Sì, a questi partiti nemmeno una lira
Il finanziamento pubblico ha come presupposto, e come conseguenza, il riconoscimento che "questi partiti", così come si sono storicamente determinati, costituiscono un patrimonio democratico e civile positivo, di interesse pubblico. La forma di questo finanziamento tende obbiettivamente a aumentare il carattere oligarchico, burocratico, parastatale, consociativo, di monopartitismo imperfetto dei soggetti politici.
Il Partito radicale ha sempre richiesto che si finanziasse il "funzionamento democratico della vita civile". Strutture "congressuali", "assembleari", nelle circoscrizioni e nei comuni, per consentire e facilitare sia assemblee e riunioni statutarie dei partiti, e dei movimenti sociali, sia servizi "tipografici" e di mass-media, locali e nazionali. Inoltre, deve essere permesso, con l'unica clausola della obbligatoria pubblicità, un finanziamento di altra natura: di lobbies, di fondazioni, di sindacati, di cooperative, di associazioni di massa, di produttori di ogni tipo. Ma il carattere innanzitutto di soggetto politico auto-finanziato, con l'attività dei militanti e dei cittadini, va rilanciato con determinazione e ottimismo. Alla base del referendum, evidentemente, anche la convinzione del radicale che il regime dc costituisce un regime di "democrazia reale": la partitocrazia.