Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di tutto vorrei fare tre affermazioni e poi cercare di spiegarle. La prima affermazione è che è troppo facile essere contro la guerra. Ci si dimentica che la guerra c'è dal 2 di agosto e che la guerra, giorno dopo giorno, provoca vittime nel Kuwait invaso, in assenza di strumenti per interrompere la guerra.
Quindi, ciò di cui dobbiamo discutere non è se essere contro la guerra, perché la guerra c'è dal 2 agosto, ma se essere a favore o contro l'uso delle armi da parte delle forze alleate e sotto l'egida dell'ONU. E su questo voglio dire subito che sono contro il ricorso alla forza militare e sono sostenitore dell'embargo, un embargo affiancato da altre iniziative, di carattere nonviolento.
La seconda considerazione è che sono contro il pacifismo corrente: il pacifismo di oggi che è fatto di marce marce - dove il secondo termine è un aggettivo - perché a nulla danno vita, che è fatto di veglie di preghiera da parte di coloro che non sono abituati a pregare e che dovrebbero ricorrere agli strumenti che sono abituati ad utilizzare - la politica - e non prenderli in prestito da altri, e che è fatto anche di mamme lacrimanti. E Dio ci scampi, in Italia, dalle mamme lacrimanti. Questo non è il pacifismo che io desidero. Questo è "pacismo", cioè la pace ad ogni costo: a costo di ogni violazione del diritto, a costo di ogni sacrificio della democrazia e di vite umane.
In terzo luogo voglio dire che nel caso che la guerra divampasse anche attraverso l'intervento delle forze militari alleate su mandato dell'ONU, pur essendo oggi contro il ricorso all'uso della forza militare, sarei a favore della partecipazione italiana a questa forza alleata che usa gli eserciti. In mancanza, allora, di un'alternativa nonviolenta per difendere i diritti e la democrazia, e in presenza, invece, nel dibattito culturale e politico, della semplice alternativa tra la guerra e un pacifismo che maschera molte intenzioni diverse e che comunque contribuisce, ovunque nel mondo, alla conferma del ricorso alla guerra, o di aggressione o di difesa, io mi schiero per una guerra difensiva e che è volta a ristabilire il diritto e l'ordine internazionale.
Voglio aggiungere che oggi abbiamo dovuto prendere atto del fallimento di tutta una serie di valori e di organizzazioni in cui crediamo (o abbiamo creduto). Intanto vediamo il fallimento della forza politica e morale dell'Europa comunitaria. In questa fase l'Europa comunitaria non ha avuto nessuna capacitò di organizzare una risposta adeguata alla situazione che si era creata. I capi di governo dell'Europa non hanno saputo convocare il Parlamento Europeo, né darsi al loro interno un senso di responsabilità per giungere ad una posizione unitaria e per intervenire con decenza e con tempestività sulla crisi che si è manifestata.
E credo che anche noi, come cittadini dell'Europa, dobbiamo porci il problema della mancanza di democrazia e di organi della democrazia in Europa, se vogliamo che la potenza economica dell'Europa, e anche la capacità morale che ancora all'Europa viene riconosciuta, possano dispiegarsi effettivamente.
In secondo luogo, dobbiamo prendere atto del fallimento di questo pacifismo. O noi che crediamo nei valori della democrazia, del diritto e della libertà siamo capaci di difendere questi valori dove sono violentati, ossia siamo in grado di armare istituzioni internazionali con gli strumenti della nonviolenza (e non disarmate dalle velleità del "pacismo"), oppure dovremo accettare di volta in volta le violazioni delle libertà e il ricorso alla guerra per ripristinare le libertà.
La guerra non solo è crudele, ma è inefficace. La violenza genera violenza, anche quando le ragioni sono dalla parte di chi la esercita. Ma la guerra è inefficace soprattutto perché non può essere utilizzata costantemente come strumento per sanare delle situazioni.
Noi non vogliamo aprire conflitti armati nei confronti dell'Unione Sovietica per aiutare la Repubblica lituana a trovare la sua indipendenza. Non vogliamo ricorrere alla guerra in ogni altro caso di violazione dei diritti politici e dei diritti umani nel mondo. Ma dobbiamo intervenire perché queste violazioni cessino.
Il pacifismo che dichiara la pace come bene supremo, e non capisce che la pace è vera soltanto se è legata alla libertà, alla democrazia e alla giustizia, non fa altro che difendere di fatto la violazione dei diritti di libertà, di democrazia e di giustizia, quindi non fa altro che giustificare il ricorso alla violenza per contrapporsi a chi crea disordine e disumanità.
Oggi ci troviamo di fronte a un problema concreto nel Golfo: ci troviamo di fronte al problema di fermare un dittatore di un Paese che ha macchine belliche, costruite e fornite, con continui ricambi, dai Paesi industriali avanzati; un dittatore che se non fosse stato fermato all'indomani del 2 agosto, probabilmente oggi rappresenterebbe una minaccia che potrebbe essere equiparata a quella di un nuovo Hitler dei Paesi arabi.
E' necessario fermarlo e credo che dobbiamo ringraziare l'esercito degli Stati Uniti, se con un intervento tempestivo e necessario ci consente oggi di scegliere tra l'embargo e il ricorso alla forza militare.
Io trovo sciagurata la mozione che i colleghi della Lega Lombarda hanno presentato in questa occasione. Hanno un'incomprensione della situazione politica internazionale e della realtà del mondo che veramente stupisce e che dovrebbe indurli a discutere di più al loro interno e anche con gli altri, prima di arrivare a considerazione come quelle contenute in questa mozione. E' una mozione in cui si parla degli Stati Uniti come di un paese strutturato su una economia di guerra (e lasciamo perdere questa banalità), ma in cui si invita addirittura il Kuwait (cioè un Paese invaso, massacrato, torturato e violentato, secondo le denunce di Amnesty International) a decidere il proprio futuro attraverso un referendum popolare. Io credo che fare confusioni nella situazione internazionale fra la Lombardia, la Lituania e il Kuwait (stato sovrano invaso e violentato da un altro stato), ed avere questo come dispositivo centrale di una mozione presentata in questo Consiglio regionale, rappresenti l'espressione di un infant
ilismo che, francamente, non dovreste consentirvi. ... (interruzione)... Siamo qui anche per esprimere giudizi sulle politiche del Governo, sulle politiche delle opposizioni, sulle politiche dell'opposizione all'opposizione al Governo. Siamo qui per confrontare le nostre tesi. In questo momento so che quasi nessuno è d'accordo sulle cose che dico. Ma, almeno voi che chiedete continuamente franchezza e cristallina esplicitazione delle posizioni, consentitemi di esprimere il mio giudizio.
Ritengo che la Lega Lombarda sia una forza politica importante e vedere abbassato il livello dello scontro politico ai livelli contenuti in questa mozione, mi inquieta come cittadino di questo Paese. ...(interruzione)... Voi dite all'esterno che non bisognerebbe ragionare da politici e qui mi invitate a ragionare da politico, cosa che evidentemente non so fare e ringrazio il Cielo di non saper fare...
Mi avvio alla conclusione. Vorrei soltanto ribadire la necessità che nasca, in Italia, nei movimenti pacifisti internazionali e democratici, in tutti coloro che si riconoscono nelle regole contenute nella nostra Costituzione e nella Carta che ha costituito le Nazioni Unite, e soprattutto in quelle che difendono i diritti civili e politici degli uomini e delle donne, l'impegno di costruire una forza nonviolenta, che sappia intervenire efficacemente, che sappia sottrarsi alle tentazioni del ricorso automatico all'uso della forza militare e che sappia costruire una capacità di risposta adeguata, in termini di aggressività nonviolenta e di incisività, in ogni situazione in cui il diritto internazionale e i diritti civili siano minacciati.