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Conferenza Partito radicale
Inzani Giorgio - 15 ottobre 1991
3. IL "PROGETTO" RADICALE.

La dimensione transnazionale è allora necessaria a Pannella così come a ciascuno di noi. Perché se lui è sempre stato presbite (l'ha sempre azzeccata giusta) dobbiamo semmai essergli grati per averci svelato (almeno dall'86 e sull'onda della "campagna per i diecimila") che la dimensione italiota era il bozzolo cementificato dal quale non solo un'improbabile farfalla riuscirebbe mai ad uscire, ma che imprigionava mortalmente perfino l'umile verme, impedendogli ogni via di scampo.

Fuor di metafora. Il Consiglio Federale del 19-21 settembre 1991, per chi non si sia lasciato distrarre dalle pseudo-zuffe dello scenario italiano, ha rappresentato un alto momento di "teoria della prassi". Voglio qui di seguito riportare alcuni brani di un intervento di Pannella del 21/9 che confermano quanto vi ho finora detto.

Innanzitutto lui dà una definizione di partitocrazia che, dopo la caduta del socialismo reale, è il vero e nuovo leviatano: »Potere delle fazioni, potere senza forza, potere illegale (ma in Italia anche legale) . Come si può battere questo leviatano?.

»Proprio Perché le circostanze - le cose circostanti: l'acqua, l'aria nelle quali viviamo - ci impediscono di percepire la profondità della ferita inferta all'habitat stesso, per cui, per esempio, l'Adriatico muore giorno dopo giorno e noi ce ne accorgiamo solo quando è morto e sepolto; le stesse circostanze ci impediscono di percepire il Partito nuovo che, quando arriva, arriva CONTRO i nostri sensi e DEVE essere così, perché se il messaggio non è anormale, non arriva; deve essere - inizialmente - anomalo, contro i nostri istinti. Perché tutto ciò che è nuovo, tutto ciò che è creazione, è, per ciò stesso artificiale, innaturale. Se ci fosse già, in questa prima fase, una risposta positiva unanime ai primi tre numeri del "giornale", saremmo superflui. Di qui la monotematicità della ristrutturazione transnazionale del "processo radicale" (così definito da Kalinin) che è profondissimamente, testardamente politica.

»Poiché ogni ora, ogni minuto, del giorno, della notte, ci porta a vivere secondo i riflessi, le priorità nazionali, ambientali, che sono le nostre, la natura, questa natura, occuperà la maggior parte del tempo nostro, ecco allora l'importanza della monotematicità girondina, libertaria (sarebbe più facile, ma sbagliata, la scelta giacobina, autoritaria, di proibire per decreto: da domani non si fa più politica nazionale).

»Ogni giorno allora dobbiamo prendere le "misure" perché il "processo" vada in quella direzione transnazionale. Noi per ora nuotiamo controcorrente e chi sosta per un attimo si ritrova portato a valle, di corsa. Abbiamo allora bisogno della dimensione collettiva che ci ancori in quella direzione e che ci permetta di divenire - coinvolgendo più persone - la nuova natura, anche il nuovo istinto. E allora la dimensione dei cinquantamila iscritti (o l'equivalente in energie umane e finanziarie) è la condizione tecnica indispensabile perché, per esempio, il ricorso al digiuno non sia la condanna del mezzo che diventa messaggio.

 
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