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Conferenza Partito radicale
Giannini Leonello - 31 ottobre 1994
FURIO COLOMBO: L'umanità giudichi i carnefici del mondo
(La Repubblica, pag.12, Domenica 30.10.94)

New York - Mi giunge una lettera di Amnesty International sezione americana. In essa il direttore William Schultz racconta fra le altre, la storia delle persecuzioni subite da Rosa Pu Gomez, membro del Comitato »Vedove del Guatemala . E' facile da immmaginare che cosa è il "comitato delle vedove" in Guatemala. Sono le mogli e compagne di persone politiche o non politiche, soggette alle due »conclusioni preferite da quel regime: il cadavere sul marciapiede, affinchè »serva da esempio . O la scomparsa nel nulla. Gli squadroni della morte del Guatemala non hanno neppure pensato di aggiornare le loro ragioni. Si dichiarano »anti-comunisti come negli anni cinquanta. E dichiarano i loro avversari (le cui liste ricevono dal governo) »comunisti pericolosi . Che la specie non esista al mondo non li preoccupa. Serve come espediente per prendersi cura del dissenso.

La domanda è come possano continuare a farlo orgogliosi ma anche impuniti. Del resto non mostrano lo stesso atteggiamento i comandanti serbi, i capi-clan somali, gli organizzatori e mandanti degli immensi massacri del Ruanda. I governanti del Sudan che hanno esiliato centinaia di migliaia di bambini nel deserto ? Non abbiamo forse visto in tv il generale Cedras lasciare l'isola di Haiti che aveva martoriato per anni, quasi con l'onore delle armi (comunque con il trasferimento garantito di milioni di dollari)?

Ognuno dei mandanti e degli esecutori di questi delitti resta al sicuro (persino se la sua parte è sconfitta e deve adattarsi all'esilio) e lo sarà fino a quando non sarà istituito il Tribunale Internazionale Permanente per i crimini contro l'umanità. E' un progetto dell'Onu cher ogni tanto riaffiora e che in genere langue fra le carte dei diplomatici di buona volontà. Stranamente questa iniziativa, fattibile e concreta, non sembra attrarre attenzione. Ogni volta che il destino si rivolta in un paese oppresso, si scatena altra violenza. E circola ancora in un mondo praticamente senza frontiere, l'idea che le vedove perseguitate del Guatemala (tutte in una lista pubblica di futuri delitti) siano un problema del Guatemala, che i bambini eliminati a colpi di armi automatiche dagli squadroni brasiliani siano una vergogna del Brasile, che le stragi bosniache e la pulizia etnica siano una sciagura della ex-Jugoslavia, ovvero tristi vicende che riguiardano un solo paese. Il processo di dipartimentalizzazione del de

litto serve anche per dimenticare più facilmente. Non appena subentrano condizioni di relativa pace e stabilità (non importa se fondate su montagne di cadaveri) e i »nuovi capi di Stato e i loro ministri degli Esteri compaiono, rispettati, alle Nazioni Unite e negli incontri internazionali, e prima o poi si guadagnano lodi per la »moderazione o per avere »riportato la pace (nessuno vuole sapere come) nel loro paese.

Eppure i delitti del Guatemala, del Brasile, della Serbia, del Ruanda, e le mille odiose violazione dei diritti umani, il cui elenco non starebbe nè in questa pagina né in tutto questo giornale, sono una vergogna per il mondo e per ciascuno di noi (dunque per le Nazioni e per i nostri governi) e non solo per assassini e mandanti di ciascun crimine. Perciò non posso non condividere quello che ha detto Emma Bonino all'Onu a nome della delegazione italiana: »Genocidi e massacri, condanne ed esecuzioni di innocenti, vendette di vincitori sui vinti vengono commessi nell'arbitrio, mentre la coscienza civile assiste impotente e disarmata. L'impunità è garanzia e premio di ogni scelleratezza, perchè non esiste oggi autorità che abbia la forza e gli strumenti per raggiungere e punire i colpevoli .

C'è un punto che mi sta a cuore nella posizione italiana sulla questione Tribunale per i crimini contro l'umanità, un punto che mi sembra essenziale. La cultura tradizionale (rafforzata negli anni della guerra fredda) ci ha insegnato a immaginare che gli Stati sono i responsabili di ciò che accade nei loro territori. Questo è vero, giuridicamente. Ma è un atteggiamento che copre il senso di responsabilità persoinale (e di rischio personale) dell'aguzzino. Ora che il generale Cedras se ne è andato dall'isola che aveva ridotto alla disperazione, al dolore e alla fame, abbiamo l'impressione che sia accaduto qualcosa di naturale, come il bel tempo dopo una tempesta. In questo modo manca ai futuri Cedras il solo deterrente possibile, lo stesso che ciascuna legislazione usa contro i potenziali violatori della legge, sei responsabile personalmente e ne risponderai personalmente. Ci sono molte obiezioni, ma si può rispoindere a tutte, come vedo nella documentazione presentata all'Onu dalla delegazione italiana. Il T

ribunale è solo simbolico? Non è detto. Ma questo non è importante. Importante è che la persona autrice del crimine siaindividuata, processata e condannata agli occhi delo mondo. Importante è che perda almeno l'onorabilità a cui non ha più diritto. Che siano associati al suo nome, per sempre, i crimini commessi e i nomi delle vittime. Un giorno tutto ciò ci sembrerà un principio essenziale di civiltà. Oggi una mobilitazione dell'opinione pubblica a sostegno del tribunale sarebbe una rivoluzione, darebbe un senso diverso alle organizzazioni internazionali. Un'istituzione quasi solo simbolica e forse senza potere potrebbe essere l'inizio del rilancio dell'Onu e della speranza (per ora amaramente delusa) di un governo del mondo. Forse non può esserci un governo del mondo, prima che si crei e si identifichi una coscienza del mondo.

 
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