(La Repubblica, 9.12.94, di Arturo Zampaglione)Pena di morte, l'Onu vota tra le polemiche.
Rinvio a oggi per la proposta italiana di una moratoria sulle esecuzioni capitali.
New York - Sui centottantaquattro paesi che fanno parte dell'Onu, la grande maggioranza - in tutto centrotrentasei - mantengono la pena di morte nei loro ordinamenti. In alcuni, ad esempio negli Statiu Uniti, le condanne capitali non sono mai state numerose come in questa fase, godendo del sostegno entusiastico dell'opinione pubblica e delle forze politiche. Tutto questo aiuta a spiegare la impopolarità della risoluzione presentata dall'Italia e da una quarantina di paesi per invitare l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a discutere sul tema della pena di morte. Ieri sera la Terza commissione dell'Assemblea generale
era stata convocata per votare sulla risoluzione, ma dopo accanite discussioni ha deciso di rinviare il voto a oggi pomeriggio. Fino all 'ultimo, infatti, la lobby internazionale del patibolo guidata da paesi islamici come il Sudan ma di cui fanno parte anche nazioni come Singapore o gli stessi Stati Uniti, ha cercato in ogni modo di bloccare l'iniziativa.
L'Onu ha già deciso di non prevedere la pena di morte nei processi che si apriranno al tribunale internazionale sui crimini contro l'umanità commessi nel Ruanda, la cui istituzione dopo settimane di polemiche, è stata decisa all'inizio di novembre dal Consiglio di sicurezza: con l'opposizione proprio del Ruanda che invece avrebbe voluto una conclusione come quella di Norimberga, cioè facendo ricorso ai boia e alle impiccagioni.
Diversa è invece la auestione della pena di morte nell'ordinamento dei singoli Stati. E proprio di quella hanno chiesto di discutere all'assemblea generale, l'Italia e gli altri presentatori della risoluzione votata tra cui quasi tutti i paesi europei, incitati da gruppi abolizionisti e in prima fila dal partito radicale.
»Non abbiamo nessuna intenzione di imporre le nostre opinioni sugli altri paesi , ha precisato Francesco Paolo Fulci, l'ambasciatore italiano all'Onu, intervenendo sulla questione ed evidenziando quanto moderata fosse la risoluzione: che non chiedeva la abolizione della pena di morte ma solo di arrivare a una riflessione comune sulla sua utilità come strumento di repressione della criminalità nonché di adottare una moratoria delle esecuzioni e di evitare il ricorso al boia nel caso di donne incinte, di minori o di malati di mente.
Il cammino della risoluzione è stato molto faticoso. E' stato prima necessario convincere il comitato generale dell'Assemblea generale, dove si è registrata l'astensione americana (oltre che del Sudan e della Corea del Nord) e che ha proposto di sottoporre la questione alla Terza commissione sui Diritti umani. E proprio alla Terza commissione si sono delineate meglio le posizioni dei vari paesi e gruppi geografici.
Le nazioni islamiche hanno ripetuto la loro convinzione che la pena di morte fosse una questione »sovrannaturale . Le decapitazioni - hanno detto - fanno parte dei »precetti divini oltre che della sfera della sovranità nazionale.
La città stato di Singapore che difende orgogliosamente la sua linea dura contro la criminalità, e quindi la pena di morte e le punizioni corporali, si è distinta nell'opposizione alla risoluzione italiana. In particolare, assieme al Marocco e all'Algeria, Singapore ha promosso una mozione d'ordine intesa a impedire l'esame della risoluzione da parte dell'Assemblea generale, che però è stata sconfitta ai voti all 'inizio di questa settimana.
In compenso, i presentatori della risoluzione hanno dovuto annacquare progressivamente il testo, nella speranza di facilitarne l'approvazione. La versione finale discussa ieri dalla terza commissione »nota che l' abolizione della pena di morte contribuisce alla diginità umana e al progressivo sviluppo dei diritti umani. Nell'ultimo punto invita gli Stati che non nanno ancora abolito la pena capitale »a considerare l'opportunità di una moratoria .