Nel tessuto profondo della cultura politica italiana è assente lo spirito della tolleranza laica e liberale: e nessuna altra carenza pesa di più sullo sviluppo della nostra vita politica e civile.E' prassi comune la demonizzazione dell'avversario, ed il disprezzo per chi la pensa in modo diverso sembra essere la prima cosa che si desidera comunicare quando si manda un messaggio politico.
Individui culturalmente rozzi e con un rapporto scontroso con grammatica ed ortografia, si adattano all'uso dell'insulto e della diffamazione; altri, più sottili e raffinati, sfoggiano con soddisfazione dosi pesanti di velenosissimo sarcasmo. Sono solo modi diversi di cucinare lo stesso piatto.
Eppure la tolleranza è l'essenza stessa della democrazia, come lo è del vivere civile. Ma non sono tempi né epoche: qui in Italia è di moda "l'incazzato", quello che urla di averne abbastanza dello zingaro, dell'albanese, del negro, del comunista, del socialista, del milanista, del democristiano, del vegetariano, del vigile urbano.
Un'Italia di superuomini vigliacchi, di meschini esseri eletti, ai quali gli "homuncoli" danno noia. Esseri perfetti e "onesti-solo-loro"; che credono di non avere doveri perché "hanno-già-dato"; che si vantano di considerare la tolleranza un sinonimo di acquiescenza e subordinazione. Gente che non giudica, perché ha già giudicato e condannato; gente che ha i coglioni perché ti insulta e che ti insulta perché ha i coglioni.
Ma i problemi sono difficili e complicati: non bastano a risolverli le ricettine di qualche saputello. Senza la tolleranza, la politica non può produrre soluzioni efficaci ed efficienti perché non può costruire la solidarietà sociale necessaria a qualsiasi governo. E, purtroppo, in questo mare di egoismo non rischiano di affondare tanto gli "alti ideali", quanto i più semplici presupposti della convivenza.
Devo, in conclusione, riconoscere a Sperduti una rara tolleranza nell'aver risposto con cortesia alle mie osservazioni, nelle quali ho riconosciuto, tardivamente, una sottile componente di (involontaria) saccenteria. Un riconoscimento che spero valga anche come scuse.