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Conferenza Partito radicale
Cupane Francesco - 16 maggio 1991
Gianni Mattioli torna ad iscriversi al Partito Radicale

(Intervista di Rita Bernardini per Radio Radicale)

RB: Gianni Mattioli è tornato ad iscriversi in questi giorni al Partito Radicale per il 1991, sappiamo che nei mesi scorsi c'è stato un attimo di incertezza da parte di Gianni Mattioli nel momento in cui si sono manifestate posizioni diverse da parte di esponenti del Partito Radicale sull'intervento militare italiano nel Golfo Persico.

Allora, possiamo capire i motivi di questa tua iscrizione di quest'anno Gianni?

GM: Nel momento cruciale del dibattito relativo alla guerra e di fronte all'assunzione di una linea da parte degli esponenti più noti del Partito Radicale io detti un appuntamento: c'è questo dissenso di fondo e giacché l'iscrizione al Partito Radicale è una iscrizione annuale diamoci un appuntamento a tempi migliori, cioè quando questo punto di dissenso sarà superato. Sono passati da allora cinque mesi ed io ho potuto osservare, da parte di Marco Pannella in particolare e del Partito Radicale in generale, un grande sforzo per presentare con la stessa dignità le diverse posizioni. Si può dire con obiettività che oggi non sarebbe corretto parlare di "una posizione del Partito Radicale sulla guerra nel golfo" ma, sull'intervento dell'Italia ovviamente, perché in tutte le sedi in cui questo è stato reso possibile, anche dal limitato accesso ai mezzi di informazione, Pannella e gli altri radicali hanno sempre parlato di una posizione pluralista in cui erano presenti posizioni a favore dell'intervento e posizioni

assolutamente contrarie come la posizione di Lanzinger e la posizione mia, la posizione di Bordon e così via; quindi questo ha semmai, devo dire, sottolineato proprio questa caratteristica del Partito Radicale nel suo percorso transpartitico che in questo caso è un percorso di transposizioni, se vogliamo, che ha facilitato poi un ampio dibattito su questo.

RB: Ecco, come hai visto il fatto che proprio Emma Bonino, Roberto Cicciomessere ed altri esponenti del Partito Radicale abbiano presentato in questi giorni la proposta di legge contro il commercio delle armi che è stata discussa oggi?

GM: Sì, ecco, appunto in una chiave pluralistica, mi voglio spiegare: il Partito Radicale oggi che cos'è? E' un laboratorio in cui ci sono posizioni che io ritengo posizioni molto sbagliate come quelle assunte a suo tempo dalle stesse persone che tu hai nominato nei confronti dell'intervento e però una situazione di dibattito che permette oggi, appunto, la presentazione di questa mozione molto netta contro il traffico delle armi. Allora, questo a che serve? Un Partito Radicale così fatto a che cosa serve? Serve, secondo la intuizione che fu lanciata ormai direi da più di tre anni, alla costruzione del futuro. Deve esserci un tavolo in cui forze che provengono da esperienze culturali e politiche diverse si siedano per parlare del futuro; questo futuro non può essere costruito nell'ambito di un partito tradizionale che poi è in competizione in Italia per prendere dei voti, questo può essere costruito soltanto in un ambito che esce programmaticamente dallo scontro elettorale italiano, diventa transpartito e all

ora diventa una sede in cui, senza lasciarsi egemonizzare da altri che poi ne trarrebbero interessi per lo scontro elettorale, è possibile appunto discutere e parlare di futuro. Questo è l'aspetto interessante. So che è un aspetto che non va avanti liscio, senza imbarazzo; so benissimo che a Teodori, a Negri queste cose non piacciono, e il motivo per cui io ho scelto adesso di riprendere la tessera del Partito Radicale è che ho visto - già l'avevo visto seguendo il congresso italiano del Partito Radicale, e soprattutto nel recente seminario che si è svolto a Rimini qualche settimana fa - ho visto che Pannella ed altri portano avanti con decisione questo progetto di Partito Radicale transpartito, transnazionale, lo portano avanti anche con uno scontro duro - duro come è uno scontro di contenuti, uno scontro di alto profilo, bello, interessante - e altri, appunto Teodori ed altri, hanno un altro disegno. Allora mi sembra che se uno vuole preservarlo questo progetto, di cui io continuo a riconoscere tutta la va

lidità, allora non può stare a guardare alla finestra chi vincerà; e mi è sembrato tempestivo adesso, una volta chiarita nel modo più nobile la vicenda golfo, mi è sembrato corretto rientrare per sostenere questa ipotesi che trovo, forse con un rischio di enorme anticipazione rispetto alla realtà e alla cultura politica italiana - forse è in questo che Negri e Teodori hanno ragione - però certamente un progetto di grande generosità politica.

 
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