Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 16 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Partito radicale
Lorenzi Giuseppe - 19 gennaio 1991
Antonio Lalli ha inviato al Manifesto questa risposta alla lettera "Radicali, un voto di guerra"

Roma, 19 gennaio 1991

Ho letto la lettera firmata dai quattro miei amici radicali (Benedetto, Colombo, Giacchetti, Novelli) i quali contestano la scelta di molti radicali, non tutti, favorevole all'intervento armato contro l'Iraq. Io credo che definire "penose" o "arruffate" le argomentazioni di chi la pensa e sceglie diversamente è veramente poco rispettoso e tollerante. Da sempre noi radicali abbiamo avuto una posizione diversa sia dalle politiche nord-sud e ovest-est praticate dagli USA e dall'Europa, che dalle posizioni filo-sovietiche e terzomondiste che hanno caratterizzato i movimenti pacifisti in Italia dal dopoguerra ad oggi. Anche nei primi anni '80, all'epoca dei missili a Comiso eravamo fuori da questi due schieramenti. Invano abbiamo cercato di affermare, con metodi nonviolenti, una politica d'ingerenza, sia ad est che a sud, per l'affermazione e la difesa della vita e dei diritti umani. Questa politica è stata battuta nel conflitto in corso. In compenso vi è la rilevante novità dell'ONU che per la prima volta ha fun

zionato. Sono stato tentato di non schierarmi e di chiamarmi fuori, ma non è possibile. Non posso stare con Saddam, anche se "abbiamo" contribuito a "crearlo", e non posso stare neanche in uno schieramento pacifista incapace di proposte concrete. Ma c'è di più. Questi pacifisti, salvo Greenpeace, non manifestano contro Saddam. Per la Lituania, salvo i Verdi, avviene la stessa cosa. Questi pacifisti anti-USA continuano a dimostrare, come sempre, un disprezzo per la democrazia, i diritti umani, e la giustizia. A loro parere sono tutte "mascherature" del potere e non valori per la cui affermazione e difesa occorre lottare giorno per giorno. "Yankee go home" è rimasto lo stesso, invece allo slogan "meglio rossi che morti" è stato sostituito "meglio irakeni che morti". Io non ci sto.

Antonio Lalli

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail