che non e' ancora abbonata ad Agora' (ma spera di esserlo presto), mi ha chiesto di trascrivere qui il suo intervento.---------------------------
Non sono parlamentare e percio' non ho dovuto esprimermi con un voto, tuttavia sento la necessita' di comunicare il dramma che anch'io ho vissuto e sto vivendo.
Quando gli elementi che sono sul tappeto, compresenti nel tuo pensiero, sono l'inderogabile "non uccidere", la fedelta' alla via del dirittto e ti trovi di fronte all'umbratiel ONU (unica struttuta sovranazionale) che, di necessita' si affida al braccio armato dell'America contro il violento Saddam, si capisce l'estrema difficolta' di ciascuno di noi. Non devo votare e percio' forse non so cosa avrei fatto: anche se mi pare di poter dire che non sarei approdata al si'. Rispetto ovviamente le varie scelte dei radicali parlamentari e soprattutto ho sentito la posizione di chi come Strik dice di aver deciso solo negli ultimi cinque minuti, in estremis.
Difficile far quadrare e comporre valori e pesi che hanno a che fare col nostro vissuto e, momento per momento, valenze diverse. Resto cosi' con i miei quesiti. Si e' fatto tutto quello che si poteva, prima? Si puo' rispondere alle richieste e agli interessi dei mercanti di armi? L'irrileva nznumerica dei radicali in Parlamento e' stata considerata? La crescita numerica dei radicali, cosi' necessaria e richiesta, trova nel nostro modo di esprimerci un motivo e una sollecitazione?
Quello che e' certo e' che la nostra unita' si ritrova nel progetto di rilancio dell'embargo (vedi Marco a Teramo) per continuare a tessere la rete della nonviolenza nella costruzione reale di una struttura sovranazionale di controllo.
Le guerre che dobbiamo impedire sono quelle che l'economia e la cultura della guerra torneranno puntualmente a proporre. Questo penso e soffro da non votante.
Gabriella Guzzi