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Partito Radicale Silvja - 2 novembre 1994
Corte Penale Permanente

Il Popolo, 29 ottobre 1994

Criminali impuniti e vittime senza giustizia

di Gaetano Vairo

Le note vicende internazionali europee ed africane, sfociate ormai nel mare della più barbara aggressione ai diritti fisici e morali dell'uomo, offrono alla sensibilità razionale ed etica della pubblica opinione mondiale un quadro sempre più desolante e intollerabile. A fronte dei virulenti attivi focolai di vera e propria criminalità collettiva contro inermi popolazioni civili, espressiva di una degenerata evoluzione culturale antiumana apportatrice di crimini contro l'umanità, la domanda che si pone, con urgenza drammatica, è se l'umanità deve prendere atto della insufficienza operativa della struttura giuridico-istituzionale internazionale nell'impedire o far cessare la perpetuazione dei crimini contro la pace e contro l'umanità; e se conseguentemente gli Stati moderni e civili, forti all'interno della rispettiva sovranità nazionale, ma deboli o impotenti, per la mancanza di unità politico-giuridica, nella difesa dei principi cardine del vivere umano, debbano ancora limitarsi ai soli palliativi "unitari"

del tutto insufficienti, se non inutili, perché finalizzati a lenire soltanto, e senza le necessarie garanzie di tutela, le sofferenze delle vittime innocenti e indifese degli eventi che perdurano, piuttosto che bloccare o eliminare le cause e gli autori che li producono.

Deve, dunque, il mondo intero continuare ad assistere, impotente, alle barbare stragi collettive, alla propria umiliazione ed al proprio dolore, ed affidare in ultima analisi la miracolistica soluzione soltanto (e non anche) all'intervento puntuale della Chiesa di Dio? Noi riteniamo di no, perché siamo convinti che la risposta alla sempre più drammatica domanda vada ricercata nella determinazione di riprendere speditamente la strada già tracciata dalla Storia nella direzione della costituzione di una Corte penale mondiale che, in conformità ai principi giuridico-costituzionali dei codici penali moderni nazionali di tutto il mondo civile, tipicizzi le fattispecie criminali contro la pace e l'umanità, e, previa la creazione di organismi coattivi internazionali, faccia eseguire i provvedimenti sanzionatori emessi contro gli autori responsabili.

Il richiamo ai tentativi già avviati in tale direzione all'indomani del II conflitto mondiale, è utile per rendersi conto della effettiva praticabilità della strada già intrapresa e poi ritardata a causa degli ostacoli reali giuridico-politici che occorre riesaminare, con lucido rigore scientifico e forte vitalità politica, per poterli superare.

La istituzione del Tribunale militare internazionale di Norimberga, quale giurisdizione speciale temporanea creata dall'accordo di Londra dell'8 maggio '45 tra le quattro potenze alleate e con la successiva adesione di 19 Stati, con annesso Statuto che fissava la competenza dei tre crimini contro la pace, contro la guerra e contro l'umanità; la costituzione del Tribunale internazionale di Tatio per giudicare i criminali giapponesi, avvenuta il 9 gennaio '46 con Statuto modellato su quello di Londra; il riconoscimento da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1946 dei principi contenuti nello Statuto di Londra e nelle sentenze dei suddetti tribunali come principi di diritto internazionale positivo; la predisposizione del Progetto di Codice dei crimini internazionali contro la pace e la sicurezza dell'umanità e del Progetto di Statuto di una Corte penale internazionale redatti nel 1954 ad opera della Commissione per il diritto internazionale dell'ONU su incarico nel 1949 dell'Assemblea generale;

le successive numerose convenzioni, che in via sussidiaria, ma parziale e insufficiente, sono state firmate per la soluzione bilaterale e concordata di difesa contro gli attacchi criminali internazionali. Sono tutte tappe storiche di un cammino verso una codificazione del diritto mondiale penale per sanzionare come reati internazionali fatti e comportamenti di attentato ai valori comuni a tutti gli Stati sui quali è ormai consolidata la convinzione generale che debbano essere penalmente repressi e sanzionati. Un cammino che, per quanto accidentato e difficile, avviato e interrotto deve riprendere forza e volontà verso un itinerario di compiuto diritto internazionale penale e processuale.

Al di là dei facili ottimismi e dei cupi e improduttivi pessimismi, non si può negare che sempre una più diffusa esigenza morale dei popoli richiede la nascita del diritto internazionale penale per rispondere efficacemente al perpetuarsi di crimini contro nazioni, razze, bambini, donne, anziani che avviliscono la coscienza di ogni figlio di Dio, di qualsiasi religione o nazionalità. Ma è del pari innegabile che sussistano ancora gli ostacoli, d natura tecnica e politica, della idea della "sovranità" nazionale, della "aggressione" che esuli da fatti interni allo Stato sentenziato dagli organismi coattivi internazionali.

Uno Stato che, riprendendo con sincera e forte convinzione la strada intercorsa dimostrasse di voler realizzare nel diritto internazionale penale la giustizia dei popoli e dell'umanità sarebbe un segno visibile di fiducia in un mondo migliore.

 
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