COMMISSIONE CEE, CRISI SFIORATA
CONSIGLIO DEI MINISTRI INFUOCATO: LA BONINO CONTRO NAPOLITANO
Andrea di Robilant
(La Stampa, 28-10-1994)
ROMA. Emma Bonino o Giorgio Napolitano? Ieri a tarda notte il governo non era ancora riuscito a nominare il secondo commissario italiano che affiancherà Mario Monti a Bruxelles e il duello finale era proprio tra l'esponente radicale e l'ex presidente della Camera.
La nomina del secondo commissario ha dominato una giornata convulsa a palazzo Chigi, ricca di colpi di scena, in cui si è anche sfiorata una crisi di governo. E i contraccolpi di questa battaglia sulla maggioranza rischiano di essere duri.
Berlusconi avvia la partita difendendo a spada tratta la nomina della Bonino, come aveva promesso a Pannella. La candidatura gli piace, e poi i riformatori meritano un segno tangibile della sua riconoscenza.
Ma la Bonino piace poco ad Alleanza nazionale, che spinge per Enrico Vinci, segretario generale del Parlamento europeo. Non piace affatto alla Lega, che vuole a tutti costi piazzare uno dei suoi: Domenico Comino, ministro per le Politiche comunitarie, oppure Francesco Speroni, ministro per le Riforme istituzionali. E non piace nemmeno al ministro degli Esteri Antonio Martino, che pur avendo avuto in passato buoni rapporti con i radicali, si mostra inflessibile.
Ma nessuna delle altre candidature riscuote consensi maggiori. Quella di Vinci, appoggiata soprattutto da Martino, suo vecchio amico e conterraneo (Messina), è ostacolata dalla Lega. Quelle di Speroni e di Comino vengono bloccate da Alleanza nazionale. L'impasse è totale.
Cosi passano le ore, la situazione non si sblocca. Speroni minaccia le dimissioni. Pannella, alla Camera, attaccato al telefono, segue la partita a distanza e lancia strali alla Lega e ad Alleanza nazionale. »Dicono che la Lega addirittura minacci la crisi di governo, ma non ci credo , dichiara al Tg3. E così cominciano a circolare voci di crisi imminente, di lotte all'ultimo sangue dentro il governo.
A palazzo Chigi, intanto, si cerca una via d'uscita. Ferrara, Urbani, Martino e alcuni altri ministri propongono di cercare una candidatura nuova, fuori dalla rosa e magari fuori dalla maggioranza, come insistono le opposizioni.
In realtà l'idea di cercare una candidatura alternativa non è nuova. Nei giorni scorsi, proprio in previsione di un blocco sulla nomina del secondo commissario, Berlusconi aveva incaricato i suoi collaboratori più fidati di trovare una soluzione alternativa, da tirare fuori se necessario in Consiglio dei ministri.
Prima si era pensato ad arruolare Romano Prodi, ma il professore di Bologna non ha abboccato. Poi si è pensato ad un progressista e l'ipotesi è stata discussa dal governo con i capigruppo del pds alla Camera e al Senato, Luigi Berlinguer e Cesare Salvi.
E così, a tarda sera, prende improvvisamente quota il nome di Giorgio Napolitano. Gianfranco Fini bofonchia un po' all'idea di avere un pidiessino a rappresentare l'Italia a Bruxelles, ma pur di arrivare ad un accordo... Umberto Bossi, che arriva di corsa a palazzo Chigi, dichiara: »A questo punto quella di Napolitano potrebbe essere una soluzione di mediazione in stile europeo in mezzo a tanti pasticci . E intanto avverte: »A gennaio faremo una verifica, noi vogliamo il cambiamento vero. Prima però ci vuole la Finanziaria .
Ma poi è proprio Bossi a far lievitare di nuovo il nome della Bonino: »Persona degnissima, ma nel suo collegio di Padova si candiderebbe Pannella per iniziare una lunga campagna referendaria . Pannella prende la palla al balzo. »Urgente per il Presidente Berlusconi: Mi impegno a non candidarmi a Padova. Coraggio! .
Il Consiglio dei ministri va avanti da sei ore. Berlusconi chiede un'interruzione di un'ora, il tempo di parlarne con gli interessati. Il Consiglio riprende alla dieci e trenta ma la battaglia non è finita.
Andrea DI ROBILANT