alla propria coscienza, di fronte al proprio futuro ed a quello della società, dell'umanità, di come decide in questo momento.
Colleghi, faccio parte del Partito Radicale Transnazionale, che è fondersi con quel tipo di pacifismo che è il contrario della nonviolenza, non perché è quel tipo di pacifismo disposto a lasciar via libera alla violenza e alla guerra, all'oppressione, alla negazione del diritto, mentre la nonviolenza e la pace hanno senso se conquistano il diritto e se si fondano su di esso. Non v'è pace se non c'è diritto, regola. Il nonviolento non accetta di restare impotente di fronte all'aggressione. La nonviolenza è aggressione nonviolenta contro l'aggressione, contro la violenza. E' lotta, è uso delle armi non militari, nonviolente, contro la violenza; non è mai, in nessun caso, arrendevolezza e preparazione, per questo, di guerre ancor peggiori.
Per questo oggi al centro di ogni preoccupazione deve esservi quella delle strade da perseguire per conquistare il diritto che assicuri la pace. E' perciò essenziale il ruolo dell'ONU. Noi non possiamo accettare che tale organismo venga svilito, venga smentito, venga sbeffeggiato e spazzato via dalle decisioni del tiranno o da altre decisioni che non rispettino la sua legge e la sua logica.
Dobbiamo allora chiederci, colleghi, quale sia oggi il dovere del nonviolento. E' quello di proporre anche in queste ore, fino in ultimo, fin quando è possibile, l'aggressione nonviolenta al dittatore e alla violenza; quell'aggressione nonviolenta, signori del Governo, signori della maggioranza, e mi rivolgo anche a tanti rappresentanti dell'opposizione, che per anni e per decenni avete rifiutato, perché la radice di questa guerra risiede nella potenza di questo Iraq che voi, noi, l'Occidente, l'Est, i paesi industrializzati hanno armato, che in nome deil realismo politico avete consentito diventasse potente. Da anni andiamo affermando che per ogni questione del Medio Oriente, da quella palestinese a quella del Libano a tutte le altre, c'è una sola strada: la strada di rivendicare i diritti umani, civili e politici di tutti i cittadini del Medio Oriente, arabi e non, ebrei e musulmani. L'avete rifiutata. Noi vi chiedevamo un'iniziativa per combattere e rovesciare tutti i tiranni, tutte le violenze. L'avete r
ifiutata e questo è il frutto del vostro rifiuto.
Ieri, quando ancora la guerra non era scoppiata, abbiamo proposto una strada, che forse era ancora possibile, per dare forza alle risoluzioni dell'ONU senza ricorrere alla tragedia della guerra. Abbiamo proposto la strada della nonviolenza per combattere Saddam Hussein, che non era stata ancora percorsa: era possibile investire l'opinione pubblica irachena con un bombardamento non di bombe ma di informazioni, di verità, di denunce dei crimini commessi da Saddam Hussein contro il mondo arabo e contro il popolo iracheno da decenni. Era possibile tentare prima di ricorrere alle armi, di destabilizzare e di minare il regime di Saddam Hussein con le parole, con la verità, col dialogo con le sue stesse vittime.
Con la nostra risoluzione proponevamo che subito, senza attendere un momento, insieme a questo si assumesse l'iniziativa della convocazione di una Conferenza per la pace e la sicurezza nel Medio Oriente, che avesse come tema centrale la conquista della garanzia dei diritti umani e civili per tutti nel Medio Oriente; per quegli arabi i cui diritti sono violati e massacrati ancora di più che nei territori occupati da Israele, dai dittatori arabi. Questa era la proposta rivoluzionaria che poteva rovesciare tutti i termini del confronto nel Medio Oriente, consentendo uno sbocco a Israele e libertà e speranza a tutti i cittadini arabi. Non era una concessione, ma un attacco contro Saddam Hussein; ma non è stata scelta questa strada e si è fatto ricorso alle armi.
Devo dire che, se è vero - e io penso che lo sia: l'ho detto e lo ripeto anche qui - che era ancora possibile tentare questa strada nonviolenta, non posso approvare questa guerra come non posso accettare, signori del Governo, il modo vergognoso con cui il Governo per sua responsabilità ha posto il parlamento di fronte al fatto compiuto e alla decisione della guerra quando ormai i giochi sono fatti, non consentendo alla rappresentanza del popolo italiano di pronunciarsi e di assumersi le proprie responsabilità - quali che siano - prima dello scoppio della guerra. Allo stesso modo non posso accettare la risoluzione della maggioranza, il testo che si è proposto e sul quale bisogna votare con un sì o con un no. Ancora una volta, con una logica cieca e inconsapevole (leggete le ultime righe della risoluzione), essa non menziona nemmeno, tra le grandi questioni aperte nel Medio Oriente, quella dei diritti umani, civili e politici dei cittadini del Medio Oriente, vittime dei dittatori da noi stessi sostenuti. E con
tinuiamo ad appoggiarli, perché ne combattiamo uno e sosteniamo gli altri, almeno fino a quando non annunceremo la nostra volontà di porre un termine alle complicità!
Signor Presidente, il collega Corleone ha denunciato che la stessa ONU in questo momento sembra esclusa dalle decisioni e dalla conoscenza di quanto accade. Ma, detto questo, non posso neppure scaricarmi delle responsabilità mie personali di fronte a chi in questo modo tremendo - perché è tremendo uccidere quanto essere uccisi - adempie ad un mandato dell'ONU. Non posso accettare di pronunciare un semplice no, che rischi anche soltanto di confondersi con quello di chi è pronto a cedere alla violenza del tiranno e a lasciare aperto il corso alla preparazione di nuove e peggiori guerre. Con questo spririto e per questi motivi, con angoscia e con paura, dichiaro il mio voto di astensione sulla risoluzione della maggioranza.