"Il capitalismo s'impiccherà con la sua stessa corda" dicevano i marxisti. La previsione non si è, per fortuna, avverata. Ma è certo che nella guerra del Golfo il "capitalismo" ha contribuito non poco a costruire la corda con la quale Saddam Hussein ha tentato di strangolarlo. Se oggi l'occidente è costretto ad affrontare la durissima guerra del Golfo, a schierare centinaia di migliaia di soldati, ad usare tutta la sua "potenza" militare, dobbiamo ringraziare le tante aziende belliche che per anni hanno costruito il potere militare di Saddam Hussein, i tanti governanti "democratici" che questo traffico hanno consentito e coperto.
Anche l'Italia ha contribuito sia direttamente che indirettamente a quest'opera suicida. Sia vendendo armi che, attraverso la filiale della Banca Nazionale del Lavoro di Atlanta, finanziando una parte consistente dello sforzo bellico iracheno, in particolare quello teso ad acquisire tecnologia per la produzione in proprio di sistemi d'arma convenzionali e quello necessario per la realizzazione di armi chimiche, batteriologiche e forse nucleari.
La BNL, alla data del 31 dicembre 1990, aveva infatti garantito crediti all'Iraq, per somme effettivamente già erogate, pari a quasi duemila milioni di dollari.
Per consentire un approfondimento su questi episodi, ritengo utile versare alcuni documenti sul sostegno che l'Italia (e l'occidente) ha fornito all'Iraq. Il primo è la relazione conclusiva della Commissione speciale del Senato sulla filiale di Atlanta della BNL. E' un inedito perché non è stato ancora pubblicato dal Senato (abbiamo copiato il file direttamente nella tipografia del Senato).
Bisogna tenere presente, nella lettura, che la BNL ha cercato di sostenere che il signor Cristopher Drogoul, direttore della filiale di Atlanta della banca, avrebbe compiuto quel volume di operazioni bancarie a favore dell'Iraq all'insaputa della direzione centrale.
Il documento smentisce questa affermazione. Ancor più interessante sarebbe pubblicare la relazione riservata della Banca d'Italia sulla BNL, ma la lunghezza del documento non lo consente.
Il secondo documento che riverso nella conferenza è la relazione preparata da Keneth Timmerman, per conto del "Simon Wiesenthal Center" sull'esportazione di tecnologia per la produzione di armi "non convenzionali" all'Iraq e alla Libia.
Questo secondo documento sarà proposto a puntate poiché la sua digitazione comporta un lavoro piuttosto complesso.