Dichiarazione di Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino, la lega che insieme al Partito radicale ha condotto l'iniziativa conclusa ieri con il voto dell'Onu.
Roma, 10 dicembre 1994
"La discussione sulla moratoria delle esecuzioni capitali è stata l'occasione di uno scontro durissimo tra coloro che ritengono che la sovranità degli stati non debba avere limiti e quelli che dicono che questo limite esiste e risiede nel diritto internazionale.
Singapore è stato il fantoccio di ben più forti nazionalismi. Il suo emendamento che ha vinto di pochi voti e ha stravolto la risoluzione italiana, affermava in pratica: lo Stato nazionale è una sfera inviolabile e opaca, all'interno della quale tutto è a lui permesso. A ben vedere non sono stati sconfitti gli abolizionisti sulla pena di morte ma, ben più grave, gli internazionalisti e le Nazioni Unite, cioè i fautori del principio che la legittimità degli Stati debba risiedere più che all'interno dei confini nazionali, sul riconoscimento internazionale del rispetto, all'interno di quei confini, di alcuni fondamentali diritti della persona.
Merito degli abolizionisti è stato di aver rivelato sulla pena di morte un problema che riguarda il ruolo, le prerogative e il futuro delle Nazioni Unite."