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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Olivier - 16 febbraio 1992
CROAZIA
CROAZIA: DIECI DEPUTATI DEL PARLAMENTO CROATO SI SONO ISCRITTI AL PARTITO RADICALE DEL 1992.

Zagabria 15.2.92 - Durante i lavori del Sabor, il parlamento croato, convocato per i giorni 13 e 14 febbraio, una delegazione del partito radicale composta da Olivier Dupuis, Sandro Ottoni, Alexandre de Perlinghi, Josip Pinezic, ha potuto incontrare vari deputati croati. In particolare si è discusso a lungo, con i deputati della Slavonia, sulla situazione del fronte orientale. Dalle loro testimonianze risulta una costante e grave violazione della tregua, con bombardamenti ininterrotti, feriti e morti. Ivan Babic, deputato di HDZ, membro dello stato maggiore di Nova Gradiska ed incaricato per le trattative di pace, era ferito alle braccia ed alle mani a seguito dello scoppio di una granata. Con lui erano Vjekoslav Zugaj e Miroslav Zupancic, gli stessi che avevano accolto i radicali durante l'azione nonviolenta a Capodanno. Anche il deputato di Dubrovnik, Ivo Jelic, ha confermato le notizie relative alla ripresa dell'aggressione. Ha invitato inoltre i radicali a recarsi a Dubrovnik.

I lavori del Sabor si sono svolti in un clima particolarmente teso; le dimissioni del ministro liberale Budisa in polemica per l'arrivo dei caschi blu, varie critiche espresse dalle opposizioni di sinistra relativamente alle nuove ripartizioni provinciali ed alla proposta di legge elettorale, hanno inasprito la discussione con insulti e polemiche, in questo Sabor in cui la solida maggioranza di HDZ (70% degli eletti) ha comunque rapidamente deciso secondo le previsioni. (v. rassegna stampa)

Deputati del parlamento croato iscritti al PR 1991 e 1992.

Ivan BABIC - agricoltore - HDZ

Vera BABIC - el. a Zagabria - indipendente

Ivo JELIC - ingegnere - indipendente -

Jadranko MIJALIC - el. Ivanic Grad - KNS

Josip VALINCIC - impiegato - HDZ

Vjekoslav ZUGAJ - giornalista - HSLS (liberali)

Miroslav ZUPANCIC - el. Nova Gradiska - HDZ

iscritti al PR '92:

Artur GEDIKE - studente - SSOH (giovani socialisti)

Ivan VULETIC - impiegato - HDZ

Ante PRKACIN - el. Osijek - HSP (partito del diritto)

- CROAZIA: TESTIMONIANZA DI IVAN BABIC, DEPUTATO, ISCRITTO RADICALE, INCARICATO MILITARE PER LE TRATTATIVE DI PACE A NOVA GRADISKA.

"SIAMO ANDATI PER DARE FORZA ALLA TREGUA, PER DISCUTERE, CI HANNO BOMBARDATO"

Ivan Babic, quarant'anni, agricoltore, deputato del partito di maggioranza HDZ, membro dello stato maggiore sul fronte di Nova Gradiska e incaricato per le trattative di pace, è venuto alla sede radicale di Zagabria per raccontarci come è stato ferito al fronte, poco dopo un incontro -per la pace- in territorio nemico.

Ecco una sintesi delle sue dichiarazioni.

Babic si è recato alcune volte nella zona occupata dai Serbi, soprattutto a Medari, dove ha discusso con vari ufficiali dell'esercito federale. Ad alcuni di questi incontri hanno presenziato gli osservatori della CE, semplicemente come testimoni silenziosi. Anche in loro presenza Babic è stato minacciato di morte, di essere schiacciato da un carro armato o di essere accoltellato; un colloquio si è svolto con un fucile puntato alla sua testa. Lui ha ribadito più volte e con vari argomenti le ragioni per l'accettazione della tregua e dell'arrivo dei caschi blu. Ha discusso dello scambio dei cadaveri, dei prigionieri, di troupe televisive, dell'installazione di una linea telefonica diretta.

Secondo la sua opinione i sotto-ufficiali federali e la truppa sarebbero preoccupati seriamente per il rischio dell'estensione della guerra alla Bosnia, ove i soldati hanno le famiglie. Al contrario gli ufficiali con cui Babic ha discusso sarebbero dei -duri-, assolutamente intenzionati ad impedire l'arrivo dei caschi blu, a violare la tregua ed a provocare così il conflitto anche in Bosnia.

Per quanto riguarda il suo ferimento Babic ha voluto sottolineare come, dopo un ennesimo colloquio apparentemente animato da buone intenzioni, i federali abbiano ripreso una furiosa sparatoria di artiglieria. Lui si è allora recato in prima linea, con registratore e telecamera, per documentare come i serbi rispettino la tregua e rispondano alle proposte di dialogo. Qui, credendo che il fuoco fosse cessato, Babic è uscito allo scoperto ed una granata gli è esplosa a pochi metri di distanza. "Subito dopo lo scoppio" ci ha detto " ero felice! Infatti ero ancora vivo." Poi si è accorto di essere ferito ad un braccio e ad una mano. Alcune schegge lo hanno colpito, provocandogli in seguito febbre ed un' infezione.

Abbiamo potuto ascoltare la cassetta con la registrazione delle esplosioni, compresa quella che lo ha ferito, e vedere alcune foto di Babic con penna e quaderno, circondato da federali e cetnici armati. Tra quest'ultimi vi era perfino un anziano con la vecchia divisa dell'esercito monarchico serbo.

Alla domanda su quale sarebbe il trattamento riservato ai serbi, nel caso di un ripristino dell' autorità croata, Babic ha ricordato che la percentuale di serbi presenti a Nova Gradiska prima della guerra era del 18%. La legge sulle minoranze, il ritorno alle loro occupazioni e abitazioni, dovranno dunque essere applicati a favore dei serbi che vorranno tornare, in misura non superiore al 18%. Dovranno essere esclusi naturalmente coloro dei quali si può provare un'attività anti-croata o collaborazionista. L'aiutante del sig. Babic, un altro militare presente al colloquio, ci ha assicurato che i loro servizi possiedono elenchi e documentazione su tutti i "serbi traditori".

Ancora Babic ha descritto il buon trattamento riservato ai sette disertori serbi, da lui iscritti al Partito radicale, imprigionati in un campo profughi a Nova Gradiska. Alcuni di loro hanno chiesto di poter avere quanto prima la tessera del partito radicale, poiché intendono usarla come una sorta di salvacondotto, per quando potranno ritornare alle loro case. Ritengono che la loro appartenenza ad un partito transnazionale possa costituire una sorta di protezione per sé stessi e per le famiglie.

Sul ruolo del partito radicale Babic ha ringraziato per quanto fatto da Pannella e gli altri lungo la linea del fronte della Slavonia, ha insistito sulla vigilanza e sulla denuncia delle continue violazioni della tregua. Occorre che l'Europa sappia che la guerra non è finita e che i serbi non intendono permettere l'arrivo dei caschi blu.

 
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