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Conferenza Partito radicale
Inzani Giorgio - 15 ottobre 1991
7. FALLO DA TE

Opera, 22/10/85

Letteralmente di corsa, tento una mini-riflessione sul tema proposto da Giorgio Inzani "Come svolgerei del proselitismo a favore del PR".

Premessa: probabilmente quanto segue non è ciò che mi si chiede, ma almeno serve ad aggiustare il tiro, per tentativi ed errori.

Punto uno: esistono ingiustizie, contrarietà, vessazioni o semplicemente disagi gratuiti.

Punto due: di fronte a queste cose ci sono, semplicemente, due classi di personaggi: 1) il lamentatore puro, che si limita a deprecare, e che in prima battuta non considero interlocutore ideale; 2) il lamentatore reattivo, che invece è più interessante.

Punto tre: esemplifico il lamentatore reattivo con il caso limite di un gruppetto di persone (perfettamente inserite) le quali reagirono alla notizia di una qualche strage con la descrizione di "cosa avrebbero fatto loro ai colpevoli". Salvo errori, il processo mentale si chiama "rimozione", attraverso la quale l'indignazione trova sbocco in fantasia: l'adrenalina scorre comunque anche se la reazione è solo immaginata. Così il gruppo si sentì a posto, ma la realtà non venne minimamente sfiorata.

Punto quattro: lasciamo perdere le stragi; tuttavia, a mio avviso, la pratica della rimozione di fronte alle più svariate circostanze è diffusa, ancorché inconscia. Dove la dimostrazione sta nella realtà che ci circonda, visto che le situazioni non mutano o peggiorano. Quindi potrei scegliere il mio interlocutore tra alcuni milioni di cittadini.

Punto cinque: esaurite le premesse, rimangono due mosse: a) indicare nel partito lo STRUMENTO mediante cui, non per delega, il mio interlocutore può trasformare impotenti fantasie in solide azioni nonviolente (e qui fa testo la storia del movimento); b) documentare quanto l'adesione ad altri partiti non abbia alcuna possibilità di soddisfare le premesse.

Punto sei, digressione: al tempo in cui leggevo di tutto, lessi anche una "grammatica del successo" o qualcosa del genere. Testo ignobile nelle finalità, ma con abili variazioni sul tema di non accettare per acquisita e indiscussa l'Autorità, il Capo e simili. Gli spunti sono interessanti proprio perché lontanissimi dal politichese che insospettisce molti. In realtà punterei proprio sull'interesse del soggetto, tenendomi alla larga da concetti come l'attendibilità in sé del partito, o dall'esaltazione dei suoi personaggi pubblici. La stima e la fiducia non possono essere iniettate per endovena.

Punto sette: il mio pulpito sarebbe un po' traballante, dato che non mi sono attivato in battaglie, e mi limito al plauso per quelle degli altri. Tuttavia, nei miei limiti, sono un ex dipendente che si è messo in proprio, in concorrenza con l'ex datore di lavoro, con rischio personale, dando corpo a una personale visione del mercato. Ma forse il paragone non regge.

Punto otto, slogan conclusivo: Non sognare di farlo, entra nel PR e fallo da te.

 
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