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Giannini Leonello - 15 settembre 1994
PENA DI MORTE: "LO STATO NON PUO' UCCIDERE"
Il Senato: No alla pena di morte per i militari

(La Repubblica, 15 settembre 1994)

Roma. Per il codice militare di guerra, lo Stato italiano aveva ancora la licenza di uccidere. Ora, per decisione del Senato, la pena di morte è stata abolita. Le commissioni Difesa e Giustizia di palazzo Madama hanno approvato ieri in sede legislativa la sua cancellazione. »Ora - si augura la relatrice Francesca Scopelliti, del gruppo Riformatori-Forza Italia - speriamo che la Camera convalidi al più presto il provvedimento. In tempo utile per l'apertura della sessione dell'Assemblea generale dell'Onu del 20 settembre. Lo Stato, è stato detto con chiarezza con questo voto, non può avere il diritto di vita e di morte su tutti i cittadini e in qualsiasi circostanza. Si fissa così un tabù indiscutibile, come era già accaduto per la tortura e la schiavitù. Lo si è fatto forse con un certo ritardo, ma la decisione è passata senza obiezioni, all'unanimità . Tutti d'accordo, insomma, al Senato, per l'abolizione . »Un segnale politico molto importante - concorda la prima firmataria, la senatrice Ersilia Salvato di

Rifondazione Comunista .

Sono 132 i paesi che tuttora mantengono la pena capitale in stato di guerra. Da quest'elenco ora potrebbe essere definitivamente sottratta l'Italia. Novantasei, invece, quelli che la considerano legittima anche in campo civili. »Il voto a favore dell'abolizione - spiega ancora la Senatrice Scopelliti - è rilevante per due motivi. Il primo: si chiude la porta a qualunque tentativo strumentale di ripristinare il boia non solo per i cittadini in grigioverde. Il fatto che ci fosse un codice, quello militare appunto, che ancora la consentisse, poteva offrire il destro a certe tentazioni. Almirante, allora segretario del Msi, nell'81 la invocò per esempio contro terroristi e mafiosi. Si dice poi che ci sia una parte dell'opinione pubblica che di fronte a gravi atti di criminali auspichi il patibolo per i colpevoli. Ma ritengo che siano sempre affermazioni dettate dalla rabbia del momento, che il Paese non abbia certe nostalgie. In ogni caso, meglio stopparle. E su questo in Senato c'è stato pienio accordo. Anche A

lleanza Nazionale si è schierata per l'abolizione, acnhe se ha allegato una postilla in cui si dice: va bene rinunciare alle esecuzioni capitali, ma contemporaeamente si deve proibirepure aborto ed eutanasia .

Secondo la Scopelliti, c'è però anche un secondo aspetto politico fondamentale nella scelta del Senato. »Abbiamo impegnato il governo a pronunciarsi contro la pena di morte nell'Assemblea Onu. E' una forma di pressione anche su quei Paesi che ancora la considerano legittima . Di recente proprio l'ONU si è espressa per l'abolizione e per il Tribunale speciale per i crimini di guerra dell'ex-Jugoslavia è stata fissata una pena massima di 32 anni.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale i tribunali militari, comunque, non hanno più emesso in Italia sentenze capitali. »Durante la guerra del Golfo - ricorda la senatrice Salvato - fu anzi varata una leggina ad hoc che la aboliva per i nostri soldati coinvolti in quella che, pur essendo una missione di pace, si svolgeva in uno scenario di guerra . Era già chiaro, tre anni fa, come si orientava il Parlamento in materia. Del resto l'iter del provvedimento è lunghissimo e attraversa tre legislature. Approvato alla Camera, infatti, il provvedimento decadde in quella precedente perchè si andò alle urne. Le commissioni del Senato, ieri, hanno preso un'altra decisione sottolineata con identica soddisfazione dalla senatrice di Rifondazione e da quella di Forza Italia. E cioè si è stabilito che la pena sostitutiva diu quella capitale è »la massima pena prevista dal codice penale. In sostanza, non compare la parola ergastolo. »Questo perchè anche sull'ergastolo c'è dibattito - osserva la Salvato - mantenerlo o

cancellarlo? La questione è aperta. Lo è per un processo militare ma ovviamente la discussione è estes ai processi civili. Qui le commissioni si sono spaccate. Alla fine ha prevalso la linea di non indicarlo nel testo, in modo da consentire una pena massima che potrebbe essere di 28 o 30 anni .

Ha vinto lo schieramento composto da Progressisti, Rifondazione, Rete, Ppi. Contro hanno votato Forza Italia, An, alcuni rappresentanti della Lega. La forzista Scopelliti ha optato per il no all'ergastolo, saltando il fosso.

»Sono state sconfitte le forze più retrive - osservava compiaciuto in serata Francesco De Notaris della Rete. Si va verso una cultura di pace, nella coscienza della gente, e bisogna puntare al recupero sociale di qualunque colpevole . E Guido Folloni (Ppi) sottolineava come »il rispetto della dignità umana e dell'intangibilità della vita ha trovato ampia affermazione nelle Costituzioni degli Stati moderni e deve essere applicato fino in fondo. La cultura religiosa e quella laica, pur divise su aborto ed eutanasia, hanno dimostrato di muoversi lungo un comune cammino di civiltà .

 
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