Che la penso come Dentamaro su Israele non e' una novita', dato che rompo da mesi su questo argomento. [Sulla questione di Vanna non mi intrometto.]
Noto invece una tendenza da parte dei finti tonti Alessandra e Giancarlo, [e che sono finti lo so bene conoscendoli personalmente], a sfuggire alla vecchia domanda retorica di Pagani; Alessandra addirittura arriva ad interpretarla al contrario, sembra arrabbiarsi perche' teme che si vogliono dichiarare decaduti i diritti dei palestinesi, perche' ormai sono passati 50 anni...
Immagino che questo succeda perche' la domanda e' scomoda; gli israeliti sono scomodi.
E' scomodo il loro pertinace rifiuto di rinunciare alla diversita', e' scomodo il loro sentirsi, prima che italiani, tedeschi o russi, ebrei; e' scomodo il loro attaccamento alla loro terra dopo che ne sono stati cacciati da quasi 2000 anni.
Del resto, e' anche per questo sono stati sempre perseguitati, il loro essere "speciali" e' sempre apparso un po' sovversivo.
Non credo che si possa dare un contributo alla risoluzione del problema della palestina se non si comprende il significato viscerale della frase "l'anno prossimo a Gerusalemme".
Gli Ebrei non sono solo i seguaci di una religione monoteista, sono una nazione.
non si possono fare paragoni, seppur paradossali, fra la rivendicazione da parte degli israeliani su Gerusalemme e ipotetiche rivendicazioni greche sulla Magna Grecia o addirittura italiane su tutto il bacino del Mediterraneo [Mare Nostrum?]: i greci e i romani sono stati dei colonizzatori, quindi degli invasori.
Cerchiamo di capire che dal punto di vista di un ebreo, semmai, il discorso di Giancarlo si puo' rovesciare: le rivendicazioni di chi, dopo la diaspora, ha occupato la palestina sono paragonabili a quelle ipotetiche dei greci sulla puglia, [cioe' assurde], dato che i legittimi proprietari della palestina ancora esistono e non hanno mai smesso, in 2000 anni, di rivendicarla. [Non ci sono gli estremi per l'usucapione... :-)]
Ciao.
Marco.