Per conoscenza:Al Garante per l'Editoria
Al Presidente della Rai
Al Direttore Generale della Rai
Ai Direttori dei TG Rai
da Sergio D'Elia
Segretario di Nessuno tocchi Caino, membro della segreteria del Partito Radicale
Caro Presidente,
una premessa è d'obbligo. Per dire, per sommi capi, il percorso politico-parlamentare che si è concluso ieri con l'approvazione nelle commissioni congiunte Giustizia e Difesa della legge di abrogazione della pena di morte dai codici militari. L'idea ha origine, 5 anni fa, da una proposta di Amnesty International, inoltrata ai parlamentari, rinnovata per tre volte, presentata nel pacchetto di proposte che ogni eletto deposita all'inizio della legislatura, e mai messa in discussione.
Dopo le ultime elezioni, "Nessuno tocchi Caino", la Lega di cittadini e di parlamentari per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000, ha impegnato i parlamentari membri dell'associazione sull'obiettivo dell'approvazione della legge, perchè venisse conseguito in tempi strettissimi.
A giugno, dopo aver recuperato il testo di Amnesty presentato da Ersilia Salvato, la senatrice Francesca Scopelliti, in collaborazione con Nessuno tocchi Caino, lo ha rivisto (estendendo, peraltro, l'abrogazione ad articoli sulla pena di morte che non figuravano nel testo originario); ha parlato col presidente della Commissisone Giustizia ottenendo che venisse messo subito in discussione; ha preparato, insieme a Nessuno Tocchi Caino, la relazione alla legge; ha proposto ed ottenuto l'esame in sede legislativa. Così, il 14 settembre, la legge è stata finalmente approvata dal Senato.
Lo stesso lavoro di accelerazione dei tempi ha fatto Tiziana Maiolo, anche essa membro fondatore di Nessuno tocchi Caino, relatrice della legge alla Camera dei deputati.
Era urgente approvare quel provvedimento perchè venissero rispettate le tappe di una campagna del Partito Radicale e di Nessuno tocchi Caino che ha come obiettivo l'approvazione alle Nazioni Unite di una moratoria delle esecuzioni capitali. In questo senso, e grazie ad un voto parlamentare e alla grande mobilitazione di questa estate davanti a Palazzo Chigi, il Ministro degli Esteri Martino si è impegnato a proporre, a fine ottobre, una risoluzione all'Onu.
Di tutto questo - delle manifestazioni davanti a Montecitorio, riprese da troupes della Rai, dei comunicati stampa, dei testi e delle dichiarazioni dei parlamentari e dei promotori della iniziativa - non abbiamo trovato traccia nel servizio pubblico radiotelevisivo.
In particolare, il Tg1 - presente al sit-in giovedi scorso davanti alla Camera, dove ha effettuato lunghe riprese e raccolto numerose interviste -, fino ad oggi, non ha mandato in onda neanche un fotogramma. Tutto archiviato. Al Tg1 possiamo dire solo: restituiscici le nostre immagini, non lasciarle marcire negli archivi di Saxa Rubra!
Il Tg3 di ieri, invece, dopo aver detto, nel notiziario delle 19.00, che "si concludeva con successo un'iniziativa promossa 5 anni fa da Amnesty International", alle 22.30, ha collocato uno spot di A.I. all'interno di un servizio costruito sui contenuti e i connotati della nostra iniziativa. Frasi del tipo: "per nessun motivo e nessuna circostanza lo Stato può disporre della vita di una persona"; "l'Italia ora può legittimamente chiedere a livello internazionale la moratoria della pena di morte", sono letteralmente riprese dai comunicati di Nessuno tocchi Caino e di Tiziana Maiolo, i quali non sono stati nemmeno citati.
Al Tg3 chiediamo quindi: ridacci i nostri comunicati, restituisci i testi alla strategia e agli obiettivi che gli sono propri!
A fronte di questa ennesima operazione di censura e mistificazione sui fatti compiuti e sui testi originali, chiediamo al Presidente della Commissione di Vigilanza di intervenire presso la Rai perchè il mai visto sia mostrato, il mal detto sia rettificato, il mal tolto sia restituito.