Una poco nota "legge" storica - che in questi giorni vale la pena di ricordare - dice che, ad oggi, nessuna guerra è stata combattuta tra due democrazie.
Le guerre sono state sempre combattute o da dittature contro dittature oppure da dittature contro democrazie.
Si tratta, naturalmente, di una legge empirica, non di una regola matematica, e domani potrebbe essere smentita. Però, fino ad oggi è stato così. Si tratta solo di un caso? Oppure c'è qualcos'altro?
Io ne ho tratto queste riflessioni e deduzioni:
- i regimi democratici hanno dimostrato di avere in sé, in ultima analisi, gli anticorpi per evitare che le questioni politiche, economiche e sociali tra stati vengano tradotte in guerra;
- i regimi dittatoriali, non dovendo tener conto del giudizio dei cittadini, non disponendo del filtro elettorale per impedire, tra l'altro, che un folle tipo Saddam vada al potere, non seguendo i principi dello Stato di Diritto, trovano nella guerra il più immediato e semplice strumento di soluzione dei loro problemi, interni ed esterni;
- i Paesi democratici vengono spinti alla guerra dal contendente dittatoriale (questo risulta inaccettabile ad un certo tipo di pacifisti, ma è così...)
- il reale, autentico pericolo di guerre attuali o future è rappresentato da tutti i regimi dittatoriali attualmente in essere: la Cina, quasi tutti gli stati arabi, Cuba, i Paesi ex-comunisti ma non ancora democratici, ecc. (Tra l'altro, mi sembra necessario cominciare a porsi anche il problema della rappresentatività in seno all'ONU di questi Paesi. E' accettabile che, alle Nazioni Unite, regimi dittatoriali siedano assieme, come se niente fosse, con quelli democratici?);
- l'unico efficace strumento a favore della pace è una durissima, incisiva, pressante azione democratica e nonviolenta per "destabilizzare" le dittature dei suddetti Paesi e sostituirle con regimi il più possibile democratici.
- il Partito radicale mi sembra lo strumento politico più idoneo per mettere in pratica quanto suddetto; non appena qualcun altro mi proporrà soluzioni migliori sarò ben lieto di seguirlo.
Giuseppe Lorenzi