di Mario A.Cattaneo (Il Sole 24 Ore, 6.12.94)Le proposte del Partito radicale: no alla pena di morte, sì a un potere giudiziario transnazionale.
Luigi Einaudi - nello scritto »Il mito dello Stato sovrano , pubblicato nel »Risorgimento liberale del gennaio 1945, ancora durante la Resistenza - definiva lo Stato sovrano come »il nemico numero uno della civiltà umana, il fomentatore pericoloso dei nazionalismi e delle conquiste . Nell'articolo »La teoria del non intervento , pubblicato sullo stesso giornale nel giugno '45, all'indomani quindi della Liberazione, egli continuava la sua battaglia, opponendosi alla »teoria del non intervento degli Stati stranieri negli affari interni di ogni Stato sovrano , sulla quale era stata basata la Società delle Nazioni e che avrebbe caratterizzato anche l'Onu; egli scriveva infatti che »il regime di ogni stato non è un affare interno, che esso invece è un affare il quale interessa lo straniero non meno che il nazionale, perchè un regime il quale opprime la libertà umana all'interno è un germe di infezione per tutto il mondo .
Ricordiamo come, al momento della repressione sovietica in Ungheria nel 1956, o in Cecoslovacchia nel 1968, il mondo occidentale si trovasse con le mani legate da questo principio, codificato nella Carta dell'Onu. Oggi sembra che la rigidità di questo principio si sia un pò attutita, e che sia maggiormente diffusa la sensibilità verso l'universalità dei diritti umani; pensiamo all'opera meritoria, da molti anni, di Amnesty international - insieme alla quale si deve ricordare la connessa attività, di impostazione religiosa, della Acat (Azione dei cristiani per l'abolizione della tortura) - che pure deve agire, per ottenere risultati concreti con molto tatto e diplomazia presso i regimi totalitari e autoritari, in favore delle singole persone perseguitate.
Si inserisce nettamente su questa linea la campagna per l'istituzione del Tribunale permanente sui crimini contro l'umanità e la moratoria delle esecuzioni capitali, lanciata dal Partito radicale e movimento riformatore, illustrata recentemente a New York da Emma Bonino e presentata a Roma dall'on. Strik Lievers. Siamo di fronte a un'iniziativa di grande rilievo morale, giuridico e politico, tesa all'istituzione di un potere giudiziario internazionale, il quale dovrebbe, a sua volta, costituire un primo passo verso l'edificazione di uno Stato mondiale. E' un'iniziativa che in parte è motivata di crimini commessi negli Stati della ex Jugoslavia, ma concerne diverse parti del mondo in questo momento: la guerra civile nel Ruanda, l'oppressione dei cristiani nel Sudan del Sud, le azioni terroristiche dei fondamentalisti islamici in Algeria o in Egitto, le repressioni e le esecuzioni capitali a Cuba e in Cina. Alla base di questa iniziativa è anche presente la tendenza verso un mutamento di concetti giuridici, ov
vero verso il superamento dell'idea che i soggetti del diritto internazionale sono gli Stati sovrani, e verso l'attribuzione di tale qualità a tutti gli individui. E' chiaro che con una simile trasformazione il diritto internazionale verrebbe a perdere la propria peculiare natura, e diventerebbe una forma nuova di diritto statale, avente come popolo e territorio il mondo intero. Risulta evidente la fondamentale differenza, anzi la contrapposizione con il Tribunale di Norimberga per i crimini del nazismo, che era espressione delle potenze vincitrici e aveva come pena principale la pena capitale, secondo una tradizione propria della cultura giuridica anglosassone, che seguiva la logica del principio del taglione. L'istituendo Tribunale infatti, oltre a essere espressione di un effettivo potere giudiziario internazionale e mondiale, bandisce totalmente la pena di morte; elemento fondamentale di questa iniziativa è anche la risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali in tutti i Paesi del mondo, soste
nuta dalla associazione, avente una denominazione di chiara derivazione biblica, »Nessuno tocchi Caino (e questo mostra, al di là di certe apparenze e di certe contrapposizioni, il carattere fondamentalmente religioso del movimento radicale e riformatore).
Fondamentale è dunque anche l'idea di una radicale contrapposizione di metodo e di mentalità rispetto a coloro i cui crimini tale Tribunale dovrebbe perseguire. I crimini contro l'umanità compiuti ieri dal nazismo e dal comunismo sovietico, oggi da molti Stati e movimenti animati da un aggressivo nazionalismo, da poteri autoritari e totalitari, sono soprattutto crimini di Stato. E' quindi necessario che l'istituendo Tribunale sia espressione di una mentalità nuova, che si oppone alle sopraffazioni del potere, che intende rovesciare gli schemi di una logica di repressione e di vendetta. Alla base del nuovo Tribunale internazionale deve essere soprattutto una cultura giuridica volta a promuovere la difesa della libertà e della dignità della persona umana.