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Cicciomessere Roberto - 8 febbraio 1991
(2) LA "POISON GAS CONNECTION"

I fornitori occidentali di armi e tecnologie non-convenzionali

all'Iraq e alla Libia

Rapporto speciale redatto da

Kenneth R. Timmerman per conto del Simon Wiesenthal Center

I. IRAQ

Introduzione

Nel corso degli ultimi dieci anni, l'Iraq ha importato oltre 50 miliardi di dollari di armamenti moderni, e si tratta di una stima prudente(1) . Mentre il grosso degli acquisti dell'esercito iracheno (carri armati, veicoli corazzati e artiglieria) erano di provenienza sovietica, molte delle armi migliori sono state acquistate dall'Occidente. Dall'Italia l'Iraq ha acquistato fregate e lanciamissili moderne, del valore di oltre tre miliardi di dollari. Dalla Gran Bretagna e dall'Olanda l'Iraq ha acquistato armi sofisticate per un valore di oltre 15 miliardi di dollari, compresi 133 caccia-bombardieri Mirage F1, 140 elicotteri da combattimento, 1.000 veicoli corazzati, 884 missili Exocet, 20.000 missili anticarro HOT e Milan, e 2.500 missili da combattimento aereo.(2)

Anche quando le riduzioni dei crediti cominciarono a farsi sentire nel 1987-88, i fabbricanti di armi occidentali realizzavano profitti favolosi con l'Iraq. I compratori di armi iracheni erano accolti come ospiti VIP nella gran maggioranza delle capitali occidentali. Come è stato recentemente rivelato in una recente trasmissione di 'Panorama' della BBC da Christopher Cowley, un ingegnere ora sotto accusa in Gran Bretagna per il ruolo svolto nell'affare del super-cannone: "era una enorme torta che doveva essere tagliata a fette. Noi parlavamo non di milioni o di centinaia di milioni di sterline ma di miliardi di sterline. Ed ogni governo europeo voleva la sua fetta di quella torta."(3)

Non vi era nulla di illecito negli acquisti di armi da parte dell'Iraq. L'intero arsenale di armi convenzionali veniva acquistato palesemente. L'Iraq non doveva far ricorso ad acquisti clandestini o di mercato grigio come aveva fatto l'Iran in tutto il corso della Guerra del Golfo. L'Occidente corteggiava l'Iraq quale baluardo contro l'espansionismo islamico diffondentesi verso l'occidente da Teheran, e gli iracheni avevano sfruttato tale posizione di privilegio per farsi degli amici e intrecciare affari.

Essi si erano avvantaggiati anche di tutti gli anni favorevoli per apprendere tutti i pregi e difetti dell'industria occidentale delle armi. I venditori occidentali riconoscono apertamente che alla metà degli anni Ottanta gli iracheni avevano accumulato una esperienza di tutto rispetto in materia di mercato degli armamenti. Essi sapevano quello che volevano. Si dice che Saddam Hussein avesse dichiarato una volta che sarebbe stato disposto a pagare ai francesi il 10% in più rispetto agli altri clienti, per assicurarsi di poter ricevere quanto di meglio potevano dargli.

Per 20 anni tale strategia aveva dato esiti positivi. Al culmine della guerra con l'Iran, la Francia aveva consegnato all'Iraq il meglio dei missili e delle contromisure elettroniche (ECM) spesso prima della loro adozione da parte delle forze armate francesi.(4) Altrettanto avevano fatto gli altri fornitori occidentali.

Ma all'Iraq non bastava di aver costituito il più grande arsenale di armi convenzionali mai visto nel mondo arabo. Saddam Hussein cercava altre armi - armi di distruzione di massa - che secondo lui gli avrebbero garantito la superiorità nei confronti di Israele. E si è servito di anni di influenza nell'acquisto di armi e nella vendita di petrolio, per gettare le basi di una vasta rete clandestina per procurarsi le tecnologie di cui aveva bisogno per fabbricare tali armi in Iraq, spesso con la connivenza, se non con la complicità dei governi occidentali.

I controlli: Esistono numerose convenzioni internazionali per il controllo del flusso della tecnologia delle armi strategiche e del loro impiego in guerra. Il barbaro uso di armi chimiche durante la prima guerra mondiale portò nel 1925 al Protocollo di Ginevra che bandiva l'uso in tempo di guerra di agenti chimici o batteriologici. Nel 1972 seguì la Convenzione sulle armi biologiche, che ha messo fuori legge la produzione e l'impiego di tossine.

A partire dal 1984, le preoccupazioni circa l'uso, da parte dell'Iraq, di gas velenosi nella Guerra del Golfo, hanno indotto diversi paesi occidentali ad introdurre leggi che prevedono la creazione di "elenchi di guardia" dei prodotti chimici precursori e impongono una qualche forma di controllo sul loro acquisto. Ma l'Iraq si è limitato ad ignorare semplicemente i paesi forniti di più o meno efficaci controlli delle esportazioni (tra cui gli Stati Uniti) per i propri acquisti concentrando i propri sforzi su altri (tra cui la Germania Occidentale) dove i controlli non esistevano affatto o non venivano fatti rispettare.

Il largo impiego di gas velenosi da parte dell'Iraq, prima contro l'Iran, poi contro la stessa popolazione propria dei curdi, dimostrava che i controlli alle esportazioni adottati a casaccio e le dichiarazioni di intenti non erano sufficienti. Le preoccupazioni relative all'impiego di gas velenosi ad opera dell'Iraq, ed alla fabbrica di gas velenosi della Libia a Rabta hanno portato direttamente alla convocazione della Conferenza sulle armi chimiche di Parigi del gennaio del 1989. Ma la pesante azione di lobby dell'Iraq e dei suoi alleati del Terzo Mondo hanno impedito che la Conferenza giungesse ad un accordo sul bando della produzione e dell'immagazzinamento delle armi di tal genere. Nel frattempo, l'Iraq ha creato una propria industria chimica sì da rendere inefficaci i controlli internazionali del tipo che la Conferenza di Parigi avrebbe potuto eventualmente approvare, fin dal momento della loro entrata in vigore.

Controlli ancor più limitati esistevano sulle tecnologie dei missili balistici fin quando gli Stati Uniti e sei alleati occidentali (Canada, Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone e Germania Occidentale) hanno firmato il Regime di Controllo della Tecnologia Missilistica (MTCR) il 16 aprile 1987. La maggior parte degli esperti ritiene che il MTCR sia stato adottato troppo tardi. Secondo le parole di Frank Gaffney, già esperto del controllo degli armamenti del Pentagono, l'MTCR "aveva chiuso le porte della stalla quando i buoi erano già fuggiti".(5) All'epoca della firma del Trattato, l'Iraq aveva stabilito rapporti duraturi con affidabili fornitori di tecnologia dei missili balistici ed aveva appreso l'arte delle commesse clandestine.

Tale successo hanno avuto gli iracheni nell'annullare i controlli da riuscire perfino ad ottenere che banche occidentali (come la succursale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro) finanziassero i propri acquisti di gas velenosi, di missili balistici e di tecnologia nucleare. E un mese dopo l'invasione del Kuwait, la principale ditta di acquisti clandestini dell'Iraq, la Trade & Development Group, continuò a fare affari ed a disporre spedizioni all'Iraq dalla propria sede londinese.

E' senz'altro probabile che molti dei fornitori clandestini dell'Iraq continuano tuttora ad effettuare spedizioni servendosi dei metodi del mercato nero ormai perfezionati per raccogliere la sfida dell'embargo delle Nazioni Unite.

 
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