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Scozzafava Romano - 26 maggio 1991
PROPORZIONALE? no grazie
SISTEMI ELETTORALI: MITI E PARADOSSI DELLA PROPORZIONALITA`

Romano Scozzafava, Universita` "La Sapienza", Roma

Molti sono fermamente convinti che l'unico sistema elettorale veramente

democratico sia quello proporzionale. E pur riconoscendo che un sistema

uninominale privilegia al massimo la governabilita`, non ritengono tuttavia

questo un motivo sufficiente per rinunciare alla rappresentativita` che

sarebbe garantita dal sistema proporzionale.

Porre il problema solo in termini di contrapposizione fra rappresenta-

tivita` e stabilita` dei governi appare d'altra parte alquanto riduttivo. A

tale proposito, le argomentazioni del noto filosofo della scienza Karl

Popper (cfr. ad es. "La Stampa" del 7 agosto 1987) appaiono cosi` ben for-

mulate e conclusive che ogni tentativo di rielaborarle non puo` che smi-

nuirne il carattere di immediatezza, chiarezza e semplicita`. Per tale

motivo la conclusione di quest'articolo sara` costituita essenzialmente da

ampie citazioni virgolettate di Popper, le quali non sembrano richiedere

alcun ulteriore commento.

Prima, pero`, e` opportuno, con l'ausilio di alcuni esempi, mettere in

evidenza, al di la` del diverso significato "politico" dei due sistemi

elettorali (proporzionale ed uninominale) qui presi in considerazione, come

spesso si finisca per non rendersi conto, inseguendo il mito della rappre-

sentativita`, delle situazioni concrete paradossali (e non "democratiche")

cui il sistema proporzionale puo` dar luogo.

L'esposizione e` stata mantenuta ad un livello di "matematizzazione" del

tutto elementare: chi volesse approfondire gli argomenti trattati nei primi

due paragrafi dovrebbe non tanto disporre di particolari conoscenze matema-

tiche (quelle necessarie sarebbero limitate essenzialmente alle quattro

operazioni aritmetiche ed al calcolo e confronto di percentuali) ma

piuttosto di una sufficiente attitudine ed abitudine al ragionamento

quantitativo di natura matematica. In tal caso e` consigliabile la lettura

di due bellissimi articoli di Vinicio Villani ("Leggi elettorali", su

Cultura e Scuola, n. 101, Gennaio-Marzo 1987, pp.175-186) e di Claudio

Bernardi e Marta Menghini ("Sistemi elettorali proporzionali. La 'solu-

zione' italiana", su Bollettino Unione Matematica Italiana, serie VII,

n.4-A, 1990, pp. 271-293).

1. I sistemi elettorali di Camera e Senato

Senza entrare nei dettagli delle relative leggi elettorali (per i quali

si rimanda, oltre che ai due articoli citati, al D.P.R. 30.3.1957, n. 361

per la Camera dei deputati, ed alla legge 6.2.1948, n. 29 e successive mo-

difiche per il Senato della Repubblica), ci limitiamo a ricordarne gli

aspetti essenziali.

Per l'elezione della Camera (il numero dei deputati, fissato dalla legge

costituzionale del 9.2.1963, e` di 630) l'Italia viene suddivisa in circo-

scrizioni, nell'ambito delle quali l'assegnazione dei seggi alle varie

liste avviene ricorrendo sostanzialmente alla proporzionale pura: in real-

ta`, quando in ogni circoscrizione si divide il numero dei voti ottenuti da

ciascuna lista per il numero totale dei voti validi (questi rapporti indi-

viduano la ripartizione percentuale dei voti fra le varie liste) e si

moltiplicano poi (per determinare i seggi spettanti a ciascuna lista)

questi rapporti per il numero dei seggi disponibili nella circoscrizione,

si ottengono in genere dei numeri non interi. Siccome il numero di seggi

assegnati su base circoscrizionale si determina ovviamente non tenendo

conto dei decimali, esso risulta inferiore al numero dei seggi disponibili.

I seggi non assegnati vengono attribuiti ad un Collegio unico nazionale, e

sono ripartiti con un meccanismo piuttosto complesso (che tiene conto

essenzialmente dei resti di ciascuna lista, privilegiando quelle con i

resti piu` elevati) fra le liste che hanno ottenuto almeno un quoziente

intero in una circoscrizione ed un numero totale (su base nazionale) di

voti validi non inferiore a 300.000.

I senatori vengono eletti (in numero di 315) su base regionale, ed ogni

regione e` suddivisa in tante circoscrizioni quanti sono i senatori da

eleggere nella regione stessa (secondo una ripartizione dei seggi non molto

omogenea, anche come numero di elettori afferenti ad ogni circoscrizione,

fra le varie regioni). Ogni circoscrizione corrisponde cosi` ad un collegio

uninominale : nei collegi dove un candidato ottiene un numero di voti

validi non inferiore al 65% dei votanti (nota bene: dei votanti e non dei

voti validi; quindi schede bianche e nulle rendono piu` difficile il

raggiungimento del quorum), tale candidato viene proclamato eletto. I seggi

rimanenti vengono attribuiti in ciascuna regione sulla base di un criterio

proporzionale corretto (il cosiddetto sistema d'Hondt, del quale non

interessa in questa sede spiegare il meccanismo). Siccome in Italia e` ben

difficile che un candidato possa conseguire in un collegio un numero di

voti pari almeno al 65% dei votanti, di fatto il sistema elettorale del

Senato e` solo ... nominalmente un sistema uninominale (almeno nel senso

del sistema "anglosassone", che prevede che venga dichiarato senz'altro

eletto in ogni collegio il candidato che ha ottenuto il maggior numero di

voti) : la maggior parte dei senatori sono quindi di fatto eletti secondo

una proporzionale corretta. A questo punto, quindi, dovrebbe essere chiaro

perche` e` possibile ottenere per il Senato un effettivo sistema unino-

minale mediante un referendum abrogativo: basta formulare un quesito che

proponga che nella legge elettorale vigente venga soppressa quella frase

che specifica che il candidato risultato primo nel collegio debba ottenere

un numero di voti validi non inferiore al 65% dei votanti.

2. Esempi critici sul sistema proporzionale e sui sistemi elettorali in

genere

Mediante l'esame di alcuni semplici esempi e` facile rendersi conto che

il sistema proporzionale non gode di quei requisiti di rappresentativita` e

democraticita` che molti tendono ad attribuirgli: per fissare le idee, e`

opportuno far riferimento ad una data circoscrizione, nella quale sia

adottato un sistema proporzionale che attribuisce in una prima fase tanti

seggi quanti sono i quozienti interi conseguiti da ciascuna lista, e

poi assegna successivamente i seggi residui alle liste che hanno i resti

piu` elevati.

Supponiamo che il numero dei voti validi sia risultato uguale a 90.000,

cosi` ripartiti fra cinque liste: 44.000 voti alla lista A (48.9%), 13.000

voti alla lista B (14.4%), 12.000 voti alla lista C (13.3%), 11.000 voti

alla lista D (12.2%), 10.000 voti alla lista E (11.1%). Se i seggi a dispo-

sizione nella circoscrizione sono 3, i quozienti elettorali di ciascuna

lista si ottengono moltiplicando per 3 le precedenti percentuali. Si ha

quindi: 1,47 per la lista A; 0,43 per la lista B; 0,40 per la lista C; 0,37

per la lista D; 0,33 per la lista E. Come si vede, si tratta di numeri non

interi, e quindi dei 3 seggi disponibili 1 viene attribuito subito alla

lista A (e nessuno alle altre liste); successivamente, in base ai resti, un

secondo seggio va ancora alla lista A e l'altro alla lista B. In conclusio-

ne, la lista A conquista la maggioranza assoluta dei seggi (anzi, addirit-

tura i due terzi) pur non avendo la maggioranza assoluta dei voti!

Ecco un altro esempio. Si abbia una circoscrizione con 20 seggi nella

quale siano presenti tre liste; se il totale dei voti validi e` 600.000,

dei quali 309.000 siano andati alla lista A (51.5%), 189.000 alla lista B

(31.5%), 102.000 alla lista C (17%), si hanno i seguenti quozienti eletto-

rali (moltiplicando per 20 le precedenti percentuali): 10,3 per la lista A;

6,3 per la lista B; 3,4 per la lista C. Assegnati 10 seggi alla lista A, 6

alla lista B e 3 alla lista C, il seggio residuo va ancora alla lista C,

che ha il resto piu` elevato. In definitiva, la lista C, che ha meno di un

terzo dei voti della lista A, ha 4 seggi, cioe` piu` di un terzo dei 10

seggi della lista A ; quest'ultima, poi, pur avendo ottenuto la maggioranza

assoluta dei voti validi, non ha la maggioranza assoluta dei seggi, ma solo

la meta`.

Gli esempi potrebbero continuare: ma e` forse piu` interessante riflet-

tere sul fatto che non esiste un sistema elettorale "perfetto". Qui, ovvia-

mente, occorre precisare a che cosa si voglia alludere quando si usa questo

aggettivo cosi` impegnativo. Proviamo allora a richiedere ad una legge

elettorale dei requisiti minimali di "democraticita`", sui quali forse

tutti o quasi potrebbero essere d'accordo, limitandoci ai seguenti tre:

(1) Monotonia: Se il numero dei voti validi per la lista A e` maggiore o

uguale del numero dei voti validi per la lista B, anche il numero dei seggi

che spettano alla lista A e` maggiore o uguale al numero dei seggi che

spettano alla lista B;

(2) Maggioranza: Ad una lista A spetta la maggioranza assoluta dei seggi

se e solo se la lista A ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi;

(3) Additivita`: Se alla lista A spettano X seggi ed alla lista B

spettano Y seggi, e se le due liste si fondono in un'unica lista A+B alla

quale vanno esattamente i voti delle due liste, allora alla lista A+B

devono spettare almeno X+Y seggi.

Ebbene, nonostante la loro apparente ragionevolezza, questi tre requi-

siti sono tra loro incompatibili, nel senso che non esiste un sistema elet-

torale che li soddisfi tutti. Consideriamo infatti il seguente esempio, con

quattro liste che hanno ottenuto complessivamente 85.000 voti validi, cosi`

ripartiti: 10.000 alla lista A, 15.000 alla lista B, 20.000 alla lista C,

40.000 alla lista D. Se i seggi disponibili sono 3, le ripartizioni dei

seggi che rispettano il requisito (1) sono le tre seguenti: una e` quella

che assegna i 3 seggi tutti alla lista D (ma deve essere scartata, perche`

non rispetta il requisito (2), non avendo la lista D conseguito la

maggioranza assoluta dei voti), un'altra e` quella che assegna 2 seggi alla

lista D ed 1 seggio alla lista C (ma deve essere scartata per lo stesso

motivo), ed infine c'e` la ripartizione che assegna un seggio ciascuno alle

liste D, C, B (ma anche questa deve essere scartata, perche`, in base al

requisito (3), aggregando le due liste B e C la lista B+C dovrebbe ottenere

almeno 2 seggi, cioe` la maggioranza assoluta dei seggi: ma la lista B+C

dispone solo di 35.000 voti su 85.000, e quindi il requisito (2) non

verrebbe rispettato!).

Nessun sistema elettorale puo` quindi essere ragionevolmente difeso ad

oltranza in base a suoi presunti pregi "intrinseci". Altri dovrebbero

essere allora i criteri su cui basarsi per operare una scelta: vediamo a

tale proposito qual'e` il pensiero di Karl Popper.

3. Il sistema uninominale "anglosassone"

Karl Popper afferma drasticamente che "ci sono di fatto soltanto due

forme di Stato: quella in cui e` possibile sbarazzarsi di un regime senza

spargimenti di sangue, attraverso una votazione, e quella in cui non e`

possibile". Ora, se si conviene di chiamare "democrazia" la prima forma e

"dittatura" la seconda, le argomentazioni di Popper sembrano rivolte a far

ritenere che uno Stato in cui le elezioni si basino sul sistema proporzio-

nale non abbia tutti i titoli per essere considerato una vera democrazia.

Infatti, dopo aver osservato cha la proporzionale tende a far aumentare il

numero dei partiti (o, meglio, delle liste) e quindi a rendere piu`

difficile la formazione di un governo, Popper afferma che "la propor-

zionale, e quindi la pluralita` dei partiti, influisce in modo se possibile

ancora piu` negativo quando si tratta di far cadere un governo attraverso

una decisione popolare, per esempio attraverso nuove elezioni del Parla-

mento. In primo luogo, perche` si sa che ci sono molti partiti e percio` e`

difficile aspettarsi che uno di essi ottenga la maggioranza assoluta.

Percio` (...) nessuno di essi e` stato licenziato, nessuno e` stato condan-

nato. In secondo luogo non ci si aspetta che il giorno delle elezioni sia

il giorno del giudizio popolare su un governo (...) di coalizione, in cui

nessuno dei partiti impegnati era totalmente responsabile (...). In terzo

luogo: anche quando la maggioranza degli elettori vuole far cadere il

governo di maggioranza al potere, non e` detto che ci riesca. Perche` anche

quando un partito, che fino a quel momento aveva la maggioranza assoluta

(cosi` che poteva essere considerato responsabile), perde questa maggio-

ranza, verosimilmente col sistema proporzionale restera` sempre il piu`

grosso. Potra` percio` formare una coalizione di governo con l'appoggio di

uno dei partiti minori. Cosi` il leader del grosso partito, pur avendo

perso le elezioni, continuera` a governare, contro la decisione della

maggioranza e sulla base della decisione di un piccolo partito che puo`

essere lontanissimo dal rappresentare 'la volonta` del popolo' (...). Fatti

del genere accadono spesso. E la` dove c'e` un gran numero di partiti e

dove percio` le coalizioni sono la regola, sono diventati addirittura

ovvii".

E vediamo adesso che cosa dice Popper del sistema uninominale: "Nelle

democrazie dell'Europa occidentale e` diffuso un tipo di voto sostanzial-

mente diverso da quello in atto, per esempio, in Gran Bretagna e negli

Stati Uniti, basato invece sull'idea della rappresentanza locale. In Gran

Bretagna ogni collegio elettorale manda in Parlamento un solo rappresen-

tante: colui che ha ricevuto il maggior numero di voti. A quale partito

appartenga o se appartenga ad un partito, e` questione ufficialmente

ignorata. Il suo dovere e` quello di rappresentare secondo scienza e

coscienza gli interessi di coloro che abitano nel suo collegio elettorale,

che appartengano o non appartengano a un partito. Naturalmente i partiti

esistono e hanno un ruolo importante nella formazione del governo. Ma

quando il rappresentante di un collegio elettorale ritiene che sia nell'in-

teresse del suo collegio (o magari anche di tutto il popolo) votare contro

il partito a cui appartiene, o addirittura rompere con esso, lo deve fare".

A tale proposito, una delle obiezioni al sistema uninominale e` quella

che paventa il pericolo di "lobbies" che sponsorizzino direttamente i

candidati: ma, a prescindere dal fatto che le infiltrazioni lobbistiche

possono aversi in qualunque Parlamento, il problema non e` tanto quello

dell'esistenza delle lobbies, ma semmai quello della trasparenza delle loro

attivita`. Questa puo` essere ottenuta con opportune leggi ad hoc, una

volta riconosciuta legittimita` anche alla rappresentanza degli interessi.

ABSTRACT

Romano Scozzafava

ELECTORAL SYSTEMS : MYTHS AND PARADOXES OF PROPORTIONALITY

The main thesis of the paper is that a "perfect" electoral system does

not exist. In particular, three minimal "reasonable" requirements for an

electoral system are incompatible. It is also shown, by means of a few

examples, that the proportional system lacks the putative feature of being

"democratic" and actually giving a real proportional representation. In the

final part of the paper we report some ideas of Karl Popper in favor of a

uninominal electoral system.

 
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