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Conferenza Partito radicale
Giachetti Roberto - 23 gennaio 1991
cari compagni
per quel che mi riguarda io non mi sono mai permesso di contestare o criticare il voto e le scelte di nessuno. L'ho scritto in apertura del mio intervento. Critico e contesto che a quel voto si voglia attribuire una sorta di continuità e conseguenzialità con la teoria e la pratica, con le parole ed i comportamenti (o meglio le scelte) che il Partito radicale, e molti di noi hanno detto ed operato in passato. questo credo sia difficile da dimostrare ed anzi sarebbe più facile dimostrare il contrario.

Non essendomi mai permesso di dare del guerrafondaio ne a Roberto ne all'ultimo dei partecipanti a questo dibattito non capisco proprio perche molti ritengano di contrapporre alla scelta interventista quella codarda. Se consentite tra queste due posizioni c'è anche quella di chi ritiene che vi fosse spazio per altro che non fosse l'adesione alla partecipazione italiana alla guerra e ancor meno il fare lo struzzo con codardia. Da questo dibattito tutti espellete questo piccolo particolare ammettendo che le scelte possibili fossero solo due, o la guerra o la fuga. C'è chi crede invece che una precedente risoluzione dell'ONU non solo non fosse superata, ma che anzi sarebbe stato indispensabile cominciare ad attuarla davvero. Ciò potrà essere contestato ma non espulso da un dibattito. l fatto che l'embargo in realtà non sia stato mai attuato (per fare solo un caso cito la Germania che ha continuato a fornire materiale bellico fino a pochi giorni dall'inizio dell'attacco) se non in maniera assolutamente parziale

ed -a mio avviso non su ciò che più conta, non è una mia valutazione o interpretazione ma una verità ormai quasi unanimemente riconosciut Ripeto questo non si può espellere e cancellare perchè così si annulla una posizione che è diversa dalla codardia come dalla scelta di intervento.

Così mi pare molto grossolana e fuori luogo la distinzione tra nonviolenti liberal democratici e nonviolenti ecopacifisti. Io sono intervenuto in questo dibattito come radicale e come radicale formato per dieci anni su una cultura radicale e nonvioenta, credo la stessa di Roberto, di Giovanni, di Gainfranco, di Angiolo di tutti coloro, anche semplici militanti come me, che nel loro esser radicali erano anche ecologisti, pacifisti etc. etc. Una cultura che non faceva distinzioni di questo tipo. Semmai ricordo Marco che distingueva tra radical democratici e radical nonviolenti cosa ben diversa e che già allora mi appariva un po' forzata.

Un' ultima piccola cosa. Laura in particolare, ma anche Paolo Pietrosanti pur volendo affermare il contrario, parlano come se avessero loro e solo loro l'interpretazione autentica del pensiero Gandhiano e del concetto di nonviolenza, come se tutto questo, non fosse in fondo solo un punto di riferimento sulla base del quale ciascuno forma la propria cultura nonviolenta. Non intendo qui utilizzare il facile argomento che non è possibile paragonare la situazione di adesso con quella di allora perchè anche a livello internazionale allora non esistevano gli strumenti che ora esistono. Ma per favore, soprattutto te Laura, un po' di umiltà

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