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Conferenza Partito radicale
Cicciomessere Roberto - 8 febbraio 1991
(1) DOCUMENTO CONCLUSIVO D'INDAGINE DELLA COMMISSIONE SPECIALE SUL CASO DELLA FILIALE DI ATLANTA DELLA BANCA NAZIONALE DEL LAVORO
SENATO DELLA REPUBBLICA

SOMMARIO

1) La scoperta delle irregolarità presso la filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro.

2) La costituzione e i primi atti della Commissione speciale.

3) Le missioni e i riscontri negli Stati Uniti.

4) Contesto politico, rapporti con gli interlocutori, criteri adottati nello sviluppo delle indagini.

5) I profili essenziali dell'analisi della vicenda.

6) I diversi profili della rilevanza giuridica dell'attività fraudolenta della filiale di Atlanta nell'ordinamento degli Stati Uniti.

7) Il procedimento di ricostruzione della vicenda nelle indagini della Commissione.

8) Risultanze acquisite in merito ai meccanismi di frode e al mancato funzionamento dei meccanismi di controllo.

9) Rinvio ad un approfondimento sui possibili collegamenti con il traffico internazionale di armi.

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1) La scoperta delle irregolarità presso la filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro

Il 4 agosto 1989 - ma l'azione era stata preparata dal 28 luglio - dopo aver informato ll'US Attorney della Georgia, la Federal Reserve e il Federal Bureau of Investigation (FBI) con un'eccezionale mobilitazione pone- vano sotto controllo la filiale di Atlanta della BNL e procedevano ad una "ispezione a sorpresa", disponendo il sequestro di "archivi di documenti e dischi". Il clamore dell'iniziativa - estesa poi a tutte le sedi BNL del Nord America - e dei fatti immediatamente successivi aveva notevoli ripercussioni, non solo in Italia. Rischiava, infatti, di concludersi con inchieste giudiziarie e ammini- strative, rivelatrici, tra l'altro, di un'assoluta inade- guatezza della struttura rispetto a disegni ambiziosi di espansione, l'esperienza internazionale dell'istituto, iniziata sotto ottimistici auspici, e si apriva piena d'incognite la ricerca di cause e reponsabilità su un "affaire" - BNL Atlanta - dai risvolti oscuri.

Non bastava la solidarietà, subito manifestata dalle autorità americane, a sollevare il Governo prima e il Parlamento poi dallo stupore e dallo sgomento. Venivano adottate le misure più urgenti per definire i limiti dell'esposizione finanziaria, per avviare severe indagini, per contenere le dimensioni dei danni, per evitare contrac- colpi nella BNL, provvedendo alla ricapitalizzazione.

Le dimensioni della grave vicenda furono rilevate dopo qualche giorno dagli ispettori della Banca d'Italia.

In sostanza, agli organi di vigilanza si erano manifestati - nelle parole degli ispettori - gravi e pregiudizievoli disegni volti ad assicurare ingenti crediti in favore di enti governativi dell'Iraq, anche mediante la sottoscrizione di specifici accordi, per finanziare l'acquisto di prodotti industriali ed agricoli, nonché l'installazione di impianti.

Secondo fonti della BNL, alla data del 31 dicembre 1990 il credito per cassa della BNL nei confronti delle controparti irachene - corrispondente a somme effettivamente già erogate - assomma a milioni di dollari 1.506,84 (1.335,86 verso la Central Bank of Iraq; 116,87 verso la Rafidain Bank; 54,29 verso la Rasheed Bank).

Vanno poi aggiunti 379,70 milioni di dollari di crediti garantiti da agenzie governative USA (2,40 verso la C.B.I. e 377,30 verso la Rafidain Bank).

Occorre ancora menzionare altri impegni di firma, rilasciati attraverso lettere di credito, per operazioni commerciali che sono state bloccate dalla rottura delle relazioni economiche con l'Iraq. Si tratta di un impegno della BNL per 351,36 milioni di dollari (349,70 nei confronti della C.B.I. e 1,66 nei confronti della Rafidain Bank). Tale impegno evidentemente si svuota via via di contenuto, con il trascorrere del tempo in quanto - anche volendo prevedere una prossima ripresa di ordinarie relazioni commerciali - è ipotizzabile una revisione di numerosi contratti, se non altro per la scadenza di molti termini.

A seguito dell'emergere delle gravissime irregolarità della filiale di Atlanta, le dimissioni del Direttore Generale e del Presidente dell'istituto bancario apparvero subito inevitabili sul piano dell'opportunità, restando peraltro impregiudicata l'analisi sui ruoli dei vertici e delle varie strutture della Banca nella vicenda.

Il ministro del Tesoro riferì alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato il 14 settembre 1989 e all'Assemblea della Camera dei Deputati il successivo 20 settembre, rispondendo ad interpellanze ed interrogazioni. Negli stessi giorni al Senato veniva presentata dal Gruppo del PCI e della Sinistra Indipendente la proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta (doc.XXII n. 16). Gli accertamenti affidati alla costituenda Commissione di inchiesta dall'articolo 1 della nominata proposta sono riferiti - oltre che all'entità delle operazioni irregolari e della correlativa esposizione creditizia della banca, alle imprese e alle merci interessate dai finanziamenti e all'eventuale violazione dell'embargo vigente nei confronti dell'Iraq - soprattutto alla efficienza dei controlli interni della BNL e di quelli esterni operati dalle autorità statunitensi. Ciò che, in effetti, appariva immediatamente inverosimile, alla luce del comune buon senso, era che un meccanismo così rilevante di frode pot

esse essere realizzato sfuggendo ad un serio dispositivo di controlli contabili e di gestione, del quale non solo un istituto, ma l'intero sistema bancario internazionale, nel suo complesso, non può fare a meno.

 
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