Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 11 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Partito radicale
Lorenzi Giuseppe - 19 gennaio 1991
Dal Manifesto del 19/01/91

Radicali, un voto di guerra

Nel momento in cui la quasi totalità degli eletti radicali vota alla camera a favore della partecipazione militare italiana alla guerra nel Golfo, dobbiamo domandarci qual'è il senso della nonviolenza che per anni abbiamo condiviso in un partito che porta come proprio simbolo l'immagine di Gandhi. Con il proprio preambolo allo statuto, il Partito radicale intendeva "conferire all'imperativo del non uccidere valore di legge storicamente assoluta, senza eccezioni, nemmeno quello della legittima difesa" . E ancora: "Proclama il dovere alla disobbedienza, alla non collaborazione, all'obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta non violenta per la difesa, con la vita, la propria e mai quella degli altri , c'è tutto il senso della nostra forza, anche quella degli scioperi della fame e della sete, forza che per la sua durezza poteva essere violenza.

E' infatti questa la violenza che Gandhi contrapponeva alla codardia, e non già quella bellica come penosamente hanno argomentato alcuni relatori radicali nelle aule parlamentari.

La nostra cultura non era dunque solo quella dell'obiezione di coscienza, ma anche quella che nelle manifestazioni davanti alle caserme e ai tribunali militari ci portava a dire "diserta, soldato dalla morte".

La nostra cultura era quella che negava l'affermazione della pace attraverso la difesa militare e certo ha costituito scandalo affermare, come noi facevamo, che difficilmente si può distinguere la violenza della difesa da quella dell'attacco. Da qui le nostre posizioni sulla guerra partigiana, sul non interventismo a Praga come in Palestina. Tutte le guerre si sono consumate dietro bandiere sante, dietro bandiere di verità e di diritto. La nostra verità, quella che affermavamo, muoveva dal presupposto che dietro ogni guerra si consumava, invece, il fallimento della civiltà dell'uomo, del dialogo e del confronto, il fallimento delle strategie economiche, si smetteva cioè di credere nell'uomo come soggetto capace di concepire il bene e di agire per questo, e si iniziava ad affermare l'uomo di massa.

Tutto ciò oggi non lo riconosciamo nel voto dei radicali alla Camera. Non lo riconosciamo nell'arruffata dichiarazione di voto di Sergio Stanzani, primo segretario del partito. Non lo riconosciamo neppure nella posizione espressa a Samarcanda da Marco Pannella che, chiamato a contrastare Giuliano Ferrara e la posizione interventista del Psi, ha finito per fare il controcanto di guerra. Queste parole non vogliono essere uno sfogo, ma l'apertura di un confronto che speriamo avvenga al più presto.

Gaetano Benedetto, Roberta Colombo, Roberto Giachetti, Ivan Novelli

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail