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Conferenza Partito radicale
Lorenzi Giuseppe - 13 novembre 1994
DIGIUNO PER LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE E PER LA MORATORIA DELLE ESECUZIONI.
PAOLO PIETROSANTI, MEMBRO DELLA SEGRETERIA DEL PARTITO RADICALE, E' GIUNTO OGGI AL TERZO GIORNO DI DIGIUNO PER LA ISTITUZIONE DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE, E LA MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI. PER INFORMARLO DELLA SUA INIZIATIVA NONVIOLENTA, PIETROSANTI HA INVIATO OGGI LA SEGUENTE LETTERA AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, BOUTROS BOUTROS-GHALI.

Roma, 13 novembre 1994

PER IL SEGRETARIO GENERALE

DELLE NAZIONI UNITE

E' forte e diffuso nel mondo, Signor Segretario Generale, l'amore per la Sua carica e per il Suo ruolo.

Ella rappresenta quel che è oggi una speranza, diffusa e forte, crescente di intensità e di aspettative che solleva proporzionalmente al crescere delle preoccupazioni sul destino e sul futuro di una umanità che è sempre più interconnessa e interdipendente.

Ella rappresenta una speranza, che è assai più che meramente ideale e idealistica. Ella, il Suo ruolo, il Suo incarico, la Sua responsabilità, rappresentano una speranza, che è la speranza del divenire regola e legge la ormai diffusa, generale consapevolezza della interdipendenza delle genti che popolano il nostro pianeta.

Che è uno, sempre più uno. in tutte le sue attività, in tutti gli aspetti della vita di relazione; tranne che nell'essere comuni le regole di convivenza.

E' generale e diffusa la consapevolezza della necessità di dotare il pianeta di un sistema giuridico, di Diritto, cioè di regole, autorità politiche e giurisdizionali che siano semplicemente adeguate ad un mondo che è assai diverso rispetto anche a pochi anni fa. Un mondo che è ormai uno, in tutti gli aspetti della vita di relazione tra i popoli, tranne che sul piano delle regole, del metodo di prendere decisioni, tranne che sul sistema di effettiva affermazione dei diritti di ciascuno, che rimane vuota enunciazione se non discende, la difesa e la affermazione dei diritti di ciasscuno, da un sistema giuridico cogente, da meccanismi e sistemi, da tecnologie dello stare e vivere insieme che in pur non sufficientemente ampie zone del pianeta hanno conosciuto e conoscono massima espressione.

Sto digiunando, dall'11 novembre.

Il simbolo del transpartito transnazionale che è il Partito Radicale vede rappresentato il volto di Mohandas Gandhi attraverso la composizione grafica delle Parole Partito Radicale in decine di lingue, lingue di tutto il mondo. Quella gandhiana non è soltanto una pur grandissima tradizione; né quello gandhiano è soltanto un armamentario, una sommatoria di strumenti che tradizionalmente vengono ricondotti alla storia delle iniziative, della politica, dell'azione nonviolenta. E', la pratica politica della nonviolenza, poesia dell'azione, se poesia è, in senso etimologico, creazione di dialogo; creazione, appunto. Ed è affermazione della identità tra i fini che ci si pongono e i mezzi che si apprestano per conseguirli.

Il Partito Radicale è impegnato da anni nella campagna civile e nonviolenta per l'abolizione della pena di morte e nella battaglia civile per l'istituzione della corte penale internazionale permanente.

Tutto il Partito Radicale, a partire dalla sua Segretaria, è impegnato a che il sistema istituzionale delle Nazioni Unite sappia trasformarsi progressivamente in strumento del diritto, e quindi dei diritti individuali di tutte le persone, che soltanto nel diritto oggettivo e cogente possono trovare fonte e certezza e garanzia.

Il Partito Radicale è da Lei Conosciuto, Signor Segretario Generale. Ella sa che alcune centinaia di Parlamentari hanno deciso in questi mesi di iscriversi, insieme anche ad alcuni membri di Governo, in decine di paesi del mondo. Il Partito Radicale che è una organizzazione politica che fa della iniziativa nonviolenta e democratica, civile e istituzionale il suo ambito di azione.

Il Partito della nonviolenza politica, il partito della nonviolenza gandhiana. Il Partito del Satyagraha, della affermazione della verità, storica, nel dialogo, e nella ricerca di luoghi, di istituzioni, di sedi in cui il dialogo e il procedere del dialogo sappia, sui diversi problemi che ci occupano e assillano, essere latore di riforme, di decisioni per tutti.

E il digiuno è una forma della ricerca del dialogo.

Sto digiunando rivolgendomi alle coscienze di coloro che sono chiamati a decidere, proprio in questi giorni a New York, nelle prossime settimane, in merito ai due temi fondamentali che sono all'ordine del giorno: la istituzione della Corte penale internazionale permanente, e la moratoria delle esecuzioni capitali in funzione della abolizione nel mondo della sanzione di morte entro la fine del secolo e del millennio.

Nell'astenermi dal cibo, Signor Segretario Generale, intendo acquisire maggiore forza nelle mie convinzioni, in modo da essere maggiormente capace di trasmetterle e donarle alle persone che in sede ONU hanno da decidere, decidere per tutti e ciascuno degli abitanti del pianeta.

Con la nonviolenza, con l'"arma" civile e nonviolenta del digiuno intendo rivolgermi alle coscienze, alle persone che devono e possono decidere. Per aiutarne le scelte, le decisioni.

Il mondo, anche grazie alla nonviolenza e al satyagraha, ha conquistato a se stesso il Tribunale internazionale sui crimini di guerra commessi nella ex-Yugoslavia. Il primo segmento di giurisdizione internazionale con potestà cogente, con forza di diritto vero.

Oggi, ancora, la nonviolenza deve aiutare le coscienze dei rappresentanti di tutti i paesi nel decidere nel senso e nella direzione della affermazione del diritto, della primazia del diritto sulla ragion fattasi.

Lo attende il pianeta. Come il pianeta ha atteso che ai massacri soltanto apparentemente folli della ex-Yugoslavia si desse una risposta di diritto, di ragionevolezza, di forza della legge.

Le Nazioni Unite hanno esteso la grande conquista del Tribunale sulla ex-Yugoslavia ai massacri del Rwanda. Opportunamente, certo, Signor Segretario Generale.

Ma non sapremo prevenire massacri e genocidi, non sapremo prevenire dispregio della vita umana, non sapremo prevenire stragi di persone e di umanità se non sarà certo per chiunque si appresti a promuovere massacri immani che egli avrà a che fare con la Giustizia, oltre che con la propria coscienza.

Oggi il mondo può riuscire a dotarsi di un deterrente formidabile contro le minacce alla pace, alla sicurezza, alla vita stessa della umanità; a partire dal dotarsi di una istituzione giurisdizionale sovranazionale, che superi i confini e sia in ciò stesso testimonianza concreta e affermazione di fratellanza, nel rigore delle regole.

Il mondo ha perso il tragico equilibrio che ne ha connotato la vita per decenni. Occorre che non valori o ideologie, ma la comune volontà di dare a se stessi regole di convivenza si sostituisca all'equilibrio terrificante finalmente smantellato.

Non possono essere valori, idee, ideologie a costituire punti ed elementi di equilibrio tra le persone e i popoli: quel modello è fallito. Non nuovi valori, ma il valore del luogo comune in cui le genti e le persone portatrici di valori diversi possano confrontarsi con regole comuni. Quel che minaccia pace e sicurezza è l'assenza di regole per il confronto, perché il confronto sia fruttuoso per tutti; non già la diversità o l'essere distanti le posizioni e le idee o i valori.

La Corte Penale Internazionale permanente deve divenire il primo elemento di questa nuova fase della vita del pianeta, e aprirla: la fase del Diritto quale punto di eqilibrio tra le persone e i popoli, la fase delle regole nuove, di tutti, che ciascuno e tutti possano far valere, fonte unica di diritti effettivi per i singoli, gli individui. A partire, intanto, dalla creazione di una istituzione giurisdizionale sovranazionale e sovrana nelle sue prerogative e competenze.

La Sessione in corso della Assemblea Generale delle Nazioni Unite deve discutere e decidere in merito alla Convocazione della conferenza internazionale istitutiva della Corte Penale Internazionale permanente, e sulla risoluzione che stavbilisce la moratoria, la sospensione delle esecuzioni Capitali.

Entrambi questi obbiettivi sono al centro della iniziativa del Transpartito transnazionale che è il Partito Radicale. Sono al centro della iniziativa del Partito della Nonviolenza, del Partito che vede tra i suoi iscritti cittadini di decine e decine di paesi, tra cui parlamentari, ministri, appartenenti a numerosissimi e diversissimi partiti nazionali, tutti impegnati su questi e pochi altri obiettivi, obbiettivi di governo della società nuova e interconnessa e interdipendente che è la società del villaggio globale.

Quello che da decenni è stato terreno di confronto e scontro nel pianeta intero, l'essere cioè disponibile alla società organizzata la vita di un suo membro, deve giungere oggi, in sede di Nazioni Unite, ad una discussione e decisione. E' all'ordine del giorno la sospensione delle esecuzioni capitali, nel mondo, disposta dalle Nazioni Unite, in modo da consentire il grande dibattito mondiale che porti alla abolizione di una sanzione che non è soltanto o tanto inumana, quanto in contrasto teorico e concretissimo con il meccanismo fondante di ogni società, quello per cui la società medesima è costituita dalle persone che ne sono partecipi, che dunque ne sono elementi costitutivi, insostituibili, e dunque non sopprimibili per mano e su decisione della società.

Dopo anni e anni di campagne e battaglie nonviolente e civili, che hanno portato noi radicali, anche, a consegnare ad un suo predecessore, soltanto cinque anni fa, tre milioni di firme di cittadini europei per la abrogazione della pena di morte, che ci hanno portato, anche, ad essere artefici, insieme al Presidente Havel, della abolizione della pena di morte nella allora Cecoslovacchia, è ora alle Nazioni Unite che affidiamo il compito di aprire il grande dibattito sul valore della persona umana in relazione alla società di cui è partecipe ed elemento fondante.

Non appena così ampia parte dell'Europa e del mondo cominciò a svincolarsi dal giogo di regimi autoritari non fu un caso che tra le primissime decisioni che alcuni stati vollero prendere fu proprio quella di abolire la sanzione capitale.

Occorre che sorga, oggi, Signor Segretario Generale, il nuovo diritto individuale a non essere ucciso in virtù di una sentenza giurisdizionale.

Ma ne va della forza e della credibilità della organizzazione delle Nazioni Unite, a cui vanno oggi le speranze di così gran parte dell'umanità intera.

Questo mio digiuno, Signor Segretario Generale, vuole rafforzarne la valenza, il valore, e pure le attese di tutti i cittadini.

Sembra quasi che quello del diritto, delle regole, dell'assetto istituzionale del pianeta, e quindi del dialogo a garanzia di tutti, sia l'unica attività umana rimasta ferma ad ambiti che sono ormai diversi da quel che erano quando furono concepiti.

L'economia è una, come la comunicazione, l'informazione, la cultura, la scienza: una nella diversità e nella ricchezza degli apporti di ciascuna etnia, di ciascuna nazione, di ciascuna persona; ma ormai interconnesse, interdipendenti. E' ormai uno il mercato. Non è uno il diritto. Non sono adeguate a quel che è il mondo di oggi le sue regole giuridiche.

Non può esserci, oggi, altro punto di equilibrio per l'umanità, che quello costituito da regole comuni, da regole e istituzioni solide, funzionanti e aperte.

Intanto, occorre un'ONU rafforzata, e decisioni che aprano sponde concrete alla speranza e alle speranze di tutti.

Occorre il digiuno, la azione nonviolenta, il poieo attivo del dialogo, Signor Segretario Generale. Affinché coloro cui è demandata la decisione, in queste settimane, su queste due grandi riforme della vita istituzionale del pianeta, sappiano meglio guardare alle proprie coscienze, nel decidere.

Noi, persone delle più diverse estrazioni politiche, delle più diverse nazionalità e appartenenze statuali, stiamo operando, con il Partito Radicale, essendo - insieme - cittadini e rappresentanti di cittadini nelle istituzioni parlamentari e governative di molti stati, per prefiguraare quelle nuove istituzioni e il rafforzamento delle Nazioni Unite. Senza vuote proclamazioni, ma prefigurando le nuove istituzioni, le nuove regole, la nuova cogenza delle regole e del diritto, nello stesso esserci costituiti in partito, e in transpartito transnazionale.

Paolo Pietrosanti

della Segreteria del Partito Radicale,

transnazionale e transpartito

rappresentante presso l'ONU dell'IRU,

Unione Internazionale dei Rom

 
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