Segnalo (per Antonio ed eventuali altri compagni) che il mio "praticamente nessuno" e quanto altro non è estrapolabile dal contesto (e, peraltro, non è un romanzo ma poche righe). Il riferimento è precisamente legato ad una attenzione continuativa e regolare, perché, altrimenti, avrebbe ragione Michele (che pur ha organizzato una splendida assemblea a Varna lo scorso anno) o Massimo (che recentemente ha spedito agli esperantisti ungheresi...) etc.Ragazzi noi dobbiamo ancorare il partito transnazionale a qualcosa-qualcuno che non sia poi il solito ricorso al bacino salvifico italiano e che abbia una sua omogeneità transnazionale. Questo potrebbe essere il bacino esperantista fino ad ora esso ha reagito bene. Nel 93 il suo coinvolgimento già non era male tutte o quasi le loro associazioni nazionali ci avevano dato il loro indirizzario e l'apporto finanziario al PR era stato di poco oltre 40 milioni di lire (e moltissimi erano iscritti est!!! Cioè a costi insignificanti per noi occidentali) se a questo sommiamo i circa 20 milioni annui dell'Era fanno oltre 60 milioni.
Non è poco per un target associativo e tanto per gradire... tutto sommato il '93 era stato solo un anno di promesse da parte nostra.
E ora abbiamo, spero, capito che senza la battaglia per una lingua federale europea non ci saranno Stati Uniti d'Europa e senza questi non c'è sviluppo. Allora la battaglia esperantista coincide con quella europeista... e perdere ancora tempo potrebbe risultarci fatale (e non solo per un nostro eventuale fallimento..., ma anche per un nostro semplice snaturamento dell'originarietà, trasformadoci in una normalizzata ONG, dove i propri iscritti si vedono una volta ogni morte di papa e forse neanche allora, che comunicano -ma solo quelli dei paesi che se lo possono permettere, attraverso i fax o telematicamente-.
Allora...?
Allora non potrei che invocare il DIO ORTOPEDICO.