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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Lorenzo - 5 dicembre 1994
RISOLUZIONE IN COMMISSIONE ESTERI

La Commissione esteri della Camera dei Deputati

CONSIDERANDO

- che fin dall'inizio della guerra nella ex-Jugoslavia ad opera dei responsabili politici e militari della Serbia e delle milizie serbo-bosniache e delle Krajine è stata messa in opera, scientemente organizzata e pianificata, una politica di terrore e di distruzione delle popolazioni civili dei territori occupati della ex-Jugoslavia, nonché la violazione sistematica e pianificata delle Convenzioni di Ginevra e delle altre convenzioni internazionali sul diritto umanitario in tempo di guerra, risuscitando in Europa un clima di sterminio, di olocausto e di genocidio che si credeva per sempre condannato e scomparso con la sconfitta del nazismo;

- che questa politica di terrore ha portato anche le altre parti in conflitto ad abbandonarsi, in ritorsione contro le violenze subite, ad ulteriori violenze che hanno imbarbarito ancor più irreparabilmente il conflitto;

- che la comunità internazionale ha sin qui fatto seguire alle proclamazioni sul rispetto del diritto internazionale scelte che di fatto e in termini di principio sempre più si sono configurate come copertura e riconoscimento delle conquiste realizzate con l'aggressione e con il genocidio, come da ultimo testimoniano l'acquiescienza passiva perfino alla distruzione dell'enclave di Bihac, "zona protetta" dalle Nazioni Unite, e l'orientamento ormai a riconoscere la Grande Serbia, obiettivo fondamentale dell'aggressione fin dall'inizio;

- che questi comportamenti distruggono, insieme alla dignità dell'ONU e delle altre organizzazioni internazionali, ogni loro credibilità e capacità di evitare il dilagare della legge della jungla in Europa e nel mondo;

- che tutte le proposte di pace elaborate sulla base del principio di divisione del territorio della Bosnia-Erzegovina, e dunque fondate sulla legittimazione delle vittorie militari degli aggressori, sono state decisamente respinte dalle autorità politico-militari serbo-bosniache riconosciute e legittime;

- che, come evidenzia drammaticamente la tragedia in atto nell'enclave di Bihac, solo un immediato, inequivoco segnale da parte dell'Unione europea, che ribadisca pienamente il riconoscimento dell'indipendenza e sovranità della Bosnia-Erzegovina deliberato dalla Comunità europea il 6 aprile 1992 e riaffermi il principio dell'indivisibilità del suo territorio, potrebbe dare alle popolazioni ed ai loro legittimi rappresentanti la forza e la fiducia necessarie ad affrontare politicamente e militarmente l'aggressione subita ad opera del regime di Belgrado e dei suoi satelliti, le milizie serbo-bosniache e serbe di Krajine;

CONSIDERANDO ALTRESI'

la situazione drammatica in termini di sicurezza, di rifornimenti, di assistenza sanitaria ed alimentare nella quale si trovano gli abitanti delle cosiddette "zone di sicurezza" nell'incalzare dell'inverno

IMPEGNA IL GOVERNO

1. a respingere il cosidetto piano di pace del gruppo di contatto, così come ogni altra formula di pace che contempli la spartizione della Bosnia-Erzegovina rispetto ai confini esistenti all'inizio del conflitto;

2. a proporre al vertice di Essen che il Consiglio europeo

a) rivolga un appello al Consiglio di Sicurezza affinché, con tutti i mezzi disponibili, compresi quelli militari:

1) imponga l'attuazione di tutte le risoluzioni finora approvate dal Consiglio di Sicurezza stesso, in particolare quelle attinenti alla protezione delle zone controllate dalle autorità legittime di Bosnia-Erzegovina, comprese le cosiddette zone di sicurezza;

2) ove questo non accedesse, consenta - sospendendo l'embargo a danno della Bosnia - che gli aggrediti possano mettersi in condizione, se non altro, di difendere da soli i propri diritti;

3) rafforzi l'embargo già in vigore nei confronti della Repubblica di Iugoslavia (Serbia e Montenegro) e, simultaneamente compensi in modo adeguato i paesi limitrofi , in primo luogo Bulgaria, Macedonia, Albania, Ungheria e Romania per i disagi conseguenti;

4) rinegozi e ridefinisca in tale senso il mandato dei Caschi blu, onde evitare che proseguano le aggressioni e le violenze contro i cittadini ed il territorio di Bosnia-Erzegovina, in particolare colpendo e punendo gli attacchi alle zone dette di sicurezza, le quali devono progressivamente tendere a coincidere in fatto (e non solo in diritto) almeno con quanto definito dagli accordi internazionali, senza pregiudizio della difesa in diritto dello status quo ante l'inizio dell'aggressione;

A PROPORRE ALTRESì AL VERTICE DI ESSEN CHE IL CONSIGLIO EUROPEO:

B

a) inviti ufficialmente e solennemente le autorità legittime della Repubblica internazionalmente riconosciuta di Bosnia-Erzegovina ad aderire - con effetto immediato sin dalla loro decisione in tal senso - all'Unione europea;

b) si impegni perché l'Unione europea affronti, con ogni mezzo a disposizione, il problema dei diritti umani, civili e politici delle popolazioni ed ai cittadini del Kossovo, oggi loro negati con sistematica violenza;

c) si impegni a sostenere con ogni misura opportuna il Tribunale penale sui crimini commessi nella ex Iugoslavia, anche attraverso una partecipazione diretta dell'Unione al suo finanziamento.

EMMA BONINO

LORENZO STRIK LIEVERS

PEPPINO CALDERISI

MARCO TARADASH

PAOLO VIGEVANO

ELIO VITO

 
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