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Stango Antonio - 8 dicembre 1994
RAZZISMO

ANTISEMITISMO E MOVIMENTO "ROSSO-BRUNO" NELLA NUOVA RUSSIA

Sintesi della comunicazione al Colloquio inaugurale della Campagna Italiana della Gioventu' su: "Il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e l'intolleranza" - LUISS, Roma, 6 Dicembre 1994.

La diffusione dell'antisemitismo e' particolarmente intensa in alcune aree. Fra queste, si presenta oggi in modo estremamente preoccupante in Russia.

Non e' tanto la persistenza nella sottocultura popolare di elementi tipici di parte della storia russa, dove si sono ripetuti tragicamente in diverse epoche pogrom antiebraici, ad alimentare la nuova ondata di questo fenomeno. Se recenti sondaggi evidenziano come il nove per cento degli intervistati attribuisca la maggior parte degli attuali problemi della Russia agli ebrei, cio' nasce soprattutto dall'emergere del movimento che e' stato definito come "rosso-bruno": l'intesa, ai fini di un'opposizione estrema al nuovo sistema democratico e di economia di mercato, fra nostalgici del comunismo e dell'assetto imperiale sovietico e propugnatori di teorie tradizionaliste, xenofobe, di ortodossia religiosa aggressiva e di un assetto imperiale russo di ispirazione zarista.

Coloro che, nell'autunno del 1993, manifestarono a difesa dei golpisti Ruslan Khasbulatov ed Aleksander Rutskoy alla "Casa Bianca" di Mosca erano guidati, del resto, dai capi di formazioni politiche e paramilitari sia comuniste - con bandiere rosse, simboli sovietici e ritratti di Stalin - che fasciste tradizionaliste - con bandiere zariste, uniformi prerivoluzionarie ed icone raffiguranti un Nicola II Romanov beatificato per l'occasione. Ad accomunare le due componenti della "piattaforma di opposizione" al presidente Eltsin era il rifiuto delle teorie e dei metodi democratici (in politica ed in economia) di importazione occidentale e della presunta costrizione della Russia entro limiti troppo angusti da parte di uno schieramento internazionale i cui capifila sarebbero gli Stati Uniti e - si badi - la cospirazione giudaica mondiale.

Un'individuazione del "nemico", dunque, piuttosto precisa, che rischia di propagarsi rapidamente nella societa' russa se si tiene conto di alcuni fattori, evidenziati da studiosi da decenni impegnati nella difesa dei diritti umani come Yuri Orlov e Boris Altshuler.

A Yuri Orlov - fisico nucleare, fondatore del primo gruppo di Mosca per l'attuazione degli Accordi di Helsinki del 1975 ed oggi presidente onorario della International Helsinki Federation for Human Rights - si deve una delle prime intuizioni delle caratteristiche e della pericolosita' del fenomeno rosso-bruno in Russia, con la conseguente esortazione alla comunita' internazionale, ed agli attivisti per i diritti umani in particolare, a studiare in tempo adeguate modalita' di intervento per prevenirne e limitarne gli effetti.

Boris Altshuler - astrofisico, membro dell'attuale Gruppo Helsinki di Mosca e presidente del Centro di Ricerche di Mosca per i Diritti Umani - ricorda come la neonata democrazia russa sia debole poiche' non include l'attivita' pubblica di milioni di cittadini che ritengono, sulla base della propria esperienza, che le autorita' non possano venire ricondotte alle loro responsabilita' e che non vi sia modo di influenzare il processo decisionale a livello locale e statale; questa sensazione, unita alle gravi difficolta' economiche, crea depressione e rancore, disaffezione per la democrazia e tendenza ad accettare come necessario un potere forte. Non a caso, parlando davanti alla Duma di Stato il 28 Ottobre scorso, Aleksander Solzhenitsin ha rappresentato il popolo russo come vittima di uno "shock provocato da umiliazione e vergogna". Inoltre, la nuova Costituzione e le leggi russe sono in gran parte non attuate, la vita del Paese continua ad essere regolata spesso da istruzioni ministeriali, ed i ministeri ste

ssi tendono ad ignorare decisioni del presidente o del primo ministro della Federazione. Secondo Altshuler, la Russia non e' ancora una democrazia, ma una sorta di "feudalismo ministeriale".

In questo quadro, il tentativo di applicare alcuni principi-chiave della democrazia, quali la liberta' di stampa, si scontra da un lato con l'abuso di questa da parte di movimenti estremisti, dall'altro con la sostanziale complicita' con chi diffonde materiale teoricamente proibito da parte dei responsabili dell'esecutivo e della magistratura preposti ai controlli di legittimita' delle pubblicazioni. E' il caso delle centinaia di opuscoli e dei numerosi periodici incitanti apertamente alla violenza e perfino allo sterminio razziale - vietati dalla normativa sulla stampa vigente - che ormai da anni e su scala sempre maggiore si possono trovare facilmente in vendita o in distribuzione gratuita in piazze, vie e sottopassaggi delle citta' russe, a cominciare da Mosca.

Le pubblicazioni in questione vanno da una nuova edizione dei tristemente famosi "Protocolli dei saggi di Sion" ad un "Testamento di Adolf Hitler", passando per una traduzione russa dei "Saggi sulla storia della questione ebraica" pubblicati a Monaco nel 1942; sulla copertina di un opuscolo intitolato "I giudei" una stella di David formata da ossa umane include falce e martello, mentre su quella di uno dedicato a "La natura del sionismo" il simbolo ebraico si estende sanguinoso intorno ad un globo terrestre. "Russkij Porjadok" ("L'Ordine Russo"), periodico del movimento nazista guidato da Aleksander Barkashov, reca al centro della testata una svastica: simbolo che appare sempre piu' frequentemente. Contrariamente alla norma che vieta la registrazione di periodici russi diretti da cittadini stranieri, esiste anche l'antisionista "Al-Kods" finanziato e diretto da un miliardario palestinese - Shaaban Khafes Shaaban - che teorizza l'uso dell'arma atomica contro Israele e l'abbattimento della "giunta sionista"

di Eltsin.

Antisemitismo, razzismo, xenofobia, ultra-nazionalismo aggressivo restano, ciononostante, fenomeni marginali in Russia; ma la loro consistenza e' vistosa ed in crescita.

La particolare situazione politico-sociale ha portato nelle elezioni del 12 Dicembre 1993 ad una larghissima astensione dal voto fra quanti non sostenevano posizioni estreme, e di conseguenza ad una sovrarappresentazione di queste nel primo Parlamento russo; se consideriamo che, in piu' recenti elezioni amministrative, meno di un quarto degli elettori ha esercitato il diritto di voto, ci rendiamo conto di come una organizzata minoranza politica caratterizzata da fanatismo e preparazione all'uso della violenza rappresenti un grave e concreto pericolo per le sorti della democrazia russa e di tutto cio' che questa, nel Paese e nel mondo, deve garantire.

Antonio Stango

 
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