SINTESI DELLA RIUNIONE TENUTASI AL PR SU L.I.Artificiale
16/9/94
Presenti: Paolo Pietrosanti, Roberto Spagnoli, Silvia Manzi, Giuseppe Lorenzi, Simone Zaccagnini, Raffaella Fiori, Rosella Roselli, Luigi Cimino, Liliana Merlini, Daniela Cacace.
Emerge la necessità di chiarire in quali termini i
radicali sono interessati alla L.I., cioè perchè questo problema linguistico diventa problema politico e quali sono le linee su cui muoversi.
Si rileva che l'assenza di dibattito anche all'interno del Partito Radicale ha determinato la sedimentazione di alcuni pregiudizi che vanno rimossi.
Uno di questi pregiudizi è che già esista una lingua internazionale ed è un inglese semplicato nelle regole, nel vocabolario e nelle frasi idiomatiche. Queste semplificazioni, calate sulla struttura di una lingua etnica, determinano però una ridotta possibilità di comunicazione. Nel caso della L.I.Artificiale, costruita già con regole minime prive di eccezioni, con prefissi, infissi e suffissi portatori di significati morfologici e lessicali precisi, invece, il possesso di un vocabolario assai ridotto consente la composizione di un vocabolario ricco capace di comunicare qualsiasi significato.
Si ritiene altresì estremamente riduttiva la scelta di una lingua internazionale in funzione di una mera difesa conservativa di lingue e culture etniche: "La L.I.Artificiale serve non per conservare il passato ma per salvare il futuro", poichè ciò che interessa è l'interconnessione stretta tra L.I. e democrazia mondiale.
Allo stato attuale delle cose, il problema non è l'"imperialismo americano", ma il rafforzamento di potentati multinazionali, possessori della lingua, attraverso la diffusione di un nuovo analfabetismo che emarginerà anche in Occidente ampi strati delle popolazioni non anglofone. Il legame tra lingua ed economia già ora è reso visibile dalla difficoltà che la piccola impresa incontra nell'accesso ai diversi mercati nazionali. Si riconosce invece alla L.I.Artificiale, la capacità di risolvere senza perdita di democrazia il problema della comunicazione mondiale, per la sua fondamentale caratteristica di apprendibilità nella scuola dell'obbligo, sufficiente per l'acquisizione di una buona competenza linguistica.
L'ottica in cui ci si pone, quindi, non è quella di una lingua veicolare di culture ma quella di una lingua di servizio. Perciò questa battaglia si colloca pienamente nella storia e nel metodo del PR, a partire dal divorzio e dall'aborto, che non furono certo posti come valori in sè, ma come indicazione di un modo democratico di regolare la società. Come è avvenuto poi con la creazione del partito trasnazionale, si va a prefigurare uno spazio istituzionale mondialista che non c'è ma al quale noi siamo adeguati e, ancora una volta, l'unità che propone non è su valori comuni ma sulle regole di confronto, analogamente alla posizione sul federalismo, che non è proposto come valore ideologico ma come regola per far funzionare le diversità.
Si individuano analogie con la lotta antiproibizionista, nella quale il PR non si è mosso in concreto con proposte di legalizzazione finchè non era possibile; oggi abbiamo una proposta con incidenza giuridica in materia.
Probabilmente sulla L.I.Artificiale ora è possibile solo evocare per aprire la strada.
Si discute su quale istituzione debba essere scelta come interlocutore, se debba essere a livello europeo o mondiale; si riconosce che l'ottica mondialista potrebbe prevedere un passaggio intermedio attraverso il P.E.
Si lavora intorno a diverse proposte:
1) Appello (all'O.N.U.? al P.E.?)
2) Progetto per il P.E., che, valutando i costi economici e politici del multilinguismo, punti all'adozione della L.I.Art. come lingua di servizio all'interno delle istituzioni e del territorio europei.
3) Denuncia/richiesta di tutela del diritto alla salute per qualunque cittadino fuori del proprio paese (es.: istruzioni di medicinali )
Come primi passi è necessario compiere ricerche su eventuali convenzioni internazionali che riguardino la tutela della salute, per studiare la possibilità di attuazione della proposta 3); va preparato naturalmente uno scadenzario.