Vorrei esporre qui le mie opinioni riguardo alla lettera inviata da Giorgio Silfer a Marco Pannella.Caro Giorgio,
sebbene mi sia interessato di esperanto da solo due-tre anni, e quindi essendo quasi "nuovo" nell'ambiente esperantista, sento tuttavia la necessita' di esprimere le mie impressioni su certi aspetti dell' "esperantismo" che, secondo me, provocano, a me e ad altri, rifiuto o per lo meno forti perplessita'.
Metto le mani avanti: non mi piace fare la parte del "disfattista" e non voglio "insultare" nessuno, ma visto che ho speso soldi, energie e soprattutto VITA per questo progetto "esperanto" vorrei dire chiaro, e percio' anche dare la possibilita' a chi la pensa come me di non sentirsi tagliato fuori, che non condivido l'ideologia-religione esperantista.
Sto studiando esperanto ma non sara' nemmeno questa la volta che qualcuno riuscira' a catechizzarmi su alcunche'.
Uso l'esperanto per puro, sano, leggero, egoismo ed utilitarismo e non per umanitarismo, allo stesso modo in cui amo senza l'intermediazione di Dio o di chiunque altro.
Rivendico qui tutto il mio amore e tutto il mio odio, il mio lato simpatico e quello antipatico, la mia bonta' e cattiveria, il mio lato machile, come quello femminile, vale a dire la mia interezza.
Non permetto a nessuna persona od organizzazione, integralismo politico, religioso o linguistico di creare "parti" dentro e fuori di me.
Non mi interessano i "popoli eletti", le parrocchie, i "partiti delle persone oneste" (non esiste il "partito degli onesti", e' una mistificazione), mi interessa poco il "sentimento" che unisce le persone "uguali" per colore della pelle, per sesso, per appartenenza ad uno stesso territorio o perche' parlano una stessa lingua. A me piace la differenza.
Qui, ora, dopo tante prediche sull'amore, lo stare insieme, l'altruismo, il senso comune, l'umilta', la bonta', gli ideali che riempiono e danno senso alla vita ecc. e' il momento di dire che senza odio non c'e' amore, che senza solitudine scelta e vissuta pienamente non si puo' essere veramente con gli altri, che non ci puo' esere altruismo se non si e' estremisti dell'egoismo, che il buon senso e il senso comune sono due cose affatto differenti e spesso in aperto contrasto tra loro, che la nostra umilta' uccide l'amor proprio di chi ci sta vicino, che la nostra bonta' lo umilia e la nostra fuga tutta occidentale dal "vuoto" provoca follia e massacri.
Non esiste persona o religione, o partito od organizzazione che sia "tutto" per me. E' impossibile.
Una lingua e' una lingua, la mia amica Luciana e' la mia amica Luciana, Marco Pannella e' Marco Pannella, Dio non sta da nessuna parte perche' non e' "parte", il potere non e' male in se', la ricchezza non e' male in se'.
Dici "noi crediamo", il "modello in cui crediamo", lo "stile di vita" di noi esperantisti. Mi dissocio: non credo in nessun "modello ideologico o di vita esperantista", quindi almeno, d'ora in poi potrai dire "noi crediamo in questo modello, meno uno", eppure sono esperantista, faccio tutto cio' che mi e' possibile perche' si diffonda questa lingua (la lingua, non il modello ideologico-integralista).
Tu dici <<...come quando il PR difese Baghwan Shree Rajneesh, non ha voluto difendere la sua "dottrina" ma (ben piu' importante) il "libero mercato" delle idee.>>
C'e' una piccola differenza: la stessa che c'e tra una religione e una tipografia.
Da tutta la tua lettera traspare il messaggio: lasciateci in pace nel nostro angolino, caldo, protettivo dei nostri buoni sentimenti, delle nostre utopie consolatorie che tali devono rimanere, noi vogliamo la pace, la non violenza (e non la "nonviolenza", che e' il metodo di lotta politica Gandhiana ed e' tutt'altra cosa.)
Tutto questo mentre "fuori dalla tana" scoppia la guerra, e la catastrofe ecologica, politica, sociale si avvicina sempre piu' velocemente. Peccato...
Guido