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Cicciomessere Roberto - 9 febbraio 1991
(10) LA "POISON GAS CONNECTION"

I fornitori occidentali di armi e tecnologie non-convenzionali

all'Iraq e alla Libia

Rapporto speciale redatto da

Kenneth R. Timmerman per conto del Simon Wiesenthal Center

II. LIBIA

Introduzione

La Libia ha tratto beneficio quasi quanto l'Iraq da un "rapporto speciale" con la Germania Occidentale. Nel corso degli anni Settanta, i tecnici tedeschi dell'MBB costituirono il Gruppo OTRAG, società ingegneristica molto simile al Consen, preposta alla costruzione di un missile balistico a medio raggio in Libia. Il poligono sperimentale dell'OTRAG, situato nei pressi della città desertica di Sebha, è stato in seguito convertito per la produzione di armi chimiche, ancora una volta con l'aiuto della Germania Occidentale. E' stata la costruzione, da parte della Libia, di un impianto per gas venefici a Rabta, a richiamare più di tutto (compreso l'impiego di gas venefici durante il conflitto Iran-Iraq) l'attenzione internazionale sui problemi della proliferazione delle armi chimiche in Medio Oriente.

Le fasi della vicenda di Rabta sono state ampiamente riferite dalla stampa internazionale. Per tale motivo, ci limiteremo a riassumere brevemente, qui di seguito, le vicende dell'affare Rabta. Ci soffermeremo invece sulla questione politica riguardo a quel che il governo della Germania Occidentale sapeva rica la vendita di tecnologia delle armi chimiche alla Libia ed al momento in cui ne era venuto al corrente.

Il coinvolgimento di una vasta rete di ditte della Germania Occidentale nella costruzione del complesso di Rabta è divenuto motivo di grave imbarazzo per il governo Kohl, ed ha portato alla rivelazione di uno dei più straordinari documenti pubblici mai resi noti.

Noi faremo largamente ricorso, nel resoconto che segue, al rapporto Schauble, che contiene dati precedentemente riservati, raccolti dal Federal Intelligence Service (BND) e da altre agenzie. E' una storia di doppiezza, di ostinata cecità e di aperte menzogne.

A. Un inizio tranquillo

Alla riunione del Dipartimento di Stato di mercoledì 14 settembre 1988 il portavoce Charles E. Redman era pronto a far scoppiare una bomba.

Può darsi che Redman ed i suoi superiori in seno all'Amministrazione Reagan credessero veramente che i governi della Germania Occidentale e del Giappone avrebbero ammesso la colpa che il Dipartimento di Stato era in procinto di addossare su di loro e vi avrebbero silenziosamente posto rimedio. Se così fu, si erano sbagliati. Poichè, quando Redman annunciò che gli Stati Uniti si erano convinti che la Libia avesse la capacità di produrre armi chimiche ed era in procinto di dar corso alla produzione di gas venefici, la risposta da Tokio e da Bonn fu unanime: silenzio.(46)

Altri particolari furono forniti quella stessa sera da un telegiornale della NBC. La rete televisiva americana rivelava che la Libia aveva l'intenzione di produrre gas nervino e avrebbe subito iniziato la produzione di iprite in un impianto 80 chilometri a sud di Tripoli. Era l'inizio dell'Affare Rabta.

Nei giorni successivi, funzionari degli Stati Uniti dissero di avere espresso le proprie preoccupazioni al Giappone per il fatto che una ditta giapponense poteva forse essere stata coinvolta nella costruzione dell'impianto per la produzione di gas venefici. A Tokio, il quotidiano Mainichi Schimbun citò come possibile colpevole la ditta Japan Steel Works, facente parte del gruppo Mitsui.

ma ci vollero parecchie settimane prima che ditte tedesche non citate in precedenza fossero pubblicamente segnate a dito. E non fu che il 1· gennaio 1989 che il nome della Imhausen-Chemie fu citato per la prima volta quale prima appaltatrice dello stabilimento "Pharma-150 Pharmaceuticals" di Rabta.(47)

B. Scoppia la tempesta

Il governo della Germania Occidentale manifestava pubblicamente la propria irritazione nei confronti di quella che considerava una "fuga di notizie" ad opera dell'America. In un articolo del Washington Post in data 4 gennaio 1989, funzionari anonimi della Germania Occidentale ammettevano di aver dato corso ad una indagine nei confronti di 5 ditte della Germania Occidentale dopo che funzionari della CIA avevano dichiarato ai dirigenti di Bonn, in data 22 dicembre, che le cinque ditte in questione avevano preso parte al progetto di Rabta. "Ma il governo di Bonn si era sentito frustrato dalla mancanza di dati da parte degli Stati Uniti, che finora erano consistiti in due foto scattate da un satellite spia e nei nominativi delle ditte, a detta di un funzionario" riferiva l'articolo. Il "funzionario" tedesco occidentale aggiungeva: "ne abbiamo richiesti altri".(48)

Lo stesso giorno, il Ministro degli esteri tedesco occidentale Hans-Dietrich Genscher univa la sua voce al coro delle lamentele. Bonn "non possedeva prove" atte a dimostrare che una ditta della Germania occidentale avesse aiutato la Libia a costruire un impianto di gas venefici, secondo quanto riferito dall'Associated Press da Bonn.(49) Un portavoce del Ministro Genscher dichiarava che la Germania Occidentale aveva chiesto agli Stati Uniti "ulteriori dati" a sostegno delle proprie affermazioni. Helmut Kohl in seguito si è lamentato della campagna americana volta a spargere fango: "non è questo il modo di trattare gli amici."(50)

Solo il 12 gennaio del 1989 le autorità tedesche sono riuscite a sequestrare 12 casse di documenti contenenti alcuni dei contratti per Rabta dagli uffici di un mediatore iracheno di nascita, Ihsan Barbouti. Si è creduto che la IBI Engineering di Barbouti avesse orchestrato l'impesa internazionale di commesse per l'impianto di Rabta, e potesse aver avuto una parte anche nei progetti di commesse di armi chimiche all'Iraq. Da allora egli è scomparso.

Una indagine di Business Week ha dimostrato che il presidente della Imhausen, Dr. Jurgen Hippenstiel-Imhausen, aveva imboccato la via del mercato nero dei tempi andati. Per vendere gas venefici alla Libia era passato per Hong kong, dove aveva costituito una società fittizia chiamata Pen-Tsao-Materia-Medica-Center Ltd.(51) Successivamente è stato dimostrato che aiuti essenziali all'impianto erano stati forniti da una vasta rete di ditte europee e americane, tra cui:

- Preussag (Repubblica federale tedesca)

- Pilot Plant ( " " " )

- Karl Kolb ( " " " )

- IBI/Ihsan Barbouti international (Rep. fed. tedesca)

- IBI Engineering (Repubblica federale tedesca)

- Philips Petroleum (Belgio)

- De Dietrich (Francia)

La Karl Kolb, la Preussag e la Pilot Plant erano tutte ben note per i loro affari con l'Iraq. E' risultato che la Philips aveva effettuato consegne di Thiodyglycol, precursore diretto dell'iprite, mentre la De Dietrich aveva fornito i vasi foderati di vetro del reattore, necessari per il miscuglio del mortale prodotto. In Giappone la Mitsubishi aveva fornito un impianto per la lavorazione dei metalli idonea per la fabbricazione di proiettili di mortaio riempiti con agenti di armi chimiche, mentre la ditta Japan Steel Works aveva fornito macchinari e attrezzature per l'arredo dell'impianto.

A mano a mano che la storia è venuta a galla, è cresciuto lo sconforto del Cancelliere Kohl. Infine, persino George Bush ha cercato di fornirgli una via d'uscita dichiarando: "Non ho mai dubitato dell'impegno del Cancelliere Kohl ai fini del controllo e della eliminazione delle armi chimiche."(52) Le dichiarazioni di Bush sono state estremamente diplomatiche. Perchè lo fossero, e quanto il governo tedesco occidentale sapesse circa il progetto Rabta, è stato rivelato dal Rapporto Schauble.

C. Il Rapporto Schauble

Il titoloufficiale di Wolfang Schauble era: Ministro federale per incarichi speciali e Capo della Cancelleria federale. In realtà egli era il principale mediatore di Helmut Kohl, specialmente una volta apparso chiaro che le informazioni essenziali raccolte dai servizi segreti tedesco occidentali sul caso Rabta non erano pervenute in tempo al Cancelliere, perchè bloccate dal suo Vice per gli Affari della Sicurezza, Segretario di Stato Waldma Schrekenberger.(53)

Schauble ha presentato il rapporto al Bundestag il 17 febbraio 1989, due giorni dopo che esso era stato recepito dal governo federale della Germania Occidentale. Esso contiene una dettagliata cronologia di quanto era a conoscenza dei servizi segreti tedesco occidentali circa il progetto relativo all'impianto di produzione di gas venefici in Libia, fin dall'aprile del 1980, e mostra che la Imhausen-Chemie risultava vhiaramente individuata, in data 5 luglio 1985, quale potenziale fornitrice dell'impianto di Rabta. Sebbene il rapporto Schauble cerchi di scagionare da ogni responsabilità il Governo della Germania Occidentale, esso costituisce una sorprendente descrizione del tipo di voluta cecità che ha caratterizzato l'atteggiamento tedesco verso i gas venefici fin dagli inizi.

Le seguenti affermazioni sono tratte dalla premessa al rapporto: "Soltanto le informazioni ricevute dai servizi di sicurezza federali (BND) il 15 luglio 1988 erano sufficientemente valide per giustificare l'avvio di indagini preliminari circa il coinvolgimento della Imhausen. L'Istituto criminologico delle Dogane (ZKI) ha dato immediatamente corso a tali indagini dopo che i dati erano stati valutati dal BND."

In altre parole, 5 mesi prima dell'avvertimento degli Stati Uniti, non solo il governo tedesco occidentale sapeva che la Libia stava costruendo un impianto di produzione di gas venefici, ma disponeva di prove sostanziali che dimostravano il coinvolgimento di una azienda tedesca. Ciò malgrado, il Cancelliere Kohl ed il suo Ministro degli Esteri proclamavano la loro ignoranza.

"Precedenti informazioni relative al possibile coinvolgimento di ditte tedesche", prosegue il rapporto, "erano state estremamente vaghe e non offrivano alcuna base per ulteriori indagini. Inoltre, i rapporti erano contrastanti. Alcuni contenevano voci circa il possibile coinvolgimento di ditte tedesche (ad esempio, quello del 27 gennaio 1988), mentre altri inducevano a ritenere, a giudicare da quel che si sapeva all'epoca, che probabilmente non vi erano ditte tedesche coinvolte nella costruzione della struttura per le armi chimiche."

La buona notizia era che "probabilmente" non vi erano ditte tedesche coinvolte nell'impianto per gas venefici della Libia. Secondo Schauble quello era un motivo sufficiente per non indagare ulteriormente.

"In un paese democratico, rispettoso delle leggi, il semplice sospetto non è motivo sufficiente per adottare misure di legge contro individui o società che possano essere state coinvolte nella costruzione di un impianto per la produzione di gas venefici in Libia o in altre attività in detto paese nel campo degli armamenti. Devono sussistere prove decisive. Ciò vale anche per le dichiarazioni pubbliche da parte del governo federale. Non si può esporre una persona al pericolo di un giudizio anticipato, con tutte le possibili conseguenze, personali ed economiche."

Questo brano è praticamente un "disco verde" per qualsiasi ditta che desideri collaborare alla costruzione di un impianto per gas venefici in Libia, in Iraq o in qualsiasi altro paese, nascondendone le tracce e fidando sulla buona sorte. Quanto all'espressione "devono sussistere prove decisive", occorrono forse alcune migliaia di cadaveri sparsi su un campo di battaglia del Medio Oriente, come è avvenuto in Iran, prima che il governo intervenga?

La presentazione di Schauble è legalistica, ed a buon diritto. Egli prosegue: "Fino al 13 gennaio 1989, il ZKI ed altre autorità di dogana erano in grado di confermare semplicemente che la Imhausen o altre ditte ad essa consociate:

- avevano probabilmente inviato tecnici in Libia;

- avevano consegnato a Hong Kong una unità di controllo ed expertise tecnica, cianografie e piani per la costruzione di un'azienda farmaceutica. E' probabile che tali elementi siano stati successivamente consegnati alla Libia. All'epoca, peraltro, non era richiesta, neanche per la Libia, una licenza di esportazione per le unità di controllo. A mente delle norme esistenti, anche l'esportazione di "know-how" per la costruzione delle strutture chimiche specificate nella Parte I, sezione D, non era soggetto a licenza. E per quel che riguarda la presenza di ingegneri e tecnici tedeschi in Libia, la loro partecipazione alla costruzione di strutture per armi chimiche all'estero, sotto forma sia di lavoro materiale, sia di consulenza tecnica non costituisce una infrazione alle leggi."

Nel complesso, il rapporto Schauble è una esposizione di notevole valore e franchezza. Esso rivela impassibilmente le lacune dell'ordinamento giuridico della Germania Occidentale e induce a ritenere possibile che altri casi del genere possano verificarsi altrove.

 
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