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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Emma - 28 dicembre 1991
Togo

Roma 28-12-91

Di ritorno dal Togo.

Impressioni varie e situazione attuale.

(un Pò in ritardo)

La delegazione di "Parliamentarians Global Action" composta da Emma Bonino, Presidente del Partito Radicale e segretaria di Presidenza della Camera dei Deputati, Bara Diouf deputato del Senegal, Bertin Borna Presidente della Commissione Bilancio del Parlamento del Benin. Hyacinthe Ajavon, Membro dell'Alto Consiglio della Repubblica del Togo, e Maxime Faille, canadese, della Segreteria di PGA, è arrivata a Lomè Mercoledì 18 dicembre.

Sin dai primi incontri con gli ambasciatori della Germania, degli Stati Uniti, e della Francia e con il Console italiano la siatuazione ci è sembrata abbastanza chiara:

un attrito profondo tra l'Alto Consiglio della Repubblica (Parlamento Provvisorio scaturito dall'Assemblea Nazionale di Agosto e incaricato di stendere la Costituzione e la legge elettorale) e il Presidente della Repubblica Eyadema al potere dal colpo di Stato del 1967 e che pur conservando in questa fase la Preisdenza ha visto i suoi poteri molto ridotti dalla Conferenza Nazionale) . In mezzo il Primo Ministro accusato dall'Alto Consiglio di essere troppo "tenero" verso le pretese di Eyadema, e dei militari e accusato dai militari e da Eyadema di essere connivente con la parte "estremista dell'Alto Consiglio". Insomma una situazione completamente diversa dal Benin dove le stesse 3 istituzioni delegate ad avviare il processo democratico hanno strettamente lavorato insieme, compreso il presidente-dittatore che, forse perchè non spalleggiato da alcuna potenza straniera, magari "obtorto collo" si è rassegnato ad accettare il corso degli eventi, ottenendo in cambio il "perdono".

In Togo invece alcuni reparti militari (guidati dal figlio e dal fratellastro di Eyadema) hanno ripetutamente tentato di soffocare questi primi tentativi sia in Agosto, durante la Conferenza Nazionale, sia a diverse riprese in ottobre, fino alle sparatorie e all'arresto del Primo Ministro dell'8 dicembre.

La richiesta dei golpisti è lo scioglimento dell'Alto Consiglio della Repubblica, perchè "estremista".....

Dall'8 dicembre l'Alto Consiglio non si era più riunito: moltissimi membri erano fuggiti nei paesi vicini o in Francia compreso il Presidente: il vescovo Kpodzro si era infatti rifugiato in Benin dall'Arcivescono De Souza, personaggio di grande autorevolezza che è stato presidente sia della Conferenza Nazionale e poi dell'Alto Consiglio della Repubblica in Benin.

Insomma delle 3 istituzioni preposte una, (l'ACR) di fatto non esisteva più, quasi obbidendo alla richieste dei Golpisti.

Rimaneva a tessere le fila del possibile e ad arginare le pretese golpiste il Primo Ministro Koffigo, disponibile anche a formare un governo di Unità Nazionale ma fermo nella difesa delle funzioni dell'ACR e nel rifiuto delle dimissioni.

L'unico paese che stava svolgendo con tutta evidenza un ruolo di mediazione era il Benin, con il suo Presidente , l'arcivescono e il primo ministro.

Per quanto riguarda le forze Occidentali: La Germania ha immediatamente interrotto gli aiuti e la cooperazione fino al ripristino del processo democratico e ha inoltrato la stessa richiesta in ambito CEE per poter arrivare ad una presa di posizione comune dei 12 (ad oggi non è successo nulla).

L'ambasciatore francese così come quello americano ci hanno intrattenuti a lungo non dico scusando i militari, ma quasi, e addebitando tutte le colpe del disordine agli "estremismi verbali" di alcuni membri "radicali o estremisti" dell'Alto Consiglio.

Il Console e l'ambasciatore italiani invece mi parevano molto in contatto e sostanzialmente d'accordo con la tesi tedesca.

A noi è parso che quello che potevamo fare era di fare in modo che si riunisse l'Alto Consiglio della Repubblica, che si era di fatto autosciolto, favorendo il rientro e dei membri fuoriusciti e del Presidente-Vescovo, in modo di affermare l'esistenza delle 3 istituzioni e non accettare de facto la richiesta dei reparti golpisti.

Abbiamo quindi incontrato sia il Ministro degli Esteri del Togo, sia il Primo Ministro che si sono detti d'accordo sulla nostra idea.

Ci siamo poi messi in contatto con le autorità del Benin e il giorno dopo Venerdì siamo andati ad incontrare il Presidente-vescovo che aveva accettato di rientrare accompagnato dal primo ministro del Benin.

Nel pomeriggio si è quindi tenuta la 23esima sessione-straordinaria- dell'Alto Consiglio che ha in questo modo potuto riaffermare in loco la propria volontà di continuare il processo di democratizzazione.

A quel punto Il Primo Ministro aveva pronta la nuova composizione del governo di Unità Nazionale; ma Eyadema ha posto altre condizioni e i militari insistono nella richiesta di scioglimento dell'Alto Consiglio.

Attualmente è in Togo una delegazione del Comitato Mondiale per i diritti dell'uomo guidato dalla vicepresidente, avvocato Senegalese,

per tentare di continuare il dialogo e sostenere gli sforzi del primo Ministro Koffigo.

La Cee, invece, dorme, credo. o è perlomeno distratta.

A mio avviso l'esito positivo o no della crisi in Togo, al di là del paese in sè, è molto importante per i paesi poveri e poverissimi dell'africa che stanno tentando di uscire dai regimi totalitari: Niger,e Ghana, Congo e Madagascar tra gli altri. Se la crisi sarà positivamente superata le forze democratiche di questi paesi ne trarranno forza e coraggio e i relativi dittatori si sentiranno "costretti" ad accettare.....

In caso negativo, è facile prevedere una recrudescenza dei regimi dittatoriali, magari ritenuti più "affidabili" da alcune potenze del nord o più facilmente comprabili o già comprati,(la storia si ripete: Bokassa, Eyadema, Mobutu etc...) e una battuta d'arresto violenta dei tentativi di democratizzazione. Oppure un avanzamento del fondamentalismo islamico: le elezioni di ieri in Algeria ne sono una prima importante quanto preoccupante testimonianza.

 
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