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Partito Radicale Centro Radicale - 7 dicembre 1994
ex Jugoslavia

ANCORA UN ARMISTIZIO: COME IN ETIOPIA, COME IN CECOSLOVACCHIA.

Di Stanley Hoffmann (*)

(International Herald Tribune, 6 dicembre 1994)

Quanti, come noi, sono cresciuti negli anni venti e hanno conosciuto in seguito la lezione di Monaco, credevano che il riconoscimento pacifico di un'aggressione mai avrebbe potuto ripetersi. Eravamo in errore.

Il modo in cui la cosiddetta comunità internazionale ha affrontato il problema bosniaco ripropone le manovre della Lega delle Nazioni verso l'invasione italiana dell'Etiopia e, con qualche lieve differenza, l'interessamento Franco-Inglese alla crisi ceca del 1938.

Quando l'Italia invase l'Etiopia la Lega impose delle sanzioni economiche all'aggressore ma, contemporaneamente Francesi ed Inglesi tentarono un accordo con Mussolini. Le sanzioni, rivolte solo ad alcuni prodotti, erano troppo leggere per poter colpire l'Italia.

L'accordo Franco-Inglese concedeva a Mussolini due terzi dell'Etiopia ma l'opinione pubblica inglese lo condannò aspramente. Mussolini procedete alla conquista dell'intera Etiopia.

La comunità internazionale fece l'errore di perseguire contemporaneamente due politiche contrastanti: salvaguardia collettiva contro l'aggressione e negoziazione di compromesso tra parti riconosciute come moralmente equivalenti. L'attesa di un compromesso rese il ricorso alla salvaguardia collettiva più simbolico che effettivo. Prevalse l'aggressione.

In Bosnia è accaduto lo stesso. Il ricorso delle Nazioni Unite alla mediazione internazionale si è volto in una successione di piani, ciascuno dei quali concedeva ai Serbi una parte sempre maggiore della Bosnia senza riuscire a soddisfarli.

Le Nazioni Unite si sono anche risolte principalmente per simboliche misure di aiuto alle vittime dell'aggressione Serba - l'alquanto impotente Tribunale Internazionale, discutibili sanzioni economiche, cerimoniali attacchi aerei della NATO. I negoziati non sorretti da alcuna credibile minaccia militare si sono conclusi in un armistizio.

La simbolica sicurezza collettiva, che non ha nemmeno concesso alla Bosnia di esercitare "l'intrinseco diritto all'auto-difesa" sospendendo l'embargo sulle armi che la gravava, è divenuta un fiasco.

La sola novità che le Nazioni Unite hanno aggiunto rispetto al precedente etiopico è una forza internazionale con missione umanitaria che è rimasta inutilmente intrappolata in Bosnia.

La forza è divenuta ostaggio dei Serbi; per Inglesi e Francesi la sua sicurezza è divenuta più importante di quella della Bosnia, pretesto assai conveniente contro qualsiasi risoluzione di misure militari più efficaci.

La politica più adeguata sarebbe stata di indurre i Serbi, se necessario con la forza, ad interrompere la guerra e la pulizia etnica e a negoziare un accordo rispettabile con i loro avversari mussulmani dopo l'imposizione di un duraturo cessate il fuoco.

Durante la crisi dei Sudeti, mentre Hitler patteggiava direttamente con gli Inglesi (che agivano per se stessi e per i Francesi), si rifiutò costantemente di accettare un "si" per risposta; rialzò continuamente le proprie richieste mentre il Primo ministro Neville Chamberlain aumentò continuamente le proprie concessioni a spese dei Cecchi. A Monaco, dove i Cecchi non furono neppure invitati, Hitler ottenne praticamente tutto quanto aveva preteso. La sua unica "concessione" fu di astenersi dal prendere con la forza quanto Inglesi e Francesi intendevano offrirgli.

Il governo Clinton inizialmente ha condannato il piano Vance-Owen dell'inizio 1993 come una svendita della Bosnia. Ora sembra disposto a concedere ai Serbi bosniaci sia il diritto di confederarsi con la Serbia - per creare la Grande Serbia sognata dal Presidente Slobodan Milosevic - sia il diritto di mantenere il controllo su tutto il territorio che riusciranno a conquistare fino a quando otterranno dal governo Bosniaco accordi costituzionali soddisfacenti. Tutto ciò, offerto alle spalle delle autorità bosniache, sarebbe concesso in cambio della volontà serba di interrompere l'uso della violenza.

Inghilterra e Francia sono rimaste fedeli allo spirito di svendita di Monaco. Gli stati Uniti hanno alla fine preferito accodarsi ai loro alleati ostinatamente conciliatori piuttosto che agire isolatamente assumendosi il rischio di difendere la vittima di una aggressione - quasi che una conciliazione non comportasse di per se alcun rischio.

Vi sono forse differenze tra le situazioni? Forse che per le due crisi del 1939 si trattava di guerra tra diverse nazioni, mentre per la Bosnia si tratta di una guerra civile?

Qualcuno ha tentato di presentare l'invasione italiana dell'Etiopia come un atto legittimo di espansione coloniale. Per quanto riguarda la mutilazione della Cecoslovacchia da parte di Hitler, molti furono coloro che preferirono vedervi un intervento in nome della minoranza Tedesca offesa dalla maggioranza Cecca - in altre parole, un intervento negli affari interni alla Cecoslovacchia sorretto dall'impeccabile principio all'auto-determinazione.

Esattamente queste furono le rivendicazioni con le quali i comunisti di Belgrado, trasformatisi in nazionalisti, hanno giustificato il loro smantellamento della Bosnia.

Mai i Serbi bosniaci sarebbero riusciti da soli a conquistare il 70 per cento del paese senza l'intervento dell'esercito Serbo all'inizio del 1992 - cioè senza l'attacco di Belgrado contro una nazione multietnica riconosciuta dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite.

Alcuni argomentano che la Bosnia mai avrebbe potuto essere riconosciuta come stato indipendente nel 1992 a causa dell'incertezza riguardo al suo futuro. Ma il rifiuto di riconoscerla avrebbe unicamente fornito giustificazioni al disegno Serbo di imperialismo etnico condotto contro i mussulmani in un momento in cui un tentativo europeo di trovare una soluzione pacifica veniva sabotato dalla decisione dei Serbi bosniaci di costituire una propria repubblica.

Le relazioni tra Serbia e i Serbi bosniaci riproducono fedelmente quelle tra la Germania Nazista e i territori dei Sudeti. La sola vera differenza sta nel fatto che il Presidente Milosevic non ha il potere di Hitler né le sue ambizioni mondiali.

Ma siamo certi che i nazionalisti Serbi troveranno soddisfazione? Una Serbia vittoriosa potrebbe diffondere la violenza al Kossovo o alla Macedonia o all'Albania. E' tuttora reale il pericolo di una crisi Balcanica di assai più vaste dimensioni, capace di provocare un braccio di ferro tra Russia e NATO, una rottura tra le potenze occidentali e la Grecia e una crescente tensione tra l'Europa e gli Stati Uniti.

All'epoca di Monaco le grandi potenze scelsero la "pace" a spese dell'onore. Per ora non hanno ottenuto nemmeno la pace, e potrebbero ritrovarsi con una guerra assai più minacciosa. Il disonore, da tempo l'hanno meritato.

(*) L'autore, presidente del Centro di Studi Europei alla Harvard University, ha offerto questo commento al New York Times.

 
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