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sommario:
avendo subito l'esperienza sulla mia pelle, nel vero senso della parola (poi mi sembra sia capitato anche a massimo in ungheria), vi propongo alcuni estratti da un file sul tema "burocrazia" che avevo scritto oltre un anno fa, rientrando in bulgaria da un viaggio in macedonia.
rileggendolo ho trovato qualche considerazione che forse puo' essere utile a sviluppare una azione sul tema in russia.
nota: per sintetizzarlo in modo attinente al tema, dal file ho cancellato il resto sulla "burocrazia", che pero' era divertente.
tanto per dirne una, oggi stesso al medesimo punto di confine ho dovuto pagare ben due "veterinarna disinfektsia" in meno di 12 ore...
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STATISTIKA KARTA: AIDS ED ALTRO ALLE FRONTIERE BULGARE
Forse qualcuno dei lettori ha gia' avuto esperienze con la famigerata STATISTIKA KARTA, un cartoncino giallo sopravvissuto alla caduta del comunismo che bisogna compilare entrando nella Repubblica di Bulgaria e restituire all'uscita completo dei timbri degli alberghi ospitanti
[...]
Ora, pero', quello che mi ha fatto girare le balle oltre misura e' stata l'imposizione di un test anti-HIV obbligatorio che ho subito tornando in Bulgaria dalla Macedonia alla frontiera di Deve Baer / Ghiueshevo, e soprattutto il modo in cui la procedura dovette realizzarsi: un modo razzista ed inutile ai fini sanitari.
Sulla mia STATISTIKA KARTA infatti, alla voce "motivo della visita", invece della sigla TUR (=turista), o BUS (=businessmen), o JUR (=giornalista), fu scritto POS, per la semplice ragione che in quanto italiano o "occidentale", si dovesse presumermi sieropositivo, ed in modo che, all'uscita dal paese quando si deve restituire la STATISTIKA KARTA, l'ufficiale potesse dedurre da quel "POS" che io ero tenuto ad esibire il certificato risultante dall'esame obbligatorio eseguito nel frattempo, altrimenti c'era il rischio non mi lasciassero uscire.
Voglio manifestare la mia solidarieta' a quanti vengono emarginati per la loro sieropositivita' o per la mera presunzione di essa: per dieci giorni ho vissuto con addosso un'etichetta razzista, senza poter lasciare il paese, ed ho capito. Per dieci giorni ho vissuto sulla mia pelle (al di la' dell'abusiva intrusione di un ago nelle mie vene), l'umiliazione e la discrimanazione dei sieropositivi HIV.
A cio' si e' aggiunta la rabbia per l'inutilita' di questo esame ai fini della sanita' pubblica. Infatti tale esame:
1 - Non viene sistematicamente imposto a tutti gli stranieri ma principalmente a quelli "sospetti", cioe' gli occidentali.
COME DIRE CHE UN LIBANESE O UN COREANO SONO SANI PER NAZIONALITA'!
2 - Non viene sistematicamente imposto a tutti i visitatori, ma solo a quelli che sono prevalentemente residenti nel paese o, a discrezione e secondo l'orario di lavoro dell'ufficiale sanitario (se in quel momento e' a pranzo o meno), a quelli che richiedono un visto permanente (un mese) e non di transito (36 ore).
COME DIRE CHE CHI SI FERMA SOLO 36 ORE NON HA IL TEMPO DI ANDARE A PUTTANE !
3 - Non viene sistematicamente imposto a tutte le frontiere ma solo in alcune, e sempre compatibilmente con i tempi digestivi dell'ufficiale sanitario di turno alla frontiera e la sua piu' o meno zelante applicazione delle disposizioni ministeriali.
COME DIRE: SAPPIAMO CHE I SIEROPOSITIVI ENTRANO PREVALENTEMENTE DA QUI, E SE UNO INVECE ARRIVA DA LI', PAZIENZA !
4 - All'uscita dal paese che all'ingresso immediatamente precedente mi aveva imposto l'esame obbligatorio, non mi e' stato richiesto di esibirne i risultati, nonostante la mia STATISTIKA KARTA riportasse l'odioso "POS", segnalandomi quindi come potenziale importatore del virus.
COME DIRE: L'ESAME E' OBBLIGATORIO, MA SE NON TI CI ATTIENI PUOI ANCHE FARLA FRANCA !
Tutto questo per dimostrare che una misura sanitaria preventiva che vorrebbe essere concepita in teoria per salvaguardare l'igiene pubblica di un paese, ha in effetti ben poca (praticamente nessuna) utilita' in tal senso, salvo umiliare (forse come sadica ritorsione) i "ricchi" occidentali.
vabbe', scusate lo sfogo finale, ma penso che la prima parte possa essere utile per, voglio ripeterlo, esprimere amicizia alle persone sieropositive con le quali per qualche giorno ho condiviso l'umiliazione imposta dalla burocrazia che, con l'etichetta "POS" sulla STATISKIKA KARTA, mi ha fatto capire personalmente quanto sia schifosa tale discriminazione.