La guerra nel Golfo ha risvegliato gli appetiti delle industrie belliche italiane, da anni in crisi a causa dell'esplosione della pace in tutto il mondo. Avevano dovuto subire perfino la nuova disciplina più restrittiva sul controllo della vendita delle armi approvata dal Parlamento italiano il 9 luglio 1990.
Ma con l'iniziativa militare di Hussein del 2 agosto, hanno capito che si aprivano nuove possibilità di rilancio e quindi si sono adoperati per far fallire o comunque ritardare l'entrata in vigore della nuova legislazione. La legge 9 luglio 1990, n.185 recante "Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali d'armamento" rinvia infatti la sua effettiva entrata in vigore al momento dell'approvazione dei regolamenti attuativi. Con le dovute pressioni sono riusciti a non far emanare questi regolamenti per cui, il 25 gennaio 1991, la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana ha potuto annunciare la buona novella: "considerato che non sono ancora vigenti i provvedimenti attuativi della legge 9 luglio 1990, n.185 necessari per attivare i nuovi procedimenti autorizzativi e di controllo ivi disciplinati" si continua ad impiegare la precedente legislazione, quella che ha garantito nel passato piena libertà d'azione e assenza di controlli ai "mercanti di morte".