COMUNICATO-STAMPA
I RADICALI OSSERVATORI IN CECENIA: LETTERA APERTA AL PRESIDENTE ELTSIN. "I DIRITTI UMANI NON SONO UN AFFARE INTERNO".
Roma, 1· Gennaio - Una lettera aperta al presidente russo Boris Eltsin per una soluzione politica della crisi cecena è stata inviata da Emma Bonino, Segretario del Partito Radicale e Commissario designato dell'Unione Europea, da Marco Pannella, dal belga Olivier Dupuis (Presidente del Consiglio Generale del Partito Radicale) e dai dirigenti radicali Antonio Stango, Mamuka Tsagareli (georgiano) e Nikolay Khramov (russo). Quanto sta accadendo a Grozny - scrivono gli esponenti radicali - "rappresenta una violazione brutale e di massa dei diritti umani", e "da tempo, il diritto internazionale non considera l'invocare il loro rispetto come una indebita ingerenza negli affari interni di uno Stato". I radicali chiedono inoltre di recarsi come osservatori in Cecenia, dichiarando preventivamente di "non accettare ogni possibile obiezione" riguardo alla propria sicurezza personale.
Di seguito il testo della lettera.
Signor Presidente,
seguiamo con grave preoccupazione gli avvenimenti delle ultime settimane in Cecenia.
Siamo consapevoli del fatto che questa repubblica è parte della Federazione Russa e come tale è riconosciuta dalla comunità internazionale.
Tuttavia, quanto sta accadendo a Grozny, secondo informazioni che giungono da diverse fonti ed in primo luogo da Sergej Kovalev, commissario per i diritti umani della Federazione Russa, e dal suo gruppo, rappresenta una violazione brutale e di massa dei diritti umani: ci riferiamo, in particolare, ai continui attacchi aerei da parte delle forze armate russe contro aree residenziali di Grozny e di altre città della Cecenia, come Urus-Martan - una località dove è concentrato un grande numero di profughi. Queste azioni militari - secondo Sergej Jushenkov, presidente della Commissione Difesa della Duma di Stato - hanno già causato l'uccisione di circa duemila persone, fra i quali solo trecentodieci combattenti.
Le vite di migliaia di persone non armate, cittadini della Federazione russa, sono dunque state stroncate nel corso dei combattimenti, mentre si profila anche il rischio di una catastrofe ecologica.
E' motivo di speciale preoccupazione il fatto che i bombardamenti siano ripresi poche ore dopo la Sua recente dichiarazione sulla cessazione degli attacchi che possano causare vittime fra i civili.
La tragedia della Cecenia, della Russia non può non riguardare la coscienza di tutti coloro che in ogni parte del mondo sono sensibili ai diritti umani - primo fra tutti quello alla vita. Da tempo, il diritto internazionale non considera l'invocare il loro rispetto come una indebita ingerenza negli affari interni di uno Stato, ed è anzi su questo presupposto che il Partito radicale transnazionale opera, cercando di fornire collaborazione e sostegno, in particolare, alle Istituzionali transnazionali, come la stessa ONU, grazie ai quali questo nuovo principio di diritto cerca di affermarsi.
Noi crediamo, signor Presidente, che il suo governo, fedele ai princìpi di libertà e di democrazia cui esso vuole ispirarsi nel costruire una federazione dei popoli russi grande perché libera, debba compiere ogni tentativo per risolvere la crisi in corso nel Caucaso senza provocare ulteriori vittime innocenti. In particolare, crediamo che vadano aperte delle trattative, se è confermata la rinuncia a pre-condizioni da parte dei gruppi politico-militari che si oppongono al governo centrale della Federazione Russa.
Ci sentiamo inoltre vicini ai giornalisti ed ai parlamentari russi che hanno deciso, a rischio della propria vita, di essere a Grozny in questi momenti per essere testimoni diretti di una situazione sulla quale l'informazione dovrebbe essere libera ed il più possibile ampia, senza alcuna censura.
Per questo Le chiediamo di favorire la presenza in Cecenia di osservatori internazionali, che possano dare atto del rispetto dei diritti umani da parte delle autorità di governo.
In questo spirito, signor Presidente, Le chiediamo di consentirci di visitare la regione e di recarci a Grozny fin dai prossimi giorni, così come faranno altri dirigenti del Partito Radicale transnazionale di diversa nazionalità.
Fin da ora, dichiariamo di non accettare ogni possibile obiezione riguardo alla nostra "sicurezza personale".