Completamente agli antipodi, ma nello stesso giorno, Baget Bozzo scriveva un articolo: "Morire per Zagabria?" (Repubblica 22/9/91) nel quale afferma:
»Il problema post-iugoslavo non è un problema politico, non è un problema economico: è un problema di carne e di sangue, cioè ormai un problema militare .
Per poi concludere:
»Chissà che diranno i pacifisti neopapisti, ora che il papa ha sposato con forza la causa croata. (...) Ma la vera questione del nostro tempo è: come, finita la pace nucleare, tornare a convivere con la guerra convenzionale. A partire dall'Europa .
Com'è che un uomo (che potrà anche essere ex o fu) che ha "scoperto" tra i primi la centralità della proposta politica radicale nel 1977, non nomina, nemmeno per criticarla, la proposta transnazionale radicale? (Eppure in quei giorni il CF radicale formulava risposte precise proprio a quella domanda).
E' solo per pigrizia intellettuale (tra le due false alternative: la realpolitik e il pacifismo, emerge come "necessaria" la risposta militare. E lui infatti parla di ricorso alla NATO), oppure perché, da uomo di chiesa quale ancora è, si è reso ben conto che la nonviolenza (come giustamente diceva Lanza del Vasto) è il nuovo vangelo del XX secolo e che quindi - nel lungo periodo - la costruzione del "Partito nuovo" costituisce una minaccia mortale per la Chiesa?