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Conferenza Partito radicale
Cicciomessere Roberto - 8 maggio 1992
Caro Vittorio,
non volevo prenderti in giro ma solo ricordarti che tu sei radicale allo stesso titolo di D'Elia, Cicciomessere, Bandinelli, Terni, Stanzani, Pannella, perfino di Dentamaro. Perché allora pensare che la "radicalità" sia espressa, per esempio, solo dalle opinioni di D'Elia e non dalle tue? (anche se tu non sei un compagno assassino e la tua unica colpa è scrivere di calcio...). Perché accreditare l'immagine di un partito formato di persone create con lo stampino quando sai com'è difficile trovare due radicali che la pensino in modo uguale. Ma poi, dopo gli scazzi, sempre pubblici e naturalnmente riportati nei dettagli dalla stampa, bisogna decidere cosa fare insieme, appunto al congresso. Altrimenti ognuno per la propria strada.

Condivido per esempio le tue riserve sulle certezze granitiche degli antiproibizionisti ideologici. Volevo infatti intervenire (ma non sempre risco a trovare il tempo per farlo) per dire che non sono affatto sicuro che con la sola legalizzazione della droga si risolvono tutti i problemi. Certo se ne risolvono molti, da quello della criminalità a quello della giustizia e soprattutto si afferma un principio sacrosanto: che non esiste crimine senza danno, che la legge non può impedire di ingerire una sostanza, di farsi un buco, di suicidarsi. Ma una volta stabilito che la droga è un problema sanitario, sociale e non giudiziario, viene il difficile: completa legalizzazione, alla Friedman, con vendita di cocaina dal droghiere? distribuzione controllata come prevede la proposta di legge Teodori? commercio passivo teorizzatao da Caballero?

Poi c'è una cosa che non mi convince nella descrizione corrente del povero drogato (quello delle campagne pubblicitarie del ministero) e che l'ultima ricerca del Censis ha portato parzialmente alla luce: non è vero che ci si droga solo per disperazione o disagio sociale: drogarsi provoca piacere. Ebbene sì. Un piacere rischioso. Ma quelli che si fanno pestare per dodici riprese su un ring? gli altri che rischiano la vita a 300 all'ora su un circuito di F1? Quelli che rischiano di sfracellarsi per sostare qualche secondo su una vetta a 5.000 metri?

Ho l'impressione che la legalizzazione non porterebbe alla diminuzione del consumo (come la fine dell'antiproibizionismo sull'alcool non ha portato alla scomparsa del Whisky), ma "solo" alla riduzione del danno. Che non è poca cosa.

 
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