Caro Gaetano,
mi cogli impreparato che ho finito le scorte alcoliche, ma provero' a rispondere lo stesso.
Di palo in frasca, mi viene in mente una storia - non ricordo se vera o di fantasia - di una tribu' primitiva che, come noi abbiamo camera e senato, riuniva la sua unica assemblea per discutere leggi e decreti 2 volte, una da sobri e una da ubriachi. Ho sempre pensato che fossero un popolo civilissimo. [Non so se avessero problemi di discriminazione nei confronti delle minoranze astemie.]
Tornando a bomba, alla questione del "pagare di persona", credo che non ci siamo capiti, che io volevo andare a parare da un'altra parte. Quando dici che e' necessario pagare di persona hai ragione, ma talmente ragione che non c'e' neanche bisogno di discuterne. Il punto e': come, quando e perche'.
Tempo fa, in una conferenza privata di un altro sistema telematico, mi sfrugugliavo amabilmente con un cattolico intelligentissimo, pezzo grosso dei neocatecumenali, che mi invitava a nozze (di Cana?) con dei divertenti giochi di parole sulla vocazione. Hai idea di quante combinazioni si possano creare con Vocazione, Pro e Contro?
La vocazione, sia essa politica o religiosa, ci porta spesso ad usare la pro-vocazione come arma dialettica.
La cosa piu' difficile per chi ha una grande vocazione e' riuscire a rimanere sufficentemente distaccati da non innamorarsi del *mezzo*, perdendo di vista il *fine*.
Se noi ci innamoriamo del mezzo in se stesso, della provocazione, rischiamo di andare contro la nostra vocazione. [Chiaro no?]
Scendiamo terra terra. [Ho trovato un fondo di bottiglia di Brunello.]
Mettiamo il caso che la nostra vocazione ci porti a decidere che da questo momento in poi, tanto per essere originali, lo scopo della nostro impegno politico sara' la liberalizzazione della droga.
Si possono intraprendere molte azioni per questo fine, ma restando nel campo delle provocazioni pagate in contanti, la prima da fare e' infrangere volutamente e pubblicamente la legge.
Lo scopo pero', il fine della nostra azione, non e' infrangere la legge per affermare il proprio personale rifiuto. Lo scopo e' che si crei un caso, che la cosa abbia pubblicita', la gente ne parli e, speriamo, si risvegli qualche coscienza.
A questo punto, puo' darsi che ci si chiami Marco Pannella, si sia un personaggio pubblico di grande prestigio, e il semplice fatto che per aver fumato una canna pubblicamente ci sbattano dentro per 8 giorni, e' funzionale ai i nostri scopi.
Oppure si possono avere dei nomi che non dicono nulla, come Marco Benedetti o Gaetano Dentamaro, ma si e' organizzata bene la provocazione, l'abbiamo pubblicizzata preventivamente, siamo in 50 a farci le canne davanti al parlamento. E va bene lo stesso.
Se invece io, che non sono nessuno, mi alzo una mattina, decido che devo affermare la mia coscienza Antiproibizionista, e vado da solo a farmi le canne davanti agli usceri della camera, non otterro' un emerito cazzo, avro' compiuto un'azione velleitaria ed egoista (egocentrica?), una provocazione che non va a favore della mia vocazione, forse va addirittura contro.
Perche' "addirittura contro"?
Perche' le giornate sono di 24 ore, e la vita umana dura mediamente una settantina di anni.
Se ci imbarchiamo in una azione velleitaria sottraiamo tempo ed energie alle azioni che hanno possibilita' di essere efficaci; involontariamente ci mettiamo nella condizione di sbagliare non con pensieri, parole o opere, ma con omissioni.
Niente di piu' e niente di meno.
Le azioni velleitarie, i bei gesti che mettono a posto la coscienza, lasciamole ai cattolici.
Marco.