Si è svolto a Roma dal 19 al 22 settembre il Consiglio Federale del Partito radicale. Alla riunione è intervenuto Zdravko Tomac, vice Premier del Governo Croato. Nel corso dell'ultima giornata dei lavori del Consiglio, Zdravko Tomac si è iscritto al Partito radicale. Di seguito, i testi del suo primo intervento e di quello in cui ha annunciato l'iscrizione al Pr.
Cari amici,
... cercherò di enumerare alcuni fatti indiscutibili perchè, in base a questi fatti, vorrei proporre alla vostra discussione alcune proposte concrete che, secondo l'opinione del Governo Croato, aiuterebbero a fermare tutto quello che avete sentito oggi.
Penso che abbiamo il diritto di dire che l'Europa e il mondo finora hanno sottovalutato la catastrofe e la minaccia della catastrofe che sta succedendo in questo momento. Hanno sottovalutato il pericolo che questa catastrofe dilaghi in tutto il territorio dei Balcani e oltre. La mia seconda constatazione è che ciò che finora ha fatto l'opinione pubblica democratica dell'Europa e del mondo è stata molte volte superficiale, e in ogni caso non sufficiente, dopo che i Dodici avevano concluso all'unanimità che la Serbia e l'esercito sono gli aggressori contro la Croazia. Devo constatare con amarezza che quello che ha detto il premier inglese - cioè che l'embargo economico deve punire tutte e due le parti, l'aggressore e la vittima - è una delle perle della diplomazia mondiale.
"Vorrei invitare il premier inglese in Croazia affinché lo ripeta a tutti i cittadini che sono rimasti senza casa, a tutti i feriti che sono all'ospedale. Vorrei invitarlo in Croazia affinché spieghi come è possibile aiutare chi è stato cacciato via di casa con l'embargo economico.
"Credo che oggi si debba riconoscere e capire che in Croazia si sta conducendo una guerra tripla che può decidere di quello che succederà con il tentativo di trasformare le società e gli stati comunisti in stati democratici. L'esito di questa guerra determinerà gli accadimenti anche in Unione Sovietica e negli altri paesi dell'Europa. Sono pienamente d'accordo col collega Cicak che se in Yugoslavia non viene fermato l'esercito fra poco anche quello dell'Unione Sovietica prenderà la stessa strada. Ciò significa che questa è una guerra contro le forze dogmatiche, socialiste, comuniste, statali che pensano ancora di poter far tornare indietro la ruota della storia.
Questa è una guerra tra la democrazia e la dittatura.
In Croazia si sta conducendo una guerra per una Europa democratica, pluralista, del libero mercato contro la dittatura e contro il ripristino del sistema unipartitico.
Inoltre, si sta conducendo una guerra che farà risolvere i problemi etnici, nazionali su questi territori in modo democratico e in base ai principi dell'autodeterminazione e il diritto di decidere sul proprio destino e la propria vita futura.
Se l'Europa continuasse a guardare inerte questa situazione potete stare sicuri che questa forza armata crescerà e che forse siamo alle porte di una terza guerra mondiale, perché con il crollo della Yugoslavia non si tratta soltanto dei rapporti tra Serbi e Croati, ma anche della apertura del problema delle nazionalità nei Balcani e in tutta l'Europa dell'Est, e guardare così, tranquillamente, come in una parte del mondo i rapporti nazionali vengono risolti con la forza vuol dire forzare essere tranquilli e lascia fare alla violenza.
Ecco allora le mie proposte: se pensate che siano proposte giuste ne sarò lieto.
In primo luogo credo che sia necessario creare dei pre-requisiti di diritto internazionale per fermare immediatamente la guerra. E' necessario togliere a questa Yugoslavia che non esiste più la legittimità di soggetto internazionale e contemporaneamente riconoscere la legittimità di soggetto internazionale a quelle parti che finora facevano parte della Yugoslavia. In primo luogo riconoscere le repubbliche e le regioni autonome che, secondo l'ultima Costituzione (che ora non esiste più), erano parte della Yugoslavia che allora esisteva e oggi non esiste più. Questo vuol dire riconoscere sei Repubbliche e due Regioni autonome come soggetti internazionali; riconoscere le frontiere esistenti e, in ultimo, riconoscere la volontà del popolo laddove è stata espressa, riconoscere cioè la volontà dei popoli della Croazia, della Slovenia, della Macedonia che con il referendum hanno espresso la loro volontà di essere stati sovrani e di continuare a parlare - però come stati sovrani - della dissociazione e della creazi
one di nuovi rapporti all'interno della ex Yugoslavia. Il popolo del Kossovo non ha avuto l'occasione di organizzare un referendum, però credo che finora abbia espresso in termini molto chiari la sua volontà. La Bosnia e l'Erzegovina, senza referendum - perché il referendum non è voluto dalle autorità serbe -, nel loro Parlamento hanno espresso la volontà di essere stati sovrani. La Serbia ha già la sua Costituzione come stato sovrano e in questi ultimi tempi anche il Montenegro parla di voler diventare stato sovrano. Ciò vuol dire che la sovranità della Yugoslavia adesso si è trasferita nelle mani delle parti costituenti la Yugoslavia stessa.
In questa situazione allora è possibile procedere sul piano internazionale; è possibile che la Croazia inviti le forze armate almeno a bloccare lo spazio aereo così da impedire agli aeroplani di uccidere la popolazione e di distruggere città e villaggi. Tutto il resto diventa possibile, come ha detto il collega della Slovenia, e poi naturalmente si potranno adottare misure economiche e politiche, per ogni repubblica - anche per la Croazia e per le altre - e tutte le repubbliche dovranno, saranno costrette, ad adottare principi democratici europei al loro interno nell'organizzazione dello Stato. Quella parte che non vorrà adottare principi europei e democratici potrà essere fermata con mezzi economici e politici e, se necessario, anche militari.
La situazione attuale in cui non viene riconosciuta questa realtà - cioè il fatto che la Yugoslavia non esiste più - porta ad un tale caos che le misure che dovrebbero aiutarci ci danneggiano.
Infine vorrei dire che la Croazia è il solo luogo - non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo - dove in questo momento c'è la guerra e il popolo croato è l'unico popolo del mondo che sta vivendo non soltanto la guerra ma uno sterminio, una distruzione sistematica di tutto quello che possiede. Quello che è stato distrutto finora ha forse il valore di più di 15 miliardi di dollari. Noi siamo fermi e decisi a difendere la nostra patria a prescindere dalle vittime; possono distruggerci, ma non possono soggiogarci e crediamo che il vostro aiuto e tutto quello che avete fatto finora come forza morale dell'Europa democratica spingerà tutti quelli che stanno ancora dormendo a capire che se non vengono subito adottate misure molto concrete, allora tutti insieme saremo responsabili di tutte le vittime che ci saranno ancora perché queste forze che hanno cominciato ad agire in Yugoslavia non possono essere fermate, non possono essere cambiate, si devono vincere se tutti insieme vogliamo vedere nel prossimo millennio
un'Europa unita e democratica.
Grazie per averci invitati, grazie per avere fatto quello che avete fatto finora e grazie anche per quello che farete ancora.
In particolare vorrei ringraziare il vostro presidente Marco Pannella, grande amico di tutti i vinti, grande amico di tutte le vittime e uomo che ci unisce, che unisce gli intellettuali, le forze democratiche per vincere le forze che vogliono distruggere tutto quello per cui abbiamo sempre combattuto.
Grazie.
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Amici e compagni,
oggi ho visto con i miei occhi, ho sentito, ascoltandovi, come combattete per la libertà, l'indipendenza e il diritto del mio popolo, voi che appartenete a diversi popoli del mondo e ho visto come è importante nella società d'oggi congiungere due processi: da una parte la battaglia per l'indipendenza, l'autodeterminazione, la libertà di ogni popolo e dall'altra la necessità che i popoli si uniscano e formino società internazionali.
Il nuovo millenio, alle cui soglie ci troviamo, sarà il millennio della creazione, della nascita delle organizzazioni transnazionali, però in un modo libero, cioè con la libertà di decidere sulle associazioni stesse. Sarà liquidata l'egemonia dei grandi sui piccoli. Sono diventato membro della vostra organizzazione non soltanto per ringraziarvi di quello che avete fatto oggi, di quello che avete fatto finora e di quello che fate e che avete intenzione di fare per la libertà del mio popolo, non solo per questo mi sono iscritto, ma anche perchè, da membro della vostra organizzazione, quando si tratterà dei diritti di un altro popolo, mi sentirò in obbligo di mobilitare tutte le forze del mio popolo e di fare quello che avete fatto voi.
Questo applauso sarà ancora più forte quando voi sarete nostri ospiti in Croazia. Vi prometto che ci incontreremo fra poco, presto, in Croazia perché quello che siete stati disposti a fare oggi - in particolare il vostro presidente, che è così grande dal punto di vista umano - dimostra che l'amore fra i popoli e la battaglia per la libertà sono più grandi di ogni violenza.
Si, adesso sono un po' emozionato, ma sono felice di potervi dire che ho avuto notizia che questo pomeriggio il cessate il fuoco viene più o meno rispettato.
Il nostro partito avrà un grande futuro perché la gente capirà la sua importanza.