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Meloni Riccarda - 10 aprile 1991
LA FRANCIA CONVINCE L'ONU, AIUTI E TUTELA ALLE MINORANZE REPRESSE.

CON LA RISOLUZIONE 688 SANCITO IL DOVERE DI INGERENZA UMANITARIA.

(Corriere della Sera, 7/4/1991)

Ormai, la cosiddetta "ingerenza umanitaria" è un dovere riconosciuto dall'Onu il cui Consiglio di Sicurezza ha votato a maggioranza una risoluzione, la 688, che condanna la repressione delle popolazioni civili irachene, in primo luogo la repressione della minoranza curda. E' un voto senza precedenti, destinato a lasciare il segno, nella misura in cui autorizza, contrariamente a quanto sostiene l'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite, l'intervento della comunità internazionale negli affari interni di uno Stato Sovrano.

Voluta con insistenza dalla Francia, sostenuta dalla Gran Bretagna e dagli USA, questa risoluzione ha diviso fino all'ultimo il Consiglio di sicurezza. Hanno votato contro: Cuba, lo Yemen e lo Zimbabwe. Si sono astenuti la Cina, che come membro permanente poteva esercitare il suo diritto di veto, e l'India. Le sorprese, se vogliamo, vengono dall'Est: sono il voto favorevole dell'URSS e della Romania, che conoscono dal vivo il problema delle minoranze.

Questa decisione del Consiglio di Sicurezza, giudicata "impossibile" fino a qualche giorno fa, ha conosciuto un approdo positivo grazie alla maestria diplomatica del rappresentante della Francia, l'ambasciatore Jean-Luc Rochereau de La Sabliere che ha saputo vincere le resistenze che serpeggiavano all'interno del Consiglio di sicurezza, specialmente dell'URSS. Elaborata dal Quai d'Orsay, la sua tesi ha finito per trionfare: le violazioni dei diritti dell'uomo ledono gli interessi della comunità internazionale quando, per la loro dimensione, possono essere assimilate ad un crimine contro l'umanità.

Un aiuto indiretto alla Francia è venuto dai rappresentanti della Turchia e dell'Iran. Sono loro che, descrivendo nei dettagli la situazione dei curdi alle frontiere con l'Irak, hanno sollevato un'ondata emotiva che ha permesso l'astensione della Cina e l'allineamento dell'URSS. L'ambasciatore turco ha parlato di un milione di persone, molte delle quali stanno morendo di fame e di freddo. Ha poi detto: "Nessun Paese è in grado di far fronte ad un così massiccio arrivo di profughi".

La risoluzione 688 di condanna dell'Irak è senza mezzi termini: "il Governo di Bagdad metta fine immediatamente alla repressione". Ed esprime la speranza che "un largo dialogo con le minoranze assicuri il rispetto dei diritti dell'uomo e dei diritti politici".

Il riferimento non è soltanto ai curdi ma anche alle popolazioni sciite che nel Sud dell'Irak hanno subito le stesse violenze.

Il "dovere d'ingerenza" si evince quando la risoluzione insiste affinché "L'Irak permetta un accesso immediato delle organizzazioni umanitarie ai territori dov'è necessario che giungano gli aiuti". Le autorità militari irachene hanno quindi l'obbligo di cooperare con il segretario generale delle Nazioni Unite. Non è escluso che Perez de Cuellar nei prossimi giorni si rechi in Irak per vedere di persona in che misura viene applicata la risoluzione.

Il "diritto d'ingerenza umanitaria" ha in Francia due padri nobili: il ministro Roland Dumas e il sottosegretario Bernard Kouchner. Il primo gli ha dato l'impostazione giuridica, che è servita per riformare la prassi del diritto internazionale. Il secondo ne è stato il più accanito propagandista, adesso con l'Irak e i curdi, in precedenza con la Romania e il Sudan. E' riuscito perfino a teorizzare i "corridoi umanitari" nel cielo dell'Africa per portare aiuto a minoranze represse. Non c'è dubbio che il personaggio sia di rilievo: al governo è arrivato dopo aver fondato e animato per anni l'organizzazione "Médecin sans frontières".

Tuttavia, chi alla fine s'è appropriato il "dovere d'ingerenza" è stato François Mitterand.

Poco dopo il massacro di Halabya, nel 1988, quando i curdi subirono una serie di bombardamenti chimici, il presidente francese salì alla tribuna dell'Onu per sostenere l'opportunità di legalizzare a livello internazionale il "diritto di assistenza" alle popolazioni minacciate dalla crudeltà degli Stati. Un discorso che all'epoca fece rumore, soprattutto perché metteva una pietra sopra al vecchio cinismo socialista, quello di Claude Cheysson che nel 1981, all'indomani dello stato d'assedio in Polonia, disse: "Non interverremo, è un affare che non ci riguarda".

Adesso, questa Realpolitik è stata delegittimata dall'Onu e i curdi hanno vinto la loro battaglia, quella giuridica. Resta per loro il problema della sopravvivenza. Ma questa è un'altra storia.

 
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