E' forse utile riportare un passo di un documento del Pr del 1967 in cui sono contenute le premesse teoriche da cui è nato l'impegno dei radicali per il divorzio. Il testo fu pubblicato su un numero speciale di Agenzia Radicale dal titolo "1967: Anno Anticlericale".
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1967: Anno Anticlericale
(testo n. 492 dell'ARCHIVIO PARTITO RADICALE - 15 gennaio 1967)
(...)
"Si è tentato per decenni di accreditare il mito di un anticlericalismo "vieto" e anacronistico: se ne è voluta fare di volta in volta, l'espressione di volontà reazionarie contro l'ipotesi di una "unità rivoluzionaria" delle grandi masse clericali e socialiste; o di estremistiche "malattie infantili" del movimento di liberazione dell'uomo, precedenti una più scientifica ed efficace versione del socialismo; o, ancora, di antiquate analisi della realtà storica contemporanea, che dovrebbe invece affidare ogni possibilità di progresso solo alla lotta per la realizzazione di nuove strutture economiche e produttive della società.
In realtà, si è così reso il laicismo sterile, subalterno e senza contenuto. Da decenni, e più che mai, in Italia, da venti anni, la rivendicazione laica s'è così ridotta a vuota declamazione o a specioso pretesto da parte di una classe dirigente che confonde il laicismo con l'agnosticismo sistematico e con il rifiuto di una chiara dimensione reale e concreta della battaglia politica per l'emancipazione dell'uomo.
Noi affermiamo che questo "laicismo" è - esso - vieto e menzognero; ridotto a puntuale compagno di strada della mostruosa ripresa clericale in atto nel nostro paese, ne risulta corrotto e una volta di più stremato moralmente e politicamente. Non vale forse nemmeno la pena di ricordare che non vi è settore della vita pubblica italiana che non esiga un preciso impegno anticlericale perché il nostro paese conosca le vie del progresso civile e dell'allineamento alla realtà sociale contemporanea.
Nella scuola pubblica ogni giorno più in crisi e inadeguata; nelle famiglie, soffocate dalla subordinazione della legge dello Stato a quella del diritto canonico, applicata dagli organi giudiziari vaticani; dall'assistenza e dalla previdenza pubblica, che sono state sacrificate e sconvolte dalla restituzione del monopolio assistenziale al mondo clericale, che ne trae smisurati vantaggi e ne snatura le finalità e le giustificazioni democratiche e umanitarie; all'immenso peso della speculazione finanziaria, che rischia di condizionare interamente qualsiasi tentativo di seria e responsabile riforma nel settore del credito e di quello di una moderna ed efficiente fiscalità.
Una franca e recisa proposta anticlericale, deve quindi essere nuovamente avanzata, organizzata, imposta allo schieramento democratico. L'alibi di un popolo insensibile, di un paese irresponsabile, di un laicismo necessariamente agnostico e solo pre-politico, cela la realtà di una classe dirigente "laica", pavida, subalterna, molto più retrograda ed incapace dei cittadini che pretende di esprimere e dirigere.
La qualificazione politica anticlericale deve essere restituita a pieno titolo come espressione necessaria degli ideali laici."